Le radici del conflitto: le promesse fatte alla Russia
Pongo alla vostra attenzione un interessante video (link al video) in cui Bruno Scapini, diplomatico italiano e autorevole esperto di geopolitica che ha fatto la prefazione del libro “Le vere cause del conflitto russo-ucraino” (ed. Visione TV), analizza con precisione le radici dell’attuale conflitto russo-ucraino. Nel video, Scapini chiarisce come queste radici affondino negli anni ’80 e ’90, un periodo cruciale di trasformazioni geopolitiche. Alla fine della Guerra Fredda, con la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e la successiva dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, gli Stati Uniti avrebbero promesso alla Russia che la NATO non si sarebbe espansa oltre il fiume Oder. Tuttavia, queste promesse, pur basate su dichiarazioni di alto livello e documenti significativi, non furono mai formalizzate in un trattato vincolante, ponendo le basi per le tensioni che avrebbero caratterizzato i decenni successivi.
Scapini sostiene che la Russia percepì queste assicurazioni verbali come una garanzia fondamentale per la propria sicurezza, soprattutto in un momento di estrema vulnerabilità economica e militare. Tuttavia, nel corso dei decenni successivi, tali promesse furono sistematicamente disattese, portando all’espansione dell’alleanza atlantica verso est.
Dichiarazioni e documenti: prove di un impegno mai rispettato
Nonostante la mancanza di un accordo scritto, numerose dichiarazioni di alto livello confermano che furono fatte promesse significative alla leadership sovietica:
- Vertice di Malta (1989): Durante l’incontro tra il presidente americano George H.W. Bush e il leader sovietico Mikhail Gorbaciov, si discusse della necessità di garantire la sicurezza della Russia post-sovietica.
- Conferenza di Mosca (1990): James Baker, allora Segretario di Stato americano, dichiarò che la NATO “non si sarebbe espansa di un pollice verso est.”
- Accordi tra Helmut Kohl e Gorbaciov: L’allora cancelliere tedesco Helmut Kohl rassicurò Gorbaciov sul fatto che l’alleanza atlantica non avrebbe inglobato i paesi del Patto di Varsavia.
Oltre a queste dichiarazioni, Scapini cita documenti significativi che confermano la delicatezza del tema:
- Rapporto del Dipartimento di Stato americano (1990): Questo documento evidenzia che la garanzia di non espansione era cruciale per ottenere il consenso sovietico alla riunificazione tedesca.
- Documenti della NATO (1991): Questi sottolineano l’iniziale riluttanza dell’alleanza ad accettare nuovi membri per evitare di destabilizzare le relazioni con Mosca.
L’espansione della NATO: una promessa tradita
Nonostante le assicurazioni iniziali, l’espansione della NATO verso est prese piede già negli anni ’90:
- 1997: Fu firmato l’Atto Fondatore NATO-Russia, che prometteva cooperazione e dialogo, ma lo stesso anno iniziò l’espansione formale.
- 1999: Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca entrarono nella NATO, segnando la prima ondata di adesioni.
- Successive espansioni: Nel corso degli anni, quasi tutti gli stati ex membri del Patto di Varsavia e tre paesi baltici sono entrati a far parte dell’alleanza, portando la NATO direttamente ai confini russi.
L’impatto sull’attuale crisi
Per la Russia, l’espansione della NATO rappresenta una minaccia esistenziale. Mosca interpreta il mancato rispetto delle promesse come un tradimento, aggravato da eventi come il colpo di Stato di Piazza Maidan nel 2014 e l’avvicinamento dell’Ucraina all’alleanza atlantica. L’ingresso di Kiev nella NATO viene considerato dalla leadership russa una “linea rossa” non negoziabile, capace di alterare definitivamente l’equilibrio strategico in Europa.
La prospettiva di Scapini: una narrazione alternativa
Nel libro “Le vere cause del conflitto russo-ucraino”, con prefazione curata da Scapini, si mettono in luce le profonde connessioni storiche e culturali tra russi e ucraini. L’ambasciatore critica la narrativa occidentale che dipinge la Russia come un’aggressore isolato, sostenendo che la crisi sia stata costruita dall’Occidente per danneggiare Mosca. Questo libro, traduzione di un testo originario di Vladimir Putin, mira a riequilibrare il dibattito, offrendo una comprensione più completa delle dinamiche geopolitiche.
Critica all’informazione occidentale
Scapini denuncia il “pensiero unico” dei media occidentali, che marginalizzano le voci alternative. Secondo lui, questa uniformità narrativa alimenta una visione distorta del conflitto, impedendo una riflessione critica sulle responsabilità dell’Occidente.
Il ruolo dell’Europa: subalternità e militarizzazione
L’Europa, secondo Scapini, ha dimostrato una sostanziale subalternità agli Stati Uniti, incapace di definire una politica estera autonoma. La crescente militarizzazione dell’Unione Europea, alimentata dal conflitto russo-ucraino, rischia di compromettere ulteriormente l’autonomia strategica del continente.
Nonostante le tensioni attuali, Scapini ritiene improbabile che la Russia persegua una politica vendicativa verso l’Europa dopo la fine del conflitto. Tuttavia, prevede un ridimensionamento della fiducia russa nell’Occidente e una maggiore attenzione verso i BRICS e la cooperazione euroasiatica, visti come alternative all’egemonia occidentale.
L’espansione della NATO ad est rappresenta una delle principali cause delle tensioni tra Russia e Occidente. Le promesse fatte e non mantenute negli anni ’90 hanno gettato le basi per un conflitto che poteva essere evitato con un approccio più rispettoso degli equilibri strategici. La narrazione proposta da Scapini offre una prospettiva critica e controcorrente, indispensabile per comprendere le vere radici di una crisi che continua a modellare il futuro geopolitico mondiale.
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