Le forze speciali russe respingono un attacco pianificato dagli USA in Siria, denunciano gli USA e rilasciano un duro comunicato

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È appena avvenuto qualcosa senza precedenti, in Siria: le forze dei “terroristi buoni” sostenute dagli USA hanno tentato un attacco a sorpresa contro le forze governative siriane situate a nord e a nordest della città di Hama. Quello che rende unico questo attacco è che si è svolto all’interno di una cosiddetta “zona di de-escalation”, e sembra che uno degli obiettivi chiave dell’attacco fosse quello di circondare con un movimento a tenaglia, e successivamente catturare, un plotone di agenti della polizia militare russa dispiegato per monitorare e applicare lo status speciale di questa zona. Le forze di polizia militare russe, composte principalmente da soldati della regione del Caucaso, hanno combattuto contro una forza nemica molto più grande, e hanno richiesto assistenza. Per la prima volta, almeno ufficialmente, le forze speciali russe sono scese in campo per salvare e portare via i loro compagni. Allo stesso tempo, i russi hanno inviato un certo numero di velivoli per il supporto aereo ravvicinato [CAS, Close Air Support in inglese], che a quanto pare hanno ucciso parecchie centinaia di terroristi “buoni” e hanno respinto l’attacco (fonti russe [in inglese] parlano dell’eliminazione di 850 combattenti, 11 carri armati, tre veicoli per il supporto alla fanteria, 46 pickup armati, cinque mortai, 20 camion e 38 depositi di munizioni; qui [in russo] potrete vedere foto dei soldati e degli equipaggiamenti distrutti). Ciò che rende unico questo evento è la reazione ufficiale dei russi su questo evento.

Il Capo del Dipartimento Principale delle Operazioni dello Stato Maggiore Generale russo, il Colonnello Generale Sergej Rudskoj, ha dichiarato che [in inglese]:

“Nonostante gli accordi firmati ad Astana il 15 settembre, i terroristi del Fronte al-Nusra, e unità a loro aggregatesi che non vogliono rispettare la cessazione delle condizioni di ostilità, hanno lanciato un’offensiva su vasta scala contro le posizioni delle truppe governative a nord e a nordest di Hama, nella zona di de-escalation di Idlib, dalle ore 8 del 19 settembre (…) Secondo i dati disponibili, l’offensiva è stata avviata dai servizi di intelligence americani per fermare la riuscita avanzata delle truppe governative ad est di Deir el-Zor”.

Oggi altri funzionari russi hanno aggiunto a questa accusa una minaccia non tanto velata. Il portavoce del Ministero della Difesa russo, il Maggior Generale Igor Konashenkov, ha dichiarato [in inglese]:

La Russia ha inequivocabilmente detto ai comandanti delle forze statunitensi nella base aerea di Al Udeid (in Qatar) che non tollererà eventuali bombardamenti dalle aree in cui stazionano le SDF (…) Il fuoco proveniente da posizioni nelle regioni [controllate dalle SDF] sarà soppresso con tutti i mezzi necessari.

Questo non ha precedenti su diversi livelli. In primo luogo, i russi credono chiaramente che questo tentativo di uccidere o catturare un plotone della polizia militare russa sia stato pianificato dagli Stati Uniti. Il fatto che fanno questa accusa ufficialmente mostra il grado di irritazione provato dai russi circa la doppiezza degli americani. In secondo luogo, questa è la prima volta, almeno per quanto ne so io, che le forze delle Spetsnaz russe sono dovute intervenire per salvare un’unità russa circondata. Tutti gli operatori delle Spetsnaz sono sopravvissuti, ma tre di loro sono stati feriti nell’operazione (i russi non dicono quanto gravemente). Il supporto ravvicinato di aerei Su-25 a bassissima quota è stato ovviamente coordinato dai controllori aerei avanzati delle Spetsnaz , e probabilmente ha assicurato la vittoria. In altre parole, si è sfiorato il disastro, e le cose sarebbero potute finire molto male (basta immaginare cosa avrebbero fatto in video i pazzi takfiristi ai soldati russi catturati!). Infine, un attacco organizzato dagli Stati Uniti a quella che doveva essere una zona di “de-escalation”, combinato con un tentativo di catturare soldati russi, alza l’asticella della duplicità americana ad un livello totalmente nuovo.

La grande domanda adesso è “i russi volevano davvero dire quello che hanno detto?” o stanno solo piagnucolando con una vera determinazione a rispondere se necessario?

