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Le larve della farina sono sicure quindi sono commestibili, impareremo a cibarcene, con buoni influencer

Martedì i 27 paesi dell’Unione Europea hanno approvato una proposta per commercializzare le larve del coleottero Tenebrio molitor (coleottero della farina di grandi dimensioni) come “nuovo alimento”. 

All’inizio di quest’anno, l’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza alimentare ha pubblicato un parere scientifico. Ha sostenuto che i vermi sono sicuri per l’uomo come prodotto alimentare. I ricercatori hanno affermato che i vermi, mangiati interi o in polvere, sono uno spuntino o un ingrediente ricco di proteine ​​in altri pasti.

In generale, il cibo artificiale è uno dei passi verso una divisione biologica dell’umanità. Poiché è completamente malsano per il corpo, la sua salute sarà molto peggiore di quella di chi mangia cibo normale (ricorda la differenza tra le classi superiori e inferiori nella seconda metà del 19 ° secolo). Per non parlare del fatto che il cervello si sviluppa normalmente solo con una dieta varia e nutriente, il che significa che anche le capacità mentali delle persone che si accontentano di surrogati saranno limitate. Una tale divisione di caste si ottiene a un nuovo livello.

Tuttavia, non è certo che questo accadrà dovunque perchè nella storia umana c’è sempre un imprevisto. Quando, come e dove vuole. Quindi siccome le élite non credono a questo, non è certo che tutti i progetti vadano in porto. Vedendo però l’estrema sudditanza psicologica e la facilità con cui certe campagne tese a convincere di qualunque cosa le persone, sono riuscite, questo non depone a favore di una rinascita dell’io da parte della gente.

Quindi anche se non è certo se questo tipo di alimentazione avverrà dovunque, è certo che le istituzioni che lavorano ormai come enormi agenzie di PR e che delle agenzie di PR , psicologi e personaggi dello spettacolo si avvalgono, non esiteranno a mettere in atto ogni espediente per convincere le masse. Tenendo conto anche dell’esperimento sociale riuscito in tempo di Covid.

Urgenza di un giudizio da parte dei cristiani

Per quanto riguarda la fede cristiana – il che mi sta molto a cuore – non credo che le persone si muoveranno autonomamente convincendosi della utilità delle scelte materiali. Attualmente la maggior parte dei cristiani risulta arroccata nell’esperienza spirituale e distaccata rispetto all’esperienza terrena. Fiduciosa in un aldilà, ritengono inutile ogni incidenza sul reale delle proprie azioni e prediligono il rimettersi del tutto alla Provvidenza.

Ovviamente, questo potrebbe andare bene ma anche il monachesimo, simbolo per eccellenza della valorizzazione dello spirituale , in realtà, è in assoluta comunione con chi si pone il problema del pane quotidiano chiesto a Dio nel Padre Nostro. Anche in clausura si dice ‘Padre Nostro’, “dacci il nostro pane quotidiano …”

Esiste quindi un ‘pane quotidiano’. Il pane è una lavorazione del grano, che va coltivato, ne va attesa la maturazione e poi va preservato dai parassiti e dalle erbacce, quindi va raccolto e lavorato. Quindi è grazia di Dio ma frutto di un’opera.

In questo, il vero si scontra con una fiducia estrema dei cristiani nelle istituzioni: direi che in primo luogo questo è uno dei punti di debolezza attuale. In secondo luogo, il discernimento soffre di una visione antagonista della vita che non è propriamente quella cristiana. Fin quando la comprensione profonda delle vicende umane passerà attraverso la contrapposizione, si genererà un meccanismo di rigetto, per cui il singolo, inevitabilmente, opterà per curare solo la dimensione spirituale e la preghiera.

Ma la chiave di comprensione di ciò che succede non passa mai attraverso il semplice dualismo se ‘sei a favore o contro’, non è così che si comprende; anzi questo approccio può generare fondamentalismi, violenze o l’immobilismo per saturazione.

Quando si è fortemente influenzati dall’istruzione e dal clima che facilmente l’ambiente riflette si può finire per essere saturi. Si pensa che ‘le forze sono impari’, perciò ‘non mi riguarda’.

Non c’è modo di uscirne se tutta l’attenzione si inchioda sul disagio e perciò il campo d’azione si restringe solo nel privato, alla sfera intima della persona e ci si focalizza esclusivamente su questi fattori.

Invece, il giudizio è semplicemente adesione alla Verità ed appartenenza ad un Fatto che prosegue nella storia presente. Questo fa allergici ad ogni padrone e ad ogni pretesa autoritaria che di fatto sminuisce la vita, il senso della vita, il suo scopo.

La la fede è di più: la fede è lavoro su di sé, è cammino di ascesi. Il frutto finale è la rinascita dell’io. Inevitabilmente porta ad una ‘testimonianza’, a cambiare i rapporti, a cercane di più veri. Pertanto, la nuova coscienza ricevuta, se c’è, ha una chiara responsabilità sul reale.

Credo che la carità più grande, in questo momento storico, è richiesta soprattutto nel riempire i deserti di giudizio, facili preda dalla sete di potere di chi ha la maggior parte delle risorse.

Che cosa c’entrano queste ultime considerazioni con le larve di coleottero? Significa che chi è arrivato a questo, andrà oltre, e questo renderà molto difficile  una vita vissuta realmente in unità e quindi una società con fondamenti cristiani. Così una esperienza positiva della vita da cui ricominciare, comincia ad essere incomprensibile.

Quando si perde  l’esigenza di  un giudizio, cultura, lavoro, opera e relazione con il Mistero nel reale; allora, semplicemente il buio, l’allegria ed il falso piacere, riempiranno i vuoti e presenteranno i propri dogmi e le proprie ricette.

@vietatoparlare

 

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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