[su_heading style=”modern-2-blue” size=”19″]L’essenza dell’icona: l’Incarnazione del Figlio di Dio[/su_heading]
Nel Secondo Concilio di Nicea (787) viene definita la natura e il valore delle icone con l’affermazione che il fondamento di quest’arte sta nell’Incarnazione del Figlio di Dio, è quindi possibile rappresentare Dio, in quanto ha assunto la natura umana, assimilandola in modo inscindibile a quella divina, come sottolinea san Giovanni Damasceno. Nel Concilio di Efeso l’icona è definita “tempio”, cioè un luogo in cui chi è raffigurato è anche misteriosamente presente. Nell’icona il Dio-uomo si avvicina a noi, ricordandoci che anche noi siamo icona di Dio, che quindi il nostro destino è diventare come Lui.
Madre Agnès Mariam è un’iconografa professionista. Ha imparato le antiche tecniche della pittura bizantina nel monastero carmelitano di Harissa in Libano, dove ha vissuto per 21 anni. In questo articolo vi presenteremo come ha conosciuto la Chiesa di Antiochia, la Chiesa Madre delle icone bizantine. Nella seconda parte dell’articolo, leggerete una breve esposizione sull’icona bizantina.
Madre Agnès Mariam: “Nel 1983 un monaco libanese visitò il nostro monastero, portandoci una grande icona della Vergine Maria (Nostra Signora di Ilige), che aveva sofferto molto durante la guerra. Egli ci chiese di restaurarla. Lavorando sull’icona, ho notato che aveva cinque strati sottostanti (il più antico risalente al X° secolo), e questi strati erano un po’ come un riassunto di tutta la storia dei cristiani maroniti nel Medio Oriente. Quando ho iniziato a studiare questi strati ho fatto una scoperta che mi ha sconvolto ed ha determinato il resto della mia vita: avevo scoperto la Chiesa di Antiochia, la mia Chiesa, ed io non sapevo nemmeno che esistesse! È come se qualcuno stesse parlando a un cattolico sulla Chiesa di Roma ed egli rispondesse: “Cosa? Dov’è?”. Ero davvero sconvolta, com’era possibile che avessi lasciato tutto per Cristo entrando nel Carmelo e non conoscessi nemmeno la mia Chiesa?. Mi sono resa conto che i cristiani di questa regione – quindi il Libano, la Siria, la Palestina, l’Iraq e la Giordania- sono chiamati ad una grande missione, ma che la maggior parte lo ha dimenticato. Le persecuzioni e l’atteggiamento ostile nei confronti dei Cristiani li hanno immersi nella stanchezza. Oggi vedono la vita nella terra dei loro antenati piuttosto come un sopravvivere , cioè una sopravvivenza materiale. Per un Cristiano tutto inizia con la propria identità culturale. A Pentecoste lo Spirito Santo ha confermato questa identità. Gli Apostoli, su cui erano discese le lingue di fuoco, cominciarono a proclamare i miracoli di Dio. Tutti i presenti hanno ascoltato il messaggio di Salvezza nella propria lingua! Ciò dimostra l’importanza che lo Spirito Santo conferisce all’identità di ogni persona e di tutti i popoli.
[su_heading style=”modern-2-blue” size=”19″]Cosa sono le icone bizantine?[/su_heading]
Nella seconda metà del XX° secolo, le icone bizantine hanno vissuto uno spettacolare risveglio sia in Oriente che in Occidente. In Grecia era già iniziato nel 1930, principalmente grazie a Photius Kontoglou. La ripresa fu ulteriormente stimolata alla fine degli anni ’80 con il crollo del comunismo nell’Europa orientale. Sorprendentemente, tuttavia, molte persone in “Occidente” non hanno mai sentito parlare di icone bizantine o sanno cosa rappresentano. I paragrafi che seguono hanno lo scopo di colmare questa lacuna.
