Un informatore dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) ha presentato prove che mettono in dubbio i risultati dell’organizzazione in merito al presunto attacco chimico nella città siriana di Duma nell’aprile 2018. Il sito Web WikiLeaks ha pubblicato il 23 ottobre una dichiarazione di una commissione indipendente che ha esaminato le testimonianze e i documenti di un informatore.
L’informatore non sarebbe uno qualsiasi, ma un membro dell’Opac e – come riporta Repubblica – avrebbe consentito alla commissione di accedere a una serie di email interne, sms e bozze di report che secondo un gruppo di esperti rivelerebbero “pratiche inaccettabili durante l’indagine sul presunto attacco chimico a Douma”.
Repubblica riferisce che il gruppo di esperti facenti parte la Commissione è formato da “l’ex direttore generale dell’Opac, José Bustani; l’accademico Richard Falk, professore emerito di legge internazionale a Princeton; l’attuale direttore di WikiLeaks, il giornalista islandese Kristinn Hrafnsson; Helmut Lohrer, che è uno dei dirigenti dell’organizzazione internazionale International Physicians for the Prevention of Nuclear War; il professore Guenter Meyer, dell’università tedesca Johannes Gutenberg di Mainz; Elizabeth Murray, ex analista dell’intelligence per il Medio Oriente presso il National Intelligence Council di Washington, e infine l’ex capo delle forze speciali inglesi, John Taylor Holmes.”
Secondo la dichiarazione, la testimonianza ha convinto i membri della commissione che le informazioni chiave sull’analisi chimica, i consigli tossicologici, gli studi balistici e le testimonianze sono state messe a tacere, probabilmente al fine di applicare all’indagine una conclusione predeterminata.
Con le nuove prove documentali schiaccianti ora a disposizione è evidente che le indagini dell’Opac dovevano fungere da base legale per giustificare l’attacco occidentale.
C’è da scommettere che i media anche dopo questa vicenda riprenderanno i vecchi schemi, ignorando questo report: è sempre avvenuto così.