Aleppo 14 marzo 2013 – fonte: ora pro Siria (leveilleurdeninive )
La guerra è un disastro generale.
Riempire un foglio di carta con le miserie della guerra di Siria è singolarmente desolante. La desolazione sarà ancora più grande quando il conflitto finirà. Tutti i protagonisti si dovranno allora porre questa riflessione: “ che vantaggio abbiamo ricavato da questa guerra?” Questa può essere la domanda più temibile, che ciascun dirigente di un grande paese dovrà porsi rapidamente. Se non lo faranno. la domanda li colpirà più avanti come una frustata e allora saranno tutti, colpevoli e innocenti, preda del rimorso e della tristezza di non aver saputo risparmiare al popolo siriano le conseguenze di questa terribile tragedia.
Chi è normalmente dotato ed istruito non può eludere questa domanda che certamente è uno slancio dello spirito ma anche e soprattutto una reazione d’emergenza mentre domina l’indifferenza.
In una guerra, nel breve termine, gli assassini si illudono, non percepiscono le conseguenze dei loro misfatti; i loro amici sequestratori di ostaggi, i loro cugini trafficanti, i loro vicini speculatori e i loro zii che li sponsorizzano si illudono parimenti, ma a lungo termine le conseguenze appaiono ai loro occhi come una fotografia sotto l’azione dello sviluppatore.
La guerra libanese ci ha mostrato lo scacco su tutta la linea di una guerra intestina. Proprio come il Libano, la Siria era bella e si risveglierà sfigurata. L’ambiente migliorava, diventerà irriconoscibile.
Il vicinato era familiare, diventerà estraneo. Le persone colte che arricchiscono il popolo con il loro sapere e elevano gli umili con la loro virtù, lasceranno il posto a degli incolti che non conoscono altro se non il maneggio dei soldi .
Quelli che avranno lasciato il paese , nella speranza di trovare una terra di rifugio , si renderanno conto di appartenere ad una minoranza culturale che avranno scelto in luogo della minoranza confessionale a cui appartenevano a casa loro, in Siria; questo paese ormai disorientato e squilibrato per la partenza delle sue minoranze, si ritroverà in mani incolte e disamorate.
A cosa assistiamo dunque, nella realtà quotidiane del calvario siriano?
Naturalmente assistiamo ad una miseria materiale che avanza galoppante. Il passaggio dalla povertà alla miseria ha spinto le ragazze di alcune famiglie alla prostituzione . Per queste famiglie l’affitto dei corpi è l’unica fonte di guadagno possibile. Quale dramma!
Assistiamo all’emigrazione da un paese amato a terre sconosciute, per andare a scoprire un altrove dove lo straniero è tollerato , quando non raccoglie una indifferenza fredda se non glaciale. Si parla già di un milione di profughi siriani, si dice che il Libano sia sommerso da questi profughi…
Assistiamo alla nascita di una casta mediocre e miscredente di trafficanti, di delinquenti in cerca di preda, di elementi armati che dopo un primo crimine divengono criminali professionisti, i cui atti ci vengono presentati come l’espressione di una ricerca di libertà, di una insurrezione contro la dittatura, di una difesa della patria. Ognuno inalberando slogan ideali e astratti, ma nel frattempo, ognuno calpesta la dignità degli altri, vanifica la voglia di vivere e decima famiglie intere.
Che bottino per questi criminali!
Assistiamo alla inquietudine crescente delle famiglie cristiane, che non possono lasciare il paese a causa della loro povertà e forzate a spingere i loro giovani a unirsi ai “comitati popolari” costituiti per difendere le zone a forte popolazione cristiana.
Assistiamo alla reazione di difesa di altri giovani che vanno a rinforzare le “falangi” del partito Baath, per sostenere l’esercito arabo siriano per la modica paga di 12000 lire siriane (100€).
Assistiamo alle conseguenze fatali per questa gioventù cristiana che tutte le settimane vede cadere cinque o sei dei suoi fratelli nei due settori cristiani Aleppo.