Ci sono un paio di problemi qui. In primo luogo, oggettivamente, il contingente russo in Siria è minuscolo rispetto all’enorme potenza del CENTCOM, della NATO e degli israeliani sempre presenti. Non solo, ma in qualsiasi confronto tra Russia e Stati Uniti, la Russia come paese è oggettivamente la parte più debole secondo tutti i parametri, tranne nel caso di uno scambio nucleare. E quindi i russi non sono in una posizione di forza. Inoltre, per ragioni storiche e culturali, i russi sono molto più preoccupati dall’avvio di un qualsiasi incidente che potrebbe portare ad una guerra rispetto agli americani, che combattono sempre le loro guerre nel paese di qualcun altro. Questo potrebbe sembrare paradossale, ma i russi temono la guerra, anche se sono pronti ad essa. A differenza dei russi, gli americani non temono la guerra, ma non sono nemmeno pronti ad essa. In pratica ciò significa che un errore di calcolo americano potrebbe portare benissimo ad una risposta militare russa che stordirebbe gli americani e li costringerebbe ad entrare in una spirale di escalation che nessuno potrebbe controllare.

Ricordate come Hillary promise che avrebbe imposto unilateralmente una cosiddetta zona “interdetta al volo” [“no-fly zone”, in inglese] sulla Siria? Promise non solo di schierare aerei americani sulle forze russe in Siria, ma ha anche di cacciare le Forze Aerospaziali russe dai cieli siriani. Grazie a Dio, questa strega pazza non è stata eletta, ma sembra che persone con le sue stesse opinioni arroganti e, francamente, del tutto irresponsabili, siano ora in carica sotto Trump.

Ora la mia paura è che dei comandanti incompetenti, arroganti, non troppo lucidi e generalmente ignoranti al Pentagono e alla CIA, ignoreranno semplicemente i chiari segnali d’avvertimento provenienti dai russi, compreso l’annuncio pubblico che il Cremlino ha dato l’autorità ai comandanti locali russi in Siria di usare la forza per proteggere il personale russo. In parole povere, questo significa che se verranno attaccati, i russi in Siria non avranno bisogno di consultarsi con Mosca prima di utilizzare la forza per proteggere sé stessi. A proposito, regole d’ingaggio simili sono abbastanza comuni, non c’è nulla di straordinario, ma il fatto che siano state rese pubbliche è, ancora una volta, un messaggio all’Impero Anglo-Sionista e ai terroristi “buoni” che utilizza per cercare di conquistare la Siria.

Questa volta noi (il mondo) siamo stati fortunati. I siriani hanno combattuto duramente e i terroristi “buoni” sono stati probabilmente sorpresi dalla spietata determinazione delle forze di polizia militare russe (in realtà, composte soprattutto da forze speciali cecene) e degli operatori delle Spetsnaz. Una cosa è combattere i reparti siriani, un’altra affrontare questi guerrieri temprati. Ma la prossima volta l’esito potrebbe essere diverso.

Anche il quadro più grande mi dà molta preoccupazione. I siriani, con l’aiuto iraniano, di Hezbollah e russo, hanno liberato Deir el-Zor, hanno attraversato il fiume Eufrate e si stanno muovendo verso est. In parole povere, questo significa che Stati Uniti e Daesh hanno perso la guerra, e che l’ultima regione siriana con cui gli Anglo-Sionisti possono sperare di dividere il paese (il loro attuale “piano B”) e stabilire una presenza militare americana permanente è ora minacciata dall’avanzata siriana. La distanza tra le forze statunitensi attualmente schierate in Siria nordorientale e le forze siriane, iraniane, di Hezbollah e russe sta diventando sempre più piccola ogni giorno. Posso solo immaginare come le forze, diciamo iraniane o di Hezbollah, che stanno già “fiutando” la presenza nelle loro vicinanze di forze statunitensi, stiano sbavando affamate per il momento in cui finalmente potranno mettere le mani sul loro più vecchio e più odiato nemico. Mi sento sinceramente dispiaciuto per la prima unità statunitense che entrerà in contatto con le forze iraniane o di Hezbollah.

Adesso gli americani si nascondono dietro i curdi, ma prima o poi gli iraniani o Hezbollah li troveranno. Per quanto riguarda i curdi, la loro situazione in Siria è, per dirla in modo gentile, precaria: sono circondati su tutti i lati dai turchi, dai siriani e dagli iraniani, e l’unica zona che controllano in modo più o meno stabile è in Iraq. Gli americani lo sanno perfettamente, e questo è il motivo dei loro disperati tentativi di fermare i siriani.

Questa è una situazione molto pericolosa: anche se il CENTCOM e la NATO sono di gran lunga i “più tosti del quartiere”, in Siria gli americani sono con le spalle al muro, il loro spazio di manovra si sta riducendo velocemente e non sanno affatto come fermare questo processo. Da qui l’attacco alla zona di de-escalation che abbiamo appena visto.

Spero che alla fine gli americani faranno quello che hanno fatto ad al-Tanf e facciano semplicemente i bagagli, dichiarino la vittoria, e partano. Quella sarebbe l’unica cosa razionale da fare. Ma dopo aver ascoltato Trump all’ONU, non ho la sensazione che essere razionali sia in cima alla lista delle priorità degli Stati Uniti. Tutto questo è piuttosto spaventoso.

Il Saker

*****

Articolo pubblicato su The Saker.is il 21 settembre 2017

Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia

[le note in questo formato sono del traduttore]

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Source link: Saker Italia

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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