L’attacco è avvenuto giovedì 6 febbraio alle 2 di mattina da 4 F16 israeliani che senza entrare nello spazio aereo siriano hanno lanciato un totale di 8 missili da crociera. Di questi, quattro sono stati abbattuti dai sistemi di difesa aerea. I restanti hanno raggiunto gli obiettivi. E questi non sono iraniani. Israele ha distrutto sistemi di difesa aerea dell’esercito siriano: un C -125 (lanciatore e posto di comando), un Carapace e un Buk. Cioè, le forze di difesa aerea siriane sono diventate abbastanza efficaci ad abbattere i missili israeliani q quindi per Israele diventa difficile attaccare gli iraniani. Per questo Israele sta cinicamente eliminando i sistemi di difesa aerea che impediscono di attaccare gli asset iraniani in Siria.
Israele non è in grado di sferrare attacchi a tutti gli effetti sugli iraniani sul territorio siriano come vorrebbe perché coperti dalla difesa aerea siriana che da filo da torcere e che limita l’efficacia degli attacchi. Pertanto, Israele ha deciso le singole singole installazioni di difesa aerea siriana.
La forza aerea israeliana per rendere più efficace l’attacco ha deliberatamente coinvolto un aereo l’Airbus-320 civile con 172 in arrivo all’aeroporto di Damasco. In pratica gli esperti russi e il governo siriano accusano Israele di aver sincronizzato l’attacco in modo che i sistemi aerei missilistici non potessero essere operativi. La tecnica – messa in atto da Israele anche in altre occasioni – però questa volta è fallita in quando l’Airbus è stato sollecitamente e per tempo dirottato ad effettuare un atterraggio di emergenza presso la base aerea russa di Hememim a poca distanza da Damasco. Ovviamente il rischio è stato che il tutto avrebbe potuto trasformarsi in tragedia sulla falsariga di quello che è successo in Iran.
A proposito, l’area di Damasco è un posto molto conveniente per l’aeronautica israeliana. Da Damasco al confine libanese ci sono in totale 10 chilometri e una catena montuosa corre lungo il confine, per cui si spara da dietro l’angolo. Un metodo vantaggioso per gli israeliani.
Secondo una fonte, è probabile che almeno un drone Sky Striker sia stato coinvolti nell’attacco contro la difesa aerea siriana. Si tratta di un velivolo senza pilota kamikaze (UAV) destinato a effettuare attacchi tattici contro il nemico a lunga distanza. Il drone Sky Striker ha una propulsione ad elica ed un motore elettrico del peso di 35 kg, una testata di 5-10 kg e raggiunge una velocità di 180 km/h. Può essere in aria per un massimo di due ore e il sistema di propulsione elettrica gli consente di avere una bassa visibilità acustica, ciò gli permette di effettuare operazioni segrete a basse quote.
L’aviazione israeliana ha da tempo timore di volare nello spazio aereo siriano e per questo effettua attacchi da lontano anche con droni. In gennaio 2019 l’esercito israeliano ha attaccato delle strutture in Siria legati all’Iran. Durante l’attacco, condotto con i droni SkyStriker, è stato distrutto un complesso Pantsir-S1 di fabbricazione russa.
Cosa dovrebbe fare la Siria? Dopo questo ennesimo attacco – questa volta su obiettivi siriani – ha dichiarato ufficialmente che è sua intenzione dotarsi di migliorare il suo apparato di difesa aerea. L’opzione più efficace – se non si facessero considerazioni di escalation militari – sarebbe quella di abbattere gli aerei israeliani sin dal loro sorvolo nei cieli del Libano perchè è da lì che compiono gli attacchi. Questo ovviamente non è remunerativo perchè la rappresaglia israeliana sarebbe molto potente. Quindi l’alternativa è migliorare la difesa antiaerea. Tuttavia anche questo, in caso di attacco a saturazione non mette totalmente al sicuro il proprio asset.