Le storie di Antun e Fozia

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Oggi vogliamo raccontarvi due storie che sono giunte a noi da una delle sorelle della comunità di San Jacques (Maryakub), suor Marie Majd del Chile, e che illustrano la situazione di oggi in Siria e il desiderio di chi ha voluto rimanere sul posto, rimettersi a lavorare e ricostruire le proprie vite.
Suor Marie Majd :
Andavamo regolarmente all’antico e millenario souk Hamydié di Damasco, per acquistare del materiale per il Progetto Uncinetto; c’è maggior scelta e tutto è meno caro che nella nostra regione. Purtroppo però, spesso Damasco passa dei periodi di grande violenza, dove i terroristi ancora presenti nella periferia della capitale bombardano senza distinzione l’intera città e ci sono sempre dei morti. Quindi anche se non manca la disponibilità da parte nostra, non possiamo chiedere a qualcuno di andare al mercato in quei momenti…
La Provvidenza ha trovato una soluzione. Sulla strada verso il centro di assistenza umanitaria per incontrare le signore che lavorano all’uncinetto, un’ amica cristiana di Qâra si è mostrata interessata agli articoli che stavo portando e mentre parlavamo è uscita la questione della difficoltà di trovare filo a buon mercato nella regione. Allora ci parla di un amico, anch’esso cristiano, che ha una fabbrica a Yabroud e questa è la sua storia:
Yabroud è un antico borgo, uno dei più antichi del mondo, con ancora alcuni resti e monumenti che lo testimoniano. Si trova a 20 km a sud di Qâra ed ha sofferto molto di più per la guerra perché la situazione lì era diversa. E’ stato prevalentemente occupato da miliziani stranieri e questi non hanno lasciato il villaggio quando l’esercito è arrivato per riprenderlo; i combattimenti sono quindi avvenuti all’interno della città, le case sono state danneggiate e la popolazione rimasta ha sofferto notevolmente.

Antun (Antonio) e i suoi fratelli avevano una bella impresa familiare prima della guerra: avevano fondato una fabbrica che produceva 200 tipi di filati, avevano negozi, laboratori e anche un negozio nel mercato Hamidyé di Damasco. Poi la guerra è arrivata, sono dovuti fuggire sparpagliandosi un po’ dovunque nel Paese e hanno cercato di ricominciare a lavorare là dove si trovavano. Antun si è rifugiato a Damasco per 3 anni.   Ora che la battaglia finale per riconquistare la nostra regione continua con successo (è appena finita in questo 28 agosto 2017) ha deciso di tornare a Yabroud e di riprendere la sua attività. Molti hanno scelto di lasciare la Siria, ma lui non vuole. Ha però trovato il suo magazzino completamente vuoto, non è rimasto nulla, le macchine che potevano essere trasportate erano state rubate, i macchinari più pesanti volutamente danneggiati, il negozio bombardato. Tuttavia lui vuole ricominciare e lavora giorno e notte per rimettere la fabbrica in funzione: vuole dare lavoro alle persone più povere, ma non può più pagare il prezzo reale del lavoro ma solo quello che è necessario per sopravvivere e aiutare gli altri.

Fozia, sarta a Qâra

Alla fine del 2013 l’esercito siriano ha iniziato l’operazione di liberazione della regione del Qalamoun e avanzava liberando villaggio dopo villaggio. La popolazione di ogni villaggio ha agito in modo diverso. Il momento per Qâra è arrivato a metà novembre. Qâra è una città di 22.000 abitanti, la cui popolazione era più che raddoppiata con i profughi venuti da altre regioni, ma si era quasi completamente svuotata all’avvicinarsi dell’esercito, perché considerata una città strategica, si temevano violenti combattimenti o il rischio che i civili venissero usati come scudi umani.
Fortunatamente, non c’è stato quasi nessun combattimento all’interno del villaggio perché i miliziani hanno lasciato il villaggio poco dopo l’inizio dell’attacco dell’esercito. Ma anche se poche case furono distrutte o danneggiate, esse vennero abbandonate e rimasero un mese o più alla mercé dei ladri. La maggior parte degli abitanti, come Fozia, una volta tornati a casa, hanno trovato la casa saccheggiata, specialmente degli elettrodomestici, dei mobili , delle stoviglie; gli animali erano morti o scomparsi, gli alimenti per l’inverno erano avariati. Bisognava ricominciare tutto da zero. A Fozia, sarta di Qâra, hanno rubato le sue macchine per cucire. Adesso vuole tornare a lavorare per sopravvivere.  Realizza borse in tessuto e indumenti fatti a mano.

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Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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