Le icone bizantine sono raffigurazioni sacre (icone, affreschi e mosaici) del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, della Santissima Madre di Dio, e di angeli e santi. “Bizantino” si riferisce all’Impero Bizantino in cui le icone divennero parte integrante della fede ortodossa. Caratterizzate da colori vivaci, spesso su sfondi dorati, le persone rappresentate nelle icone sembrano fluttuare e sono spesso più lunghe delle loro controparti naturali. Tutto nell’icona è simbolico. Per esempio, le orecchie di nostro Signore Gesù Cristo sono grandi e la sua bocca piccola. Significa che Egli sente tutto, ma parla solo con parole di santa saggezza. Icone e affreschi murali decorano ogni chiesa ortodossa [e cattolica di rito orientale] ad Est e ad Ovest. L’iconostasi è la parte centrale completamente composta da icone.
[su_heading style=”modern-2-blue” size=”19″]Significato profondo[/su_heading]
Dopo aver contemplato diverse icone, si noterà che le icone sembrano avere solo una larghezza e un’altezza. La profondità, la terza dimensione (fisica), percepibile in quasi tutti gli altri dipinti chiaramente tradizionali (senza includere opere di arte moderna o astratta) sembra essere assente. La “terza” dimensione di un’icona va oltre ciò che l’occhio può vedere, è spirituale. Le icone hanno un significato profondamente spirituale. Un’icona è una finestra sul cielo. Questa finestra sul cielo permetterà alla persona che prega dinanzi alla persona rappresentata nell’icona di connettersi direttamente con essa: sia esso nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo o la Santissima Madre di Dio, un angelo o un Santo.
Molte delle icone sono miracolose, visto che molti che pregavano davanti ad esse sono stati guariti dal male che li affliggeva. Un’icona è un modo efficace per conoscere Dio, la Santa Vergine, gli Angeli e i Santi. Un’icona non è semplicemente un’opera d’arte che illustra le Sacre Scritture. Essa costituisce un veicolo di verità religiose. Tenendo conto di quanto sopra, si può facilmente capire che un pittore di icone, o iconografo come viene comunemente chiamato, deve essere più che un artista. Un iconografo è un teologo tanto quanto un artista. Dipingere un’icona, presuppone da parte dell’iconografo uno stile di vita di preghiera, meditazione e digiuno.
Ora diamo uno sguardo al tema della Natività di Cristo, rappresentato in un’icona bizantina (a sinistra) e in un’immagine sacra (a destra) . È sorprendente vedere come la rappresentazione di questo evento nella Chiesa ortodossa e orientale-cattolica differisca da quella occidentale. In Occidente vediamo la nascita del piccolo Bambino, la bontà e l’umanità di Dio che nasce tra noi. La Chiesa ortodossa e cattolica orientale pongono maggiormente l’accento sul grande mistero della venuta di Dio tra gli uomini, sull’adempimento della promessa della venuta del Messia. C’è un personaggio centrale: che non è il Bambino Gesù, ma la Vergine Maria. Più grande degli altri personaggi, è mostrata al centro, appoggiata su un cuscino rosso. Significa prima di tutto che è lei che ci dà Dio, la Theotokos, la portatrice di Dio, la Madre di Dio. Spesso il suo viso non è rivolto verso il Bambino, ma verso di noi, a significare che lei è la Madre di tutti gli uomini. Un triplo raggio viene dal cielo, a rappresentare la Santissima Trinità. Giuseppe siede sotto a sinistra. Un Vangelo apocrifo dice anche che Satana è venuto a dirgli che è impossibile per un bambino nascere da una vergine. Inoltre, potete vedere che il piccolo Cristo Bambino è rappresentato in una grotta oscura. Questa oscurità rappresenta la nostra umanità decaduta nella quale Egli è nato. Ha scelto di scendere nella nostra miseria, nelle nostre tenebre, per dare la sua vita per tutti i figli di Adamo. Questo è il motivo per cui viene spesso chiamato “l’unico amico degli uomini” nella liturgia bizantina.
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