Le politiche Net Zero sono un “patto suicida” con l’umanità, afferma il co-fondatore di Greenpeace

Il co-fondatore di Greenpeace, dottor Patrick Moore, ha rilasciato una dichiarazione sulla natura genocida delle politiche Net Zero che sta dividendo l’opinione pubblica (Net Zero consiste nell’obiettivo di raggiungere “emissioni nette zero” di gas serra, allo scopo di contenere il riscaldamento climatico).

Secondo Moore, molte delle organizzazioni più potenti al mondo stanno chiedendo politiche che, paradossalmente, in realtà sono un patto suicida per l’umanità. Queste stesse politiche, infatti, sembrano corrispondere a un desiderio di morte che pare nascondersi sotto la superficie del dibattito pubblico.

Ci sono molte persone, secondo Moore, che pensano ci siano troppe persone sul pianeta e che questo problema possa essere risolto solo attraverso un ridimensionamento della popolazione globale. Sebbene molte di queste persone non vogliano ammetterlo ad alta voce, i loro desideri di morte sembrano trasparire nel modo in cui promuovono le politiche Net Zero.

Tali politiche, che cercano di ridurre le emissioni di gas serra entro il 2050, paiono infatti rappresentare una sorta di “patto suicida” con l’umanità.  Questo perché, secondo Moore, le politiche Net Zero richiederebbero il completo abbandono della maggior parte delle tecnologie e dei modi di vivere che hanno fatto progredire la civiltà umana negli ultimi duecento anni.

Inoltre, Moore ritiene che le politiche Net Zero siano troppo costose ed inefficienti, in quanto la maggior parte delle tecnologie a basse emissioni di carbonio non sono ancora pronte per essere implementate a livello globale. Questo, secondo Moore, significa che il mondo si troverebbe di fronte a una crisi economica ancora più grande di quella che stiamo già attraversando.

In sintesi, la dichiarazione di Patrick Moore ha sollevato importanti preoccupazioni sulle politiche Net Zero e sulla loro efficacia a lungo termine. Anche se le sue posizioni potrebbero essere considerate controverse all’interno di quello che sembra un diktat istituzionale diffuso a livello globale nei paesi occidentali, è comunque importante che si tenga un dibattito sull’efficacia delle politiche attuali e sui reali obiettivi antropologici. Solo così possiamo trovare un equilibrio tra la crescita economica e la sostenibilità ambientale, evitando un “patto suicida”  con l’umanità che secondo alcuni ambienti è uno dei più importanti fini dell’agenda attuale costruita secondo l’antica visione darwiniana, mai in realtà accantonata.

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