Alcuni giorni fa Google aveva minacciato di interrompere la licenza android al gigante cinese Huawei che produce tra l’altro i noti smartphone android. Questa decisione era stata presa in linea con le sanzioni USA verso Cina, nel contesto della guerra commerciale in corso tra le due potenze mondiali.
E’ di oggi però la notizia diffusa da alcuni media tra cui l’articolo “Terre rare: ecco la minaccia ‘fine di mondo’ della Cina che ha portato all’immediato congelamento del bando Usa a Huawei” di Business Insider . In esso viene mostrato come la Cina senza fare ‘troppo chiasso’ ha fatto sapere agli Stati Uniti che se le limizioni alla Huawey si fossero realizzate, la Cina avrebbe limitato ancor di più l’esportazione delle cosiddette ‘terre rare’ ossia di quei minerali indispensabili per la produzione dell’ high tech, elettronica di consumo, smartphone e veicoli elettrici.
A quando par l’iniziativa è sta proficua, dato che gli USA hanno ‘congelato’ ulteriori sanzioni verso la Cina per tre mesi. Dice infatti Business Insider:
La mossa statunitense nei confronti di Huawei ha fatto rumore a livello globale, monopolizzando le cronache non solo politiche o economiche ma anche – e soprattutto – il dibattito pop e quello sui social. Insomma, la classica granata lanciata in uno stagno, destinata a creare il massimo di attenzione generale, al di là di quella che sarà la reale entità dei danni provocati. La ritorsione cinese, invece, è stata silenziosa. Talmente priva di eco da essere ancora ritenuta in elaborazione, mentre invece sarebbe già stata consegnata alla Casa Bianca sotto forma di segnale in codice. Dissimulata sì ma paradossalmente così esplicita ed estrema da aver riportato immediatamente le istituzioni americane a più miti consigli, dato che nell’arco di poche ore si è passati da un ultimatum immediatamente operativo a un congelamento per tre mesi delle restrizioni verso il colosso del Dragone. (Business Insider)
Il passo cinese a quanto pare, ha fatto centro: la produzione cinese di terre rare rappresenta il 95% % della produzione mondiale. E già dalla fine del 2018 – con l’aumento dei dazi sulle merci esportate dalla Cina – i prezzi delle terre rare erano stati raddoppiati. Mentre come vedremo nell’estratto di seguito dal giornale ‘Lenta‘, dall’inizio dell’anno i prezzi degli stessi sono quintuplicati.
I prezzi dei metalli rari sono aumentati di 5 volte a causa delle restrizioni della Cina
Dall’inizio di quest’anno, i prezzi mondiali per i metalli delle terre rare sono aumentati di cinque volte, soprattutto dopo le restrizioni imposte dalla Cina, l’attuale monopolista sull’estrazione e la lavorazione di tali metalli. La notizia è stata è segnalata da AFP .
Pertanto, secondo il portale del mercato dei metalli di Shanghai, un chilogrammo di ossido di europio, che, tra le altre cose, è utilizzato nella produzione di televisori al plasma e lampade fluorescenti, è costato 20-26.000 yuan ($ 4,015-4,324) il 20 giugno. Un mese fa, il costo dell’ossido di europio era di 7,7-8,2 mila yuan al chilogrammo.
Secondo The Guardian, l’ossido di disprosio, utilizzato nella produzione di hard disk e turbine eoliche, è stato approssimativamente raddoppiato nel prezzo nello stesso periodo, da $ 720 a $ 1.470 per chilogrammo. Durante l’anno (da giugno 2010 a giugno 2011) i prezzi di questo metallo sono aumentati di dieci volte.
Gli analisti dicono che il forte aumento dei prezzi dei metalli delle terre rare è in gran parte dovuto alle azioni delle autorità cinesi, che hanno recentemente rafforzato la loro posizione di monopolista in questo mercato. In particolare, l’ultima misura è stata la chiusura di 35 piccole miniere nella provincia della Mongolia interna nella lotta contro l’estrazione illegale di metalli, e poi la decisione delle autorità cinesi di accumulare scorte strategiche di metalli rari in impianti di stoccaggio situati anche nella Mongolia Interna.
Inoltre, lo scorso anno, la Cina ha imposto restrizioni all’esportazione di metalli delle terre rare, che sono stati approvati anche nel 2011. Quindi, nell’anno in corso, la fornitura di metalli rari è stata ridotta del 35% rispetto allo scorso anno. Ora, sotto il controllo della Cina, oltre il 95% della produzione mondiale e l’elaborazione di 17 elementi chiave delle terre rare (samario, terbio, lantanio, lutezio, tulio e altri). (fonte: Lenta)
Evidentemente questa è la sola tipologia di argomentazione che gli USA tengono in considerazione. Mentre eventuali minacce non avrebbero fatto che acuire la situazione.
patrizio ricci by @vietatoparlare