Gavino Piga, creatore di ionoblog, fa un’analisi ineccepibile delle manifestazioni di ieri. In particolare, però, consegna ai posteri un paragrafo da incorniciare, nel quale riallaccia i movimenti che stanno nascendo nelle ultime settimane in risposta al Green Pass a un più ampio fenomeno di massa che si sta sviluppando da tempo e che sta scavalcando partiti tradizionali, sindacati e parametri ormai obsoleti e improponibili come sinistra e destra. Ritenuta proprio per questo pericoloso, come è ritenuto pericoloso tutto ciò che non è etichettabile con una sigla, un partito o un leader. Insomma, dalle proteste contro il Green Pass di ieri potrebbe forse nascere un qualcosa che cova da tempo sotto la cenere ed è destinato ad andare ben oltre la situazione contingente.
Le piazze di ieri, insomma, si sono ribellate di fatto alle geografie ideologiche che per trent’anni hanno imbrigliato una coscienza politica collettiva potenzialmente dirompente. Con buona pace di chi ancora appende la propria falsa coscienza al libretto scritto trent’anni fa da un Bobbio completamente fuori dalla storia, e degli stereotipi costruiti nei decenni per dividere il mondo in buoni e cattivi, ignoranti e colti, selvaggi e responsabili.
Le piazze di ieri verranno certamente dileggiate da quell’inutile ceto pseudointellettuale tardo-sessantottesco – sempre fedele a qualunque linea purché provenga dai centri di potere – che negli anni Novanta bollava sprezzantemente di rossobrunismo il fronte anti-Eltsin in Russia (perché avrebbe potuto rovinare la meravigliosa favola di libertà che era d’obbligo far passare). Lo faranno anche questa volta, ma non funzionerà. Perché dal fascismo paventato (ad arte) al fascismo realizzato (col beneplacito di chi lo paventava) passa una distanza che la percezione popolare, evidentemente, sa cogliere. (da Giubbe rosse)
Credo che commenti come quello di Alessandro Banfi sul suo blog (https://alessandrobanfi.substack.com/p/le-piazze-no-pass?r=gc2vs&utm_campaign=post&utm_medium=web&utm_source=facebook ) invoglino la gente a manifestare dissenso (anche quella non contraria ai vaccini). Esiste infatti una forma di comunicazione prevalente che sollecita certi ‘anticorpi’ nella mente umana.
Ogni giorno, da certa ‘pubblicistica’ vengono stabiliti nuovi record. Generalmente i media mainstream hanno commentato le manifestazioni di sabato secondo questo schema (tratto dal blog di Alessanro Banfi):
Non sono state manifestazioni molto partecipate ma violente e capillarmente diffuse in tutto il Paese. C’è un certo allarme delle autorità perché i manifestanti non indossavano la mascherina. Vedremo se nei prossimi giorni i numeri del contagio confermeranno i timori.
Ovviamente, mi pare superfluo commentare un giudizio del genere. Credo che comunque il risultato (involontario) è spingere le persone ad ingrossare le fila dei dissenzienti, ove è in gioco qualcos’altro che è più importante della malattia.
Ripeto, non sono ‘no vax’ (sono per la libertà di scelta finché il rimedio sarà allo stadio sperimentale), ma l’aria da un certo lato sta diventando irrespirabile come comunicazione e come prassi.
L’esigenza è cambiare, ormai a tema non sono più i vaccini, qui c’è molta politica che si sovrappone alle esigenze mediche. Come, ad esempio, le clausole stabilite dalla UE per ottenere il Recovery Fund.
patrizioricci by @vietatoparlare