Assistiamo ai suicidi di padri di famiglia che cadono nella disperazione per l’impossibilità di dare un sostentamento ai loro cari. Se ne conoscono già sei casi ad Aleppo. Il deterioramento delle condizioni di vita è tale che la morte diventa per certuni, totalmente privi di risorse, un miraggio di libertà.
Assistiamo all’abuso di alcool, una morte più lenta del suicidio, che si evolve con l’impoverimento dell’anima sotto l’esaltazione dei sensi. Questo succede a dei giovani siriani cristiani che non hanno più il modo di far conoscere la loro angoscia. Si ribellano contro la patria e la religione e poi cadono nel dominio dell’alcool.
Assistiamo all’avventura incosciente e all’annichilimento totale di giovani che hanno preferito imbarcarsi clandestinamente su battelli ormeggiati nei porti turchi nella speranza di raggiungere la Grecia o l’Italia ma la cui sorte non è stata più felice che in Siria poiché la traversata è stata breve, e i veicoli in cui si erano nascosti sono stati gettati in mare.
Assistiamo alla divisione nelle famiglie tra i simpatizzanti del regime e i partigiani dei ribelli.
Assistiamo alla divisione tra i coniugi che segue la rovina del padre che perde il lavoro. La fierezza dei Siriani impedisce loro di rivolgersi alle organizzazioni caritative. Certe coppie preferiscono la separazione e il divorzio, piuttosto che rivolgersi ad una associazione caritatevole. In molti casi la morte naturale, per infarto dello sposo risolve la situazione.
La vita sociale siriana che era cosi appassionata delle visite tra famigliari ed amici è crollata in due anni. I combattimenti e i rischi imprevedibili hanno ridotto sensibilmente i movimenti fuori casa degli abitanti. Dopo il pranzo le strade si svuotano e i rari taxi che circolano hanno raddoppiato le tariffe.
Possiamo proseguire con questo rosario di miserie poichè le conseguenze della guerra sono smisurate. Conseguenze psicologiche e patologiche , conseguenze anche di altra natura, ma immaginiamo un paese cui mancano disperatamente medicine e medici. Tale è la Siria oggi che conosce una mortalità infantile drammatica per mancanza di cure, e una speranza di vita in sensibile caduta. Nella sola città di Aleppo il numero di medici specialisti ospedalieri e passato da 240 a 40.
Nella loro voglia di uccidere, i combattenti impediscono anche ai vivi di seppellire i morti.
I musulmani non riescono più a seppellire i loro poiché i cimiteri musulmani sono controllati dall’Esercito Siriano Libero e requisiscono i piccoli parchi di quartiere per seppellirvi i corpi. Quanto ai cristiani, privati dei sacerdoti, che sono stati costretti a fuggire per evitare le minacce dei terroristi, devono inumare i loro morti senza l’assistenza di un celebrante , un laico recita una semplice preghiera e gli annunci mortuari sono diffusi su Facebook .
Evocando le conseguenze del conflitto siriano abbiamo attraversato un tunnel lugubre di azioni oscure e negative che gli attori di questa tragedia proiettano sugli innocenti e sulla loro cerchia.
Ma la speranza, come si dice, è alla fine del tunnel e in Siria il sorriso viene da quei gesti che stupiscono e commuovono. Famiglie che malgrado la povertà si dimostrano sempre solidali, dalle porte delle case ancora intatte che si aprono, dalla tenerezza e dalle lacrime che vanno a sostegno dei più fragili, dei profughi, dei sofferenti. Il poco che resta è condiviso.
In definitiva la speranza sono gli uomini e le donne che vivono e si nutrono della fede. I preti, i monaci e i laici che mettono in comune le loro energie e i loro beni per soccorrere le famiglie senza pensare ai rischi e senza aspettare risorse importanti.
La speranza per la Siria sono le chiese diventate luoghi di carità e di amore verso i cristiani e i musulmani.
Traduzione M. Granata
http://www.leveilleurdeninive.com/2013/03/guerre-de-syrie-quelles-consequences.html