Questo articolo è stato scritto ad aprile e pubblicato su cadtm.org . Vista l’attualità del giudizio (che ha anticipato la realtà presente) ne propongo un estratto, omettendo solo alcuni riferimenti a vicende di quell’epoca non più attuali. (Nda)
Una delle strategie più efficaci implementate in qualsiasi situazione di emergenza dai poteri forti è far sentire in colpa gli individui per indurli a interiorizzare la narrativa dominante sugli eventi in corso, al fine di evitare qualsiasi forma di ribellione verso l’ordine costituito.
Questa strategia è stata ampiamente attuata nell’ultimo decennio con lo shock del debito pubblico, presentato come conseguenza di stili di vita irragionevoli, dove “si viveva al di sopra delle proprie possibilità senza mostrare responsabilità verso le generazioni future”. .
L’obiettivo era evitare che la frustrazione, dovuta al degrado delle condizioni di vita di larghe fasce della popolazione, si trasformasse in rabbia contro un modello che aveva privilegiato gli interessi delle lobby finanziarie e delle banche rispetto ai diritti. individui.
È questa strategia che sta per essere implementata nella fase più critica dell’epidemia di coronavirus.
L’epidemia ha messo a nudo il re e ha fatto emergere tutte le frodi della dottrina liberale
Un sistema sanitario come quello italiano, che fino a dieci anni fa era uno dei migliori al mondo, è stato sacrificato sull’altare del patto di stabilità: tagli di bilancio per 37 miliardi e una drastica riduzione del personale (meno di 46.500 persone, tra medici e infermieri), con il brillante risultato della scomparsa di oltre 70.000 posti letto ospedalieri – il che significa, in termini di terapia intensiva notizia drammatica, che siamo passati da 922 posti letto ogni 100.000 abitanti nel 1980 a 275 nel 2015 .
Tutto questo nel quadro di un sistema sanitario progressivamente privatizzato e soggetto, quando ancora pubblico, a una svolta imprenditoriale ossessionata dall’equilibrio finanziario.
L’immagine del ‘re nudo’ partita dalla Lombardia non poteva essere più eloquente: questa regione considerata il luogo dell’eccellenza sanitaria italiana è stata rimandata alle corde da un’epidemia che ha mostrata l’intrinseca fragilità di un modello economico e sociale interamente basato sulla priorità dei profitti aziendali e sulla preminenza dell’iniziativa privata.
Possiamo mettere in discussione questo modello e quindi correre il rischio che l’intero castello di carte della dottrina liberale crolli a cascata? Dal punto di vista dei poteri forti, questo è inaccettabile.
E così inizia nuovamente la fase per far sentire i cittadini in colpa.
Non è il sistema sanitario, de-finanziato e privatizzato che non funziona; non sono i folli decreti; sono i cittadini irresponsabili che si comportano male, che escono a passeggio o corrono nel parco, a mettere in pericolo la resistenza di un sistema efficace .
Questa moderna ma antichissima caccia al seminatore della peste è particolarmente potente, perché interferisce con il bisogno individuale di nominare l’angoscia di dover combattere un nemico invisibile; ecco perché designare un colpevole (“l’irresponsabile”), costruendo attorno a una campagna mediatica che non risponde a nessuna realtà evidente, consente di deviare la rabbia destinata a crescere con l’estensione delle misure restrittive, impedendone la trasformazione in rivolta politica contro un modello che ci ha costretti a competere fino all’esaurimento senza garantire protezione a nessuno di noi.
Continuiamo a comportarci in modo responsabile e farlo con la determinazione di chi ha sempre in mente e nel cuore una società migliore.
Ma iniziamo a scrivere su ogni balcone: ” Non torneremo alla normalità, perché il problema era la normalità “.
AUTORE: Marco Bersani