Dopo un forte inizio dell’anno scorso, l’economia dell’Eurozona sembra aver perso slancio nella seconda metà del 2018, con dati che suggeriscono un fine anno “inacidito”, segnali di rallentamento.
Mentre i dati ufficiali di contabilità nazionale per il quarto trimestre non sono ancora disponibili, gli indicatori economici mensili per il trimestre sono stati per lo più deludenti. Il sentiment economico è sceso per tutto il periodo, scendendo al minimo storico di dicembre, tra l’aumento del protezionismo globale e altre tensioni geopolitiche. Analogamente, le cifre per il settore manifatturiero del blocco sono state scoraggianti e si prevede che la produzione industriale si sia contratta nel quarto trimestre. In ulteriori cattive notizie, il settore esterno probabilmente ha languito, in quanto il rallentamento dell’economia globale e la debolezza dei partner commerciali dei mercati emergenti hanno pesato sulle esportazioni.
Anche se l’afflusso di dati negativi e la turbolenta scena geopolitica hanno portato a qualche speculazione nei media che il blocco potrebbe essere diretto verso un’altra recessione, questi timori sembrano essere esagerati, almeno per ora. Parte della debolezza osservata nella seconda metà dello scorso anno è stata dovuta a effetti una tantum nelle due maggiori economie del blocco; in particolare, il cruciale settore automobilistico tedesco ha faticato ad adeguare la produzione ai nuovi standard di emissione, mentre le proteste dei “gilet jaunes” in Francia hanno interrotto l’attività alla fine dell’anno scorso. Inoltre, il mercato del lavoro ha continuato a restringersi nel quarto trimestre – con la disoccupazione che è scesa a un nuovo minimo pluriennale a novembre – e i salari sono aumentati, il che dovrebbe aiutare a contenere la spesa dei consumatori. Nel complesso, lo slancio di crescita dell’Eurozona ha chiaramente preso una battuta d’arresto e nel 2019 si assiste ad un rallentamento della crescita; tuttavia, un’economia interna resiliente dovrebbe mantenere l’attività economica in positivo. Gli analisti di FocusEconomics prevedono pertanto che il PIL aumenterà dello 0,4% trimestre su trimestre corretto per la stagione nel primo trimestre del 2019.
Guardando al futuro, oltre ad entrare nel nuovo anno con un’economia soft, il rischio politico rimane elevato. Le turbolenze nel Regno Unito aumentano l’incertezza sul Brexit, dato che i responsabili politici del Regno Unito faticano a trovare un consenso su come procedere. La mancanza di un piano aumenta le possibilità di un esito negativo o di un esteso limbo di negoziazioni. Mentre la maggior parte dei nostri analisti si aspetta di evitare un “hard-Brexit”, sono divisi su come si svolgeranno gli eventi. Nel complesso, la continua contrattazione e la mancanza di chiarezza per le imprese potrebbe danneggiare il sentiment.
Al di là delle coste del Regno Unito, la minaccia di un crescente protezionismo globale incombe su vasta scala. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha minacciato di imporre tariffe all’UE se i negoziati commerciali non andassero a buon fine, il che comprometterebbe le previsioni di crescita della zona euro. Inoltre, i negoziati tra le maggiori economie mondiali, Stati Uniti e Cina, potrebbero colpire la crescita globale se dovessero peggiorare.
Sul piano interno, il panorama politico dell’Eurozona è impegnativo. Alcune delle economie del blocco sembrano avere governi traballanti, tra cui l’Italia e la Spagna, che limitano la loro capacità o volontà di far passare la politica, oltre a rendere possibili elezioni anticipate. Mentre le prossime elezioni parlamentari europee avranno probabilmente un impatto moderato sulla politica della regione, gli sconvolgimenti per i partiti al governo potrebbero avere conseguenze in patria. Su scala più ampia, la mancanza di consenso sul futuro dell’Eurozona riduce la probabilità di una riforma tanto necessaria.
Fonte: Focus Economics
L’articolo L’economia dell’Eurozona mostra marcati segnali di rallentamento proviene da Il blog di Sabino Paciolla.