Lavrov: “L’era del dominio occidentale, protrattasi per 500 anni, è giunta al termine”

Il discorso del Ministro degli Esteri russo ha suscitato notevole attenzione e serietà da parte dei principali media occidentali, in particolare per la sua dichiarazione che l’era del dominio occidentale, protrattasi per 500 anni, è giunta al termine.

In realtà, l’Occidente ha trasformato una disputa, fondata originariamente su questioni superabili e di natura regionale, in un conflitto internazionale che avrebbe potuto essere evitato. In risposta, la Russia ha ampliato la portata del conflitto, trasformandolo in una sorta di rivolta globale da parte di quelle nazioni che si sentono oppresse dal dominio di un ordine mondiale basato su regole imposte principalmente dagli Stati Uniti. Questi stati aspirano ora a valorizzare le proprie potenzialità attraverso scambi equi e reciprocamente vantaggiosi.. Di seguito, il testo completo del discorso:

Discorso del Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergey Lavrov al 21° Forum di Doha, 10 dicembre 2023
Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica ItalianaDecember 12, 2023

Signore e signori,

grazie per l’invito.

Oggi avevo in programma di partecipare in presenza, ma la vita è piena di imprevisti. Vi ringrazio per la comprensione.

Non ho avuto la possibilità di ascoltare le precedenti discussioni. Suppongo che abbiate parlato del mondo multipolare, che ha iniziato a prendere forma dopo i 500 anni di dominio da parte di coloro che chiamiamo “Occidente collettivo”. Il loro dominio aveva alla base una storia complessa, che ha visto lo sfruttamento spietato dei popoli e dei territori di altri Paesi. In ogni caso, nel corso di questi 500 anni gli Stati Uniti e i loro alleati hanno costruito un modello di globalizzazione che, a loro modo di vedere, sarebbe stato loro d’aiuto per poter rimanere i “numeri uno” nell’economia, nel campo militare, nella cultura, nella politica, e così via. Credevano che avrebbero potuto servirsi di tale modello per mantenere il loro dominio.

E tuttavia gli altri Paesi, utilizzando proprio i principi e gli strumenti della globalizzazione occidentale, sono riusciti a battere l’Occidente sul suo stesso terreno, costruendo la loro economia sulla base della sovranità nazionale e di un equilibrio tra i loro interessi e quelli degli altri Paesi. Nel corso di questo processo, hanno cominciato ad emergere nuovi centri di crescita economica e nuovi poli di influenza finanziaria e politica. Tale processo, come vediamo, sta avanzando a gran velocità. Sta chiaramente modificando gli equilibri di potere a livello globale, e non certo a favore dell’Occidente.

Al fine di stroncare tali sviluppi e di schiacciare qualunque tipo di dissenso, i nostri “colleghi” occidentali hanno deciso di rinunciare a tutti quei principi propri della globalizzazione che loro per decenni hanno “venduto” a chiunque (inclusi quelli del libero mercato, della concorrenza leale, dell’inviolabilità della proprietà privata e della presunzione d’innocenza). Tutto questo è stato sacrificato in nome di un “ordine mondiale basato sulle regole”. Tali “regole” non sono mai state rese pubbliche, nessuno ne hai mai parlato apertamente. Sono regole che vengono applicate a seconda di ciò che serve all’Occidente in un determinato momento della storia contemporanea.

Ciò lo si può notare molto bene nei vari conflitti che l’Occidente ha fomentato un po’ in tutto il mondo. L’Occidente fa tutto nell’ottica di poter preservare la propria influenza ed egemonia: l’ingerenza negli affari interni degli altri Paesi, le sanzioni che contravvengono a ogni principio di concorrenza leale, il rovesciamento dei regimi e gli interventi militari diretti, come quelli a cui abbiamo assistito in Jugoslavia, in Iraq, in Libia, in Siria e in altri Paesi. Nel prendere in analisi tutti questi avvenimenti, verrebbe da porsi una domanda: esiste anche un solo luogo tra quelli che gli Stati Uniti hanno invaso militarmente, nel quale le condizioni di vita sono migliorate? Credo che la risposta la conosciate. La distruzione della sovranità, le perdite umane e le dubbie prospettive future sono elementi evidenti quando si tratta di quei Paesi, nelle cui sorti si sono immischiati gli americani e la NATO.

L’Ucraina ne è un esempio lampante. Gli USA non risparmiano neppure i loro alleati, quando si tratta di fare qualcosa per poter preservare il proprio ruolo egemonico. Gli USA si sono “premurati” che l’Unione Europea si facesse carico del fardello economico più pesante derivante dalla loro impresa contro l’Ucraina, soprattutto per quanto riguarda l’energia a basso costo. Le fonti di energia russe, a buon mercato, vengono sostituite dal costoso gas naturale liquefatto americano. Sono molti gli esempi che mostrano il processo di deindustrializzazione in atto in Germania e in altri Paesi europei, ma su questo non mi soffermerò.

Ritengo che dovremmo accettare il corso oggettivo della storia, che rispecchia l’evoluzione di un mondo multipolare. Si dovrebbe prendere atto dell’esistenza di nuove organizzazioni, assetti e formazioni, quali i BRICS, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, l’Associazione delle Nazioni del Sud-est Asiatico, l’Unione Africana, la Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi e molte altre organizzazioni subregionali presenti in Africa e in America Latina, perché queste organizzazioni saranno i “tasselli” del nuovo mondo policentrico. È necessario riconoscere che tutto questo fa parte del corso oggettivo della storia, che come tale va rispettato. Se analizziamo la diplomazia occidentale moderna, vediamo che elementi come il rispetto vengono a mancare. Sarà l’Occidente a dover trarre le sue conclusioni.

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