Fioccano le accuse verso la Russia perché avrebbe messo in atto un ‘blocco navale’ e non consentirebbe alle navi con il grano ucraino di uscire dal porto di Odessa (il porto più importante del paese), condannando così il mondo alla fame. Questo è ripetuto dal Dipartimento di Stato USA, da Ansa, dal Corriere della Sera. Ma non è la tesi sostenuta dagli stessi stati che hanno le navi effettivamente bloccate, che puntano il dito sull’Ucraina.
In particolare, la Turchia ha più volte protestato con l’Ucraina perché 21 navi turche nel porto di Odessa sono impossibilitate ad uscire dal porto a causa del divieto delle autorità ucraine.
Ecco ciò che dice il Il quotidiano turco Aidinlyk:
“… si è scoperto che l’Ucraina non ha permesso alle navi straniere di lasciare i porti per prevenire attacchi a Odessa. Secondo le informazioni ottenute da Aydınlık, 21 delle navi a cui non è stato permesso di lasciare il porto di Odesa appartengono alla Turchia. Precisamente 4 di loro sono battono bandiera turca e le altre 17 sono di proprietà turca …. L’Ucraina non vuole che queste navi partano, adducendo che “c’è un pericolo”, citando le mine marine in mare.
La Russia ha aperto un corridoio di sicurezza, ma l’Ucraina ancora consente di utilizzarlo. Lo scopo principale id questo diniego è che se le navi straniere partiranno, gli ucraini diventeranno un chiaro bersaglio [dei russi] e Odessa presto cadrà. Per questo motivo, i turchi non consentono navi straniere, comprese le 21 navi [turche]. Uno dei motivi per cui le navi turche continuano ad aspettare è questo: se i russi avviano un’operazione a Odessa e colpiscono le navi turche, si calcola che ci saranno tensioni nelle relazioni turco-russe”
La versione russa dei fatti è del tutta simile ed è questa fornita dall’ambasciatore russo alle Nazioni Unite:
Commento dell’ambasciata sulle accuse contro la Russia di aver innescato la crisi alimentare, 20 maggio 2022.
▪️Le accuse da parte russa secondo cui la Federazione Russa non permette alle navi che trasportano grano di partire da Odessa e da altri porti ucraini e che questo rappresenta una minaccia di una crisi alimentare globale, non hanno nulla a che fare con la realtà.
▪️Secondo le informazioni del Segretariato dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO), al momento del lancio dell’operazione militare speciale, nei porti
dell’Ucraina c’erano 94 navi e circa 2.000 membri dell’equipaggio. Ora 84 navi sono bloccate lì e circa 200 membri dell’equipaggio rimangono a servizio delle navi.
▪️Alla fine di marzo, la Russia ha creato un corridoio umanitario nel Mar Nero per le navi in partenza dai porti ucraini. Questo corridoio è lungo 80 miglia e largo 3 miglia. Questo corridoio è aperto tutti i giorni. Tuttavia, nessuna nave ha potuto utilizzare il corridoio, sebbene sia le autorità competenti della Russia che dell’Ucraina (ad esempio la nave di Hong Kong Joseph Schulte) abbiano ricevuto la notifica delle loro intenzioni.
▪️La parte ucraina ha costantemente chiarito che non prevede di adottare misure significative per mettere in sicurezza la sua sezione di corridoio. Tutti i porti dell’Ucraina sono al più alto livello di sicurezza , il 3. Questo corrisponde al divieto totale di ingresso e uscita delle navi mercantili.
▪️Questo passaggio è “integrato” dal fatto che le truppe ucraine hanno minato porti e acque adiacenti. Il minamento è stato effettuato in modo così caotico che non ci sono mappe delle mine marine.
▪️Per qualche tempo, la delegazione ucraina presso l’IMO ha affermato che tutte le mine nel Mar Nero erano russe. È stato solo durante il briefing del segretario generale dell’IMO del 12 aprile che il delegato ucraino ha confermato il minamento deliberato dei propri porti.
▪️In sostanza, le navi civili bloccate e i loro equipaggi sono tenuti in ostaggio dal regime di Kiev e fungono da “scudo umano”.
▪️Ad ogni contatto, gli ucraini mettono come condizione alla partenza di navi straniere dai loro porti, la cessazione delle ostilità e il completo ritiro delle truppe russe dal territorio dell’Ucraina.
▪️L’esercito russo è in grado di avviare lo sminamento dei porti. Tuttavia, Kiev evita qualsiasi interazione, anche con gli armatori, ed ogni modo possibile per risolvere la questione dell’uscita sicura delle navi.
▪️Naturalmente, in assenza di una soluzione a questo problema principale, non è necessario parlare dell’esportazione di grano ucraino via mare.
Ci vuole poco a verificare una notizia, la maggior parte delle volte, ma redazioni con decine di giornalisti non ci riescono.
E’ di oggi l’articolo del Corriere della Sera il cui titolo è eloquente: “Porto di Odessa, il blocco navale russo che affama il mondo – Corriere della Sera“.
Ed dell’11 maggio Ansa: “Ucraina: Usa, Russia blocca 300 cargo con grano nel Mar Nero”.
Ogni giorno – dopo l’esperimento del covid – la maggior parte dei media italiani, come del resto la politica si adoperano a piegare la realtà a ciò che vogliono dimostrare. Questo è ormai il metodo usato comunemente. Nello stesso tempo si preoccupano della ‘propaganda russa, delle fake news ed addirittura si auto eleggono come Fact–checking per proteggere le nostre menti.
Informazione come fabbrica di consenso a vantaggio del potere, anche tramite la falsificazione dei fatti
Negli ultimi decenni, nuovi “valori pubblici” sono stati impiantati nella coscienza degli italiani, prima attraverso manipolazioni psicologiche, pubblicità e ora attraverso pressioni amministrative, psicologiche.
Ciò che da tempo – precisamente dalla guerra di Libia e poi di Siria – ho cercato di mettere in evidenza anche tramite questo blog, è che la distorsione della realtà produce parecchi effetti deleteri: tra questi, la conseguenza più grave è la riduzione della nostra libertà. Perché ove il giudizio è minato dalla manipolazione, le mie azioni, il mio pensiero, di fatto vengono indeboliti e disarmonizzati.
Quindi non solo si tratta semplicemente del fatto, di per sé grave, delle menzogne propagate da parte di una informazione che è stata investita del compito di continuare a istruire – a secondo delle esigenze – per orientare un pubblico già ampiamente addomesticato. Si tratta di una guerra dichiarata contro il popolo attraverso la modellazione di un nuovo tipo umano che si basa sulla degenerazione della cultura, della politica, della storia e della tradizione.
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