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Il 25 luglio il Congresso americano ha votato il disegno di legge sull’introduzione di un pacchetto di sanzioni anti-russe. Tuttavia, molto prima di questo evento, la stampa liberale russa è stata investita da uno “tsunami” di disfattismo, mentre i media filo-americani annunciavano l’imminente resa di Mosca.
Quanto sono realmente pericolose le sanzioni americane? Questo disegno di legge è in grado di fermare la costruzione dei gasdotti russi? Quali sono i dettagli di questo documento scandaloso non resi pubblici, e saprà Mosca rispondere in modo adeguato a tale passo?
Gli antefatti della questione
Inizialmente, il documento che riguardava l’inasprimento delle sanzioni anti-russe è stato discusso dal Senato con il codice S.722 nel giugno 2017. Allora l’emendamento veniva definito come sanzioni contro l’Iran, ma comprendeva una lunga lista di misure che riguardavano la Russia. Sei settimane più tardi, la legge è stata discussa in entrambe le camere del Congresso e ora si è trasformata in una “Legge per contrastare le azioni destabilizzanti dell’Iran” nella sua regione e nel mondo. Allo stesso tempo, in maniera sorprendente, e nonostante il titolo univoco, delle trentotto pagine della legge “contro l’Iran”, ben trenta riguardano “il contrasto all’influenza di Mosca in Europa e in Eurasia”.
Ora, dopo l’approvazione del Congresso, il disegno di legge passa al Senato, e poi finirà sul tavolo del presidente americano per la firma finale. Il veto di Donald Trump al documento anti-russo in sostanza non cambierà la situazione, perché i membri del Congresso di entrambi i partiti, sia repubblicano che democratico, hanno già preso la decisione collettiva di approvare il disegno di legge in qualsiasi modo, e quindi il Congresso potrà superare il veto presidenziale avendo la maggioranza dei voti.
Gli obiettivi di politica interna di una legge senza precedenti
Decisioni internazionali di questa portata sono di grande impatto sull’opinione pubblica, e per questo i media di solito non ne approfondiscono i dettagli. Intanto attraverso l’adozione di questo disegno di legge, le élite transnazionali americane che hanno perso le elezioni presidenziali riescono a condurre sottotraccia una rivoluzione sulla gestione della politica estera e spostano con successo le leve del potere dalla Casa Bianca e dalle mani dell’attuale presidente all’istituzione in cui sono ancora padroni assoluti – il Congresso, il Senato e la Camera dei rappresentanti.
L’essenza della “rivoluzione” è che la maggior parte degli alti funzionari politici negli Stati Uniti vivono e costruiscono le loro carriere sul ciclo delle scadenze elettorali. Un primo periodo lo trascorrono in carica da deputato, senatore o rappresentante dello stato, poi prendono una pausa forzata di due o sei anni, a seconda della posizione, e poi, dopo aver lavorato durante questa pausa in un ambiente di élite universitario o di società multinazionali private, cominciano un nuovo ciclo di “battaglie” elettorali. Le nuove elezioni richiedono nuovi finanziamenti e quindi con ogni nuovo ciclo elettorale l’establishment americano dipende sempre più dalle strutture private che lo finanziano. La forte concorrenza in campo politico fra singoli attori li costringe a essere il più possibile a favore degli sponsor, e questo li porta ben presto ad aderire a uno degli clan politici più affermati, in genere ingaggiati dalle élite legate alle multinazionali. I membri del Congresso, i senatori, e molti altri funzionari americani professano questo approccio a priori, quindi a priori dipendono da afflussi finanziari esterni, e visto che tutti i politici in pensione vendono le proprie conoscenze e influenze lavorando per qualche società come lobbisti a tempo pieno, le possibilità di gestione del sistema politico americano da parte delle multinazionali occidentali non mancano.
Premesso ciò, non è difficile capire che l’obiettivo principale per le élites transnazionali, dopo aver perso la “battaglia” per la Casa Bianca, è stato non solo di bloccare le possibilità di Donald Trump, ma anche il trasferimento del massimo possibile dei suoi poteri a quei funzionari di livello inferiore molto meglio controllabili, ossia ai membri del Congresso, ai rappresentanti degli stati e ai senatori. Questo è ciò che ottiene l’approvazione del documento in questione, privando le élite nazionali che sono dietro Trump, e lui stesso, di una grossa fetta del loro potere decisionale in materia di politica estera. Ora Trump, che voleva ristabilire relazioni bilaterali con Mosca, non sarà più in grado di farlo, perché il regime delle vecchie sanzioni di Barak Obama, in cinque decreti che, se necessario, potevano essere aboliti dallo stesso Trump, almeno fino alle nuove elezioni del Congresso non è più valido.
Con la nuova legge, ogni decisione per alleviare le sanzioni dovrà essere giustificata in una relazione alle commissioni specializzate di entrambe le camere. Cioè, il presidente degli Stati Uniti non è semplicemente privato della possibilità di prendere tutta una serie di decisioni indipendenti in materia di politica estera, ma si impegna anche a “convincere” il Congresso a sostenere la sua posizione, mentre quest’ultimo, dopo 30 giorni di dibattito, si riserva di approvare o respingere la sua proposta con una risoluzione comune. E se si considera l’influenza delle élite transnazionali in opposizione a Trump sui membri del Congresso, tale risoluzione sarà sicuramente negativa.
Relazioni con la Russia
Il nuovo disegno di legge sulle sanzioni inquadra tutte le misure restrittive antirusse adottate finora: quelle che riguardano la Crimea, il Donbass, gli hacker, la Siria, i diritti umani e il campo energetico. Inoltre, si collegano le sanzioni per il Donbass con l’effettuazione da parte della Russia degli accordi di Minsk del 2014 e 2015, nonostante la Russia non ne faccia parte dal punto di vista legale. Questa clausola assurda ha lo scopo di rendere impossibile per Trump uno scambio Siria-Donbass, cui accennava la stampa americana, oppure altre concessioni geopolitiche in direzione della distensione dei rapporti. Proprio per questo, “azioni a sostegno della sovranità, l’integrità territoriale, la democrazia e la stabilità economica in Ucraina”, in precedenza lasciate a discrezione del presidente, dopo l’adozione di questo disegno di legge diventano per lui vincolanti.
Elezioni presidenziali russe
Nell’elenco delle misure adottate dal DDL c’è quella sui cosiddetti “funzionari russi corrotti che stanno cercando di evitare le sanzioni degli Stati Uniti”. Questo ha dichiaratamente come obiettivo il sabotaggio delle prossime elezioni presidenziali del 2018 in Russia. In sostanza, si cerca di formare una compatta opposizione anti-presidenziale, costituita dai rappresentanti politici ed economici delle élite russe che si erano compromessi negli anni ’90. In particolare, il documento prevede il blocco dei beni e dei conti, e il divieto di ingresso negli Stati Uniti, per tutti quelli che tentano di eludere le sanzioni attraverso l’intestazione di imprese a prestanome, e chiede al presidente degli Stati Uniti una relazione annuale al Congresso sugli oligarchi russi che sono “vicini al regime politico” in Russia. Si tratta, naturalmente, di Vladimir Putin e di quegli uomini d’affari che hanno già accettato le condizioni del Cremlino per uscire dal sommerso, e che fanno importanti investimenti nell’economia russa. Proprio per questo nel disegno di legge sulle sanzioni è stato anche aggiunto un articolo che introduce restrizioni sugli investimenti privati superiori ai 10 milioni di dollari nelle privatizzazioni degli asset russi, fatti nell’interesse dei funzionari di governo, dei loro partner, o dei loro parenti.
La pressione sull’economia del paese
Il DDL estende in modo significativo e rafforza le sanzioni settoriali contro Mosca, allargandole oltre i settori finanziari, del petrolio e della difesa, al finanziamento del debito delle imprese del gas, siderurgiche e dell’industria mineraria, delle infrastrutture ferroviarie ed energetiche. Le limitazioni al finanziamento del debito si propongono di estendersi agli Eurobond della Federazione Russa, così come alle obbligazioni del prestito federale, che in linea di principio possono avere conseguenze dolorose per il mercato valutario russo. Anche la questione della restituzione delle proprietà diplomatiche russe sequestrata da Obama può essere considerata chiusa, e la collaborazione con le aziende russe sotto sanzioni diventa ancora più “tossica” per il timore di misure punitive degli Stati Uniti.
Le guerre energetiche
Oltre a introdurre altre misure restrittive, il DDL mette in risalto il contrasto al gasdotto Nord Stream 2, così come la necessità di “dare priorità all’esportazione di energia americana per creare posti di lavoro americani”. Per fare questo, il pacchetto prevede una riduzione dei termini per i prestiti nel settore petrolifero e gasifero russo da 90 a 60 giorni, e il divieto di partecipazione a nuovi progetti di estrazione di petrolio e gas in acque profonde, nelle zone costiere dell’Artico e dagli scisti, dove la quota di partecipazione statale è più del 33%. La ragione di quest’ultima condizione, in questo caso, sta nel costo del progetto North Stream 2, stimato sui 9,5 miliardi di euro, con il 100% delle azioni di Nord Stream 2 nelle mani della russa Gazprom. In base all’accordo tra Engie, OMV, Royal Dutch Shell Uniper, Wintershall, e la società russa, gli investitori europei contribuiscono con 4,75 miliardi di euro in prestiti a lungo termine, e anche se adesso gli investimenti hanno superato il miliardo di euro, le ulteriori transazioni finanziarie sono in forse. Tutto questo è stato fatto dagli Stati Uniti per creare una scarsità nel mercato del gas in Europa, ed estromettere il gas russo per aumentare i prezzi del GNL a un livello che rende competitivo il gas americano e allo stesso tempo colpire uno dei settori chiave dell’economia russa.
Come risponderà la Russia?
La Russia ha due possibilità di rispondere a queste misure. La prima è una risposta simmetrica: ad esempio si interrompe la collaborazione spaziale con la NASA, la condivisione delle risorse da parte dell’agenzia russa Roskosmos, si blocca l’esportazione dei motori a razzo russi e si interrompono le consultazioni. Tuttavia, questa mossa potrebbe minare la base redditizia dell’agenzia russa, e costringe gli americani a finanziare profumatamente le imprese spaziali private creando così una concorrenza non richiesta all’industria russa. Inoltre, potremmo simmetricamente bloccare la fornitura di alluminio, di titanio e di molibdeno utilizzati dalla Boeing, ma anche in questo caso Mosca è troppo interessata all’approvvigionamento e alla manutenzione della flotta aerea statunitense esistente, e ne avrà bisogno almeno fino alla realizzazione in serie di aerei propri. La Russia potrebbe recedere dal contratto per le forniture della Rosoboronexport, come ad esempio parti di elicottero e attrezzature digitali per gli elicotteri venduti agli Stati Uniti, che li mandano in Afghanistan. Ma in questo caso, la crescita del terrorismo in Asia centrale promette soltanto di aggravare i problemi esistenti. In altre parole, una risposta simmetrica non è una soluzione completa, dal momento che in effetti la Russia non compra in America nulla di critico, e quel che vende serve per lo sviluppo del proprio sistema economico.
Il secondo approccio è asimmetrico, e per questo gli Stati Uniti sospettano una risposta inaspettata. In particolare, Mosca è in grado, in modo indolore per sé, ma sensibile per Washington, di avviare una cooperazione nel settore spaziale con la Cina. La Cina vuole costruire una propria stazione spaziale e ha invitato la Russia a partecipare al progetto, e una tale fruttuosa collaborazione è per la parte americana davvero critica. Inoltre, le multinazionali americane hanno mire sulle terre russe e sullo sfruttamento congiunto delle risorse energetiche, ma anche qui l’accesso può essere negato rapidamente. Ci sono altri passi asimmetrici, che possono riguardare gli elementi delle terre rare e le industrie tecnologicamente avanzate – misure che non sono meno efficaci rispetto alle conseguenze dell’embargo alimentare contro la UE.
Per quanto riguarda le sanzioni attuali, l’Europa potrebbe essere per la diplomazia russa una giusta risposta asimmetrica. In primo luogo, la legge statunitense impone le sanzioni non solo contro di noi, ma anche contro quelle aziende che hanno a che fare con la Russia nel commercio delle materie prime, del gas, dei prodotti siderurgici e molti altri. Secondo, le aziende soggette alle sanzioni sono i giganti europei del settore in Germania, Austria, Paesi Bassi e altri paesi dell’Unione europea. Terzo, in Germania si stanno avvicinando le elezioni e la Merkel, come candidato della élite industriale tedesca, non è più in grado come prima di chiudere un occhio sulla violazione degli interessi dei propri sponsor. Infine, quarto, con l’introduzione delle sanzioni alla Russia tre anni fa, la Germania ha perso, grazie alle contro-sanzioni russe, circa trecentomila posti di lavoro, e la UE nel suo insieme più di cento miliardi di dollari. Solo nei primi cinque mesi del 2017 il fatturato del commercio tra Russia e Unione europea ha cominciato a crescere rapidamente, aumentando del 30% e raggiungendo il livello di 97,5 miliardi di dollari. Per quanto esposto sopra, l’Europa, nonostante la mancanza di indipendenza in campo geopolitico, ha qualcosa da perdere, e perciò Bruxelles e le “locomotive” dell’eurozona cercano attivamente delle misure per prevenire l’esecuzione delle sanzioni anti-russe nell’Unione europea.
Un’altra risposta asimmetrica potrebbe diventare una causa giudiziaria, avviata dalla Russia nel quadro della WTO, perché le misure unilaterali americane violano praticamente tutte le regole di questa autorevole organizzazione internazionale. Inoltre Trump, dopo un mese e mezzo di discussioni con il Congresso, è riuscito ad ammorbidire la versione originale del disegno di legge anti-russo. Primo, il ministro delle finanze degli Stati Uniti adesso non può imporre restrizioni nel settore ferroviario e siderurgico in Russia, nonché nei trasporti marittimi. Secondo, i termini dei possibili prestiti occidentali alle compagnie energetiche russe sono ridotti da 90 a 60 giorni, e non ai 30 inizialmente previsti. Terzo, il divieto di fornitura di tecnologie si applica solo ai nuovi progetti petroliferi e gasiferi in Russia, e non a quelli già in essere.
Quale sarà l’impatto delle sanzioni americane sulla situazione interna nel paese?
Può sembrare strano, ma nelle odierne difficili condizioni per la Russia, le nuove misure restrittive da parte degli Stati Uniti possono portare a vantaggi estremamente significativi per la mentalità nazionale. Come minimo, senza l’ulteriore rafforzamento della pressione esterna, è improbabile che la Russia sia in grado di rivedere la sua tradizionale politica finanziaria basata su un paradigma economico liberista senza prospettive. Dopo l’introduzione delle nuove sanzioni tale motivazione ci sarà. In particolare, uno dei punti del testo del disegno di legge americano prevede “restrizioni sulle operazioni delle istituzioni finanziarie russe con i Buoni del Tesoro federale americano”, e mentre a Washington una decisione del genere dimostra una totale incomprensione della Russia, visto che loro considerano la mossa un duro colpo per l’economia del nostro paese, per noi si aprono delle prospettive fantastiche. I Buoni del tesoro della Fed americana sono obbligazioni molto affidabili, ma nel nostro paese, contrariamente alle aspettative degli americani, gli investimenti di miliardi di dollari di fondi statali nell’economia estera, anche tenendo conto degli utili, non sono da tempo una soluzione molto popolare.
Ora, grazie alla logica monetaria di Washington, questa restrizione dà una ragione valida alla dirigenza russa per la riduzione o il ritiro completo degli investimenti pubblici dai titoli di debito degli Stati Uniti, e non lascia margini di manovra al Ministero delle finanze, che si oppone a questa soluzione. Inoltre, dopo l’approvazione del disegno di legge, l’élite russa non avrà altra scelta che effettuare i suoi investimenti futuri nell’economia nazionale, oppure di far cadere la maschera pro-russa e passare all’opposizione aperta. Per il blocco liberale le nuove sanzioni eliminano le solite scuse per far passare tutte le entrate in eccesso risultanti dalla vendita di materie prime ai fondi di riserva valutari.
Oggi l’ala sinistra sembra essere costretta a investire una parte delle risorse accumulate per lo sviluppo dell’economia dei consumi interni, e a sostituire gli investimenti esteri con i propri, come si sta facendo negli Stati Uniti e in Cina. Viste le restrizioni in campo tecnologico, non rimane in alternativa che formare i propri esperti del settore e rianimare al più presto possibile l’istruzione fondamentale, assicurando alti livelli di condizioni di lavoro e dei salari, e un ritmo elevato di sostituzione delle importazioni. Inoltre, nelle attuali circostanze, bisogna controllare ogni rublo del bilancio statale, ogni transazione delle banche e delle compagnie statali, invece di un ingiustificato utilizzo a pioggia dei finanziamenti dei settori con un alto livello di corruzione.
In generale, il livello delle minacce del nuovo disegno di legge degli Stati Uniti contro la Russia è stato espresso dall’esperto di commercio internazionale David Mortlock, che ha lavorato sulle sanzioni anti-russe nell’US National Security Council, e che alla vigilia dell’approvazione delle misure anti-russe ha dichiarato pubblicamente: “Nel caso di paesi come l’Iran, qualsiasi nuova misura sanzionatoria può effettivamente cambiare drammaticamente la situazione. Ma l’Iran, anche se ha un’economia piuttosto grande, non è comunque paragonabile alla Russia. E mentre l’attuale amministrazione degli Stati Uniti cerca di introdurre unilateralmente le sanzioni contro Mosca, la realtà è tale che l’economia russa è troppo grande e forte perché le restrizioni unilaterali degli Stati Uniti riescano a danneggiarla considerevolmente”.
Quindi, anche se le sanzioni americane sono senza precedenti, incredibilmente spudorate e piuttosto vaste, non costituiscono una minaccia vitale per la Russia. Molto più importante è il modo in cui riusciremo ad approfittare di un’occasione unica che ci si presenta, e quanto lontano potremo andare sulla strada della costruzione di un’economia nazionale orientata alle necessità dello stato.
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Articolo di Ruslan Khubiev pubblicato da https://cont.ws/@barbera/672313
Traduzione dal Russo a cura di Elena per SakerItalia.it
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