Le sanzioni UE contro la Siria equivalgono all’assedio contro la popolazione

[su_heading style=”modern-2-blue” size=”22″]CAOS SIRIA/ Le sanzioni della Ue colpiscono il popolo e aiutano il jihad[/su_heading]

Il patriarca siro-cattolico Ignatius Joseph Younan ha lanciato un appello affinché l’Ue metta fine alle sanzioni contro la Siria che colpiscono soprattutto il popolo siriano.

PATRIZIO RICCI

Dalla città di Bruxelles, il patriarca siro-cattolico Ignatius Joseph III Younan ha lanciato un vibrante appello affinché l’Unione Europea metta fine alle sanzioni contro la Siria che colpiscono soprattutto il popolo siriano. L’occasione è stato un incontro organizzato da Aiuto alla Chiesa che Soffre e dalla Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea. Il presule ha fatto appello ai politici europei ed ai mezzi di comunicazione per dare voce alla sofferenza del popolo siriano: “Vi prego di farvi portavoce di questo messaggio presso i vostri governi: a pagare le conseguenze delle sanzioni non è la classe politica, ma la povera gente!”.

La richiesta, chiara e diretta, che “l’Europa ponga al più presto fine a tutto questo”, non si presta a fraintendimenti: le sanzioni della Ue contro la Siria sono le più dure che siano mai state comminate dall’Europa nei confronti di un paese terzo dalla fine della seconda guerra mondiale. Contrariamente a quando detto per giustificarle, l’embargo non rimuove — come vorrebbe l’Europa — magicamente il presidente Assad. Invece, le sanzioni sono tra le cause maggiori del perpetuarsi del conflitto stesso: l’impoverimento e la disoccupazione inducono molti giovani ad arruolarsi nelle fila dell’Isis e dei jihadisti. Inoltre, l’effetto dell’estensione delle sanzioni ad ogni settore dell’economia è attestato dal terribile stato delle famiglie, dalla grave recessione economica e dall’impoverimento sociale.

Questa situazione è ben conosciuta da Bruxelles ed è ben descritta da una serie di report e testimonianze dirette. Ad esempio, la Banca Mondiale in un report afferma che “l’impatto visibile della guerra è solo la punta dell’iceberg” e che in Siria “sono morte molte più persone a causa delle carenze nel sistema sanitario che non direttamente dai combattimenti nella guerra”. Ed ancora più preciso è il rapporto Onu “Humanitarian impact of Syria related Reastrictive Measures“, il cui contenuto sposa perfettamente le preoccupazioni del Patriarca Younan. Lo studio delle Nazioni Unite tra l’altro afferma che le sanzioni sono state il “fattore principale” nel degrado del sistema sanitario siriano e hanno contribuito a un aumento vertiginoso dei prezzi dei generi alimentari.

Sono accuse molto gravi e precise. Il quotidiano The Indipendent, commentando il dossier, senza mezzi termini dice: “Le rivelazioni della valutazione interna dell’Onu (…) intitolata ‘Impatto umanitario delle misure restrittive unilaterali correlate alla Siria’ e trapelate dalla pubblicazione investigativa ‘The Intercept’, aprono gli Stati Uniti e l’Unione europea all’accusa di ipocrisia, per aver criticato la Siria e la Russia accusandole di aver impedito la fornitura di aiuti dell’Onu alle città assediate in Siria”.

Dello stesso tenore sono anche molte altre testimonianze che documentano questa situazione; in particolare, molto eloquente è l’intervista “Sanctions don’t stop Assad, but hurt us all, say Syrian medics and business people” di Middle Est Eye in cui Joseph Fares (direttore dell’ospedale italiano di Aleppo) descrive in maniera particolareggiata gli impatti negativi delle sanzioni sulla sanità che, privando “gli ospedali della Siria di macchinari essenziali, pezzi di ricambio e medicinali”, provocano “conseguenze atroci nella vita dei più deboli ed indifesi” (“Ora Pro Siria” ne fornisce una traduzione in italiano).

Il dottor Fares sottolinea anche l’illegalità delle sanzioni quando ricorrano certe condizioni. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre 2013 infatti ha stabilito che “l’applicazione di misure economiche coercitive unilaterali ha un impatto negativo sulle economie e in particolare sugli sforzi di sviluppo dei paesi in via di sviluppo”. Pertanto, “Tali misure costituiscono una flagrante violazione dei principi del diritto internazionale e dei principi fondamentali del sistema commerciale multilaterale”.

Alla luce di queste evidenze ci si aspetterebbe un po’ più attenzione, sincerità e coerenza da parte dei leader europei che si ritengono strenui difensori dei “diritti umani”. Tuttavia, dobbiamo constatare amaramente che finora appelli come quello del patriarca Younan hanno incassato dall’Europa solo l’autocelebrazione del proprio operato e la negazione di ogni addebito, senza il minimo accenno di autocritica.

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ALLEGATI IN RIFERIMENTO: Documento Onu sugli effetti delle sanzioni

 

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