Il futuro delle basi militari russe in Siria è un tema che suscita ampio dibattito e alimenta speculazioni tra analisti, esperti e rappresentanti politici siriani. La situazione, caratterizzata da un contesto di estrema instabilità e frammentazione politica, presenta numerose incognite. Tuttavia, emergono alcuni pareri autorevoli che sembrano possibilisti sulla continuazione della permanenza delle basi russe, pur se probabilmente con alcune limitazioni e non tutta la libertà di movimento sulla Siria che ha caratterizzato il periodo del potere di Assad.
Una voce dall’opposizione armata: Ahmed Al-Asrawi
Ahmed Al-Asrawi, capo del dipartimento per le relazioni estere del Comitato nazionale di coordinamento siriano dell’opposizione, ha sottolineato che le basi russe rappresentano un vantaggio strategico per il Paese, anche per il futuro governo siriano. In un’intervista rilasciata a RIA Novosti, Al-Asrawi ha dichiarato che nell’opposizione siriana esistono forze favorevoli al mantenimento di relazioni costruttive con la Federazione Russa, basate sugli interessi nazionali della Siria.
«Non dobbiamo opporci a tutti gli accordi che sono e saranno nell’interesse della Siria, ma dobbiamo combinarli con gli interessi della Siria e il suo legame con la causa araba», ha affermato Al-Asrawi. La dichiarazione, riportata da News.ru, evidenzia un atteggiamento pragmatico di alcune componenti dell’opposizione siriana nei confronti della presenza russa.
Anche il il rappresentante dell’opposizione siriana, Anas al-Abda, che si trova a Istanbul, ha affermato che l’opposizione siriana potrebbe cercare buoni rapporti con Mosca: “Penso che dovremmo concentrarci sui buoni rapporti con la Federazione Russa. Penso che sia molto importante per entrambi i paesi”, ha detto.
Al-Abda ha sottolineato che la Siria ha bisogno di aiuto: le case e le infrastrutture devono essere ricostruite affinché i rifugiati possano tornare in Siria. “La Russia è un attore molto importante nel mondo, sia a livello regionale che internazionale”, ha aggiunto.
Preoccupazioni per la permanenza delle Basi
Nonostante le dichiarazioni concilianti, il futuro delle basi russe a Tartus e Latakia è tutt’altro che certo. Secondo Kirill Semenov, orientalista ed esperto del Consiglio russo per gli affari internazionali (RIAC), le nuove autorità siriane, provenienti dall’ex opposizione armata e da gruppi islamisti, non hanno fornito garanzie affidabili alla Russia per la conservazione di queste installazioni strategiche. La presenza di leader controversi come Abu Muhammad al-Julani, a capo del gruppo Hayat Tahrir al-Sham (ex al Qaeda), complica ulteriormente il quadro. Sebbene Julani sia considerato un occidente ‘un politico capace di prevenire il collasso del Paese’, la sua apertura a compromessi con altre forze potrebbe minacciare la permanenza russa.
Il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov, ha ribadito che è prematuro trarre conclusioni definitive sul destino delle basi russe in Siria. Peskov ha evidenziato che la priorità della Russia è garantire la sicurezza delle sue installazioni e che la questione sarà affrontata nei negoziati con la futura leadership siriana. La Russia sta già adottando misure precauzionali per proteggere le basi, come riportato dalla TASS.
Un paese in frammentazione
La situazione in Siria richiama alla mente il caos dell’Afghanistan del 1992, con una miriade di gruppi militanti, spesso in conflitto tra loro. Tra questi figurano islamisti radicali, curdi, l’Esercito siriano libero filoamericano e altre fazioni minori. La mancanza di un comando unificato rende difficile immaginare una transizione ordinata del potere. In questo contesto, le regioni alawite sulla costa, tradizionalmente fedeli al presidente Assad, potrebbero assumere un ruolo di rilievo.
Secondo alcuni analisti, non si può escludere la nascita di una «Repubblica popolare di Latakia», che potrebbe mantenere le basi russe come garanzia di stabilità e protezione. Questa ipotesi trova un precedente storico nello Stato alawita sotto protettorato francese, esistito tra il 1920 e il 1936.
Considerazioni
In definitiva, il futuro delle basi russe in Siria dipenderà da molteplici fattori: le dinamiche interne al Paese, i negoziati con le nuove autorità e il ruolo degli alleati regionali e internazionali. In un contesto tanto fluido, è evidente che le decisioni prese nei prossimi mesi potrebbero avere ripercussioni significative non solo per la Siria, ma anche per l’intera regione mediorientale.