Vi propongo di seