DIGITAL SERVICES ACT – Le nuove limitazioni nell’uso informativo su internet

LA CENSURA DI INTERNET: DIGITAL SERVICES ACT: Il Digital Services Act (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32022R2065) è il pacchetto di leggi proposto il 15 dicembre del 2020 dal vicepresidente della commissione europea e dal commissario del mercato interno, ed è stata approvata il 5 luglio 2022 (https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/digital-services-act-cose-e-cosa-prevede-la-legge-europea-sui-servizi-digitali/). Si tratta di una legge che a partire dal 2024 introdurrà la censura in rete a livello europeo.

1) LA LEGGE

Il Digital Services Act si concentra principalmente sui contenuti online, definendo le responsabilità (articolo 41) dei fornitori di servizi digitali e le prassi per la moderazione dei contenuti (https://www.medialaws.eu/free-flow-of-information-il-contrasto-alla-disinformazione-in-tempi-di-guerra/) (articolo 14, 15, 34, 35, 42) che vengono pubblicati su di essi.
Qui di seguito una lista degli articoli più importanti:

  • Articolo 34 (p.64) → I gestori devono effettuare una valutazione dei rischi e stilare la presenza di contenuti che possono avere “effetti negativi” sui processi elettorali e la sicurezza pubblica.
  • Articolo 35 e 38 (p.65 e p.69) → I gestori devono attenuare i rischi individuati modificando gli algoritmi di moderazione, cancellando i contenuti di “incitamento all’odio” e attraverso misure di sensibilizzazione.
  • Articolo 36 (p.66) → Durante i periodi di crisi e di emergenza la commissione UE può imporre ai gestori dei servizi applicare ulteriori misure per impedire gli “effetti negativi” dell’art. 34.
  • Articolo 37 (p.67) → I gestori devono dare i dati degli utenti ad organizzazioni indipendenti per “revisioni indipendenti” sul loro operato.
  • Articolo 40 (p.70) → La commissione europea ha accesso ai dati relativi agli utenti su internet per monitorare il rispetto del regolamento da parte dei gestori, per individuare i rischi di cui sopra.
  • Articolo 45 (p.76) → I gestori possono stabilire insieme alla commissione europea eventuali codici di condotta, cioè le regole per ammettere i contenuti online e l’accesso alle piattaforme.
  • Articolo 48 (p.76) → I gestori assieme alla commissione UE possono decidere insieme di introdurre uno stato di eccezione (protocollo di crisi) dove possono fare quel che vogliono e non rispettare il regolamento.

3) PIATTAFORME IMPATTATE

L’UE ha introdotto questa legge con la scusa di rendere la pubblicità meno invasiva, tutelare la privacy degli utenti (https://digital-strategy.ec.europa.eu/it/policies/digital-services-act-package) e favorire la parità tra le imprese, ma si tratta solo dell’ennesima trovata per ammorbidire la trappola del controllo, dal momento che questa legge non fa altro che andare a censurare (https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/digital-services-act-le-norme-da-tenere-docchio-ecco-limpatto-sulla-nostra-vita-online/) tutti coloro che possono dare fastidio con la scusa dell’incitamento all’odio. In seguito una lista delle piattaforme che potrebbero risentirne.

– Provider di servizi di hosting: le piattaforme (https://www.hdblog.it/sicurezza/articoli/n569146/dsa-commissione-ue-19-piattaforme/) come i social network, i forum, i blog, etc.
– Motori di ricerca: Google, Yahoo, Duckduckgo, etc. A tal punto consiglio di usare un metamotore di ricerca come Searx (https://t.me/dereinzigeitalia/252).
– Marketplace online: Amazon, eBay, Airbnb, AliExpress, etc.
– App store: Apple App Store, Google Play Store, Huawei App Gallery.
– Servizi di messaggistica istantanea: Whatsapp, Messenger, Telegram, etc.
– Piattaforme di video sharing: YouTube, Vimeo, TikTok, etc.

4) CENSURARE L’ACCESSO ALLE INFORMAZIONI

La lotta alla controinformazione è stata dichiarata durante la conferenza UNESCO (https://t.me/dereinzigeitalia/678) sulla “regolazione dei social”, e vi sono già state strette sulla censura (https://t.me/dereinzigeitalia/682).
L’obiettivo della legge è controllare l’informazione soprattutto in materia politica, dove sembra si voglia disincentivare il dibattito politico che vada a compromettere i processi elettorali, lasciando sul vago il significato di questa espressione. Ciò che possiamo con certezza dire è che se prima il grosso del lavoro della censura veniva basato sul bloccare la diffusione della controinformazione, adesso richiedendo anche l’intervento dei motori di ricerca, cercheranno di limitarne anche l’accesso.

CONCLUSIONI

Se Telegram si piegherà a questa normativa è tutto da vedere. Attualmente ha collaborato già (https://t.me/dereinzigeitalia/689) con le autorità giudiziarie europee, ma Durov stesso sa che una buona parte dei suoi incassi deriva dalla controinformazione, quindi è nel suo interesse economico non far sparire nel nulla l’antisistema.

Der Einzige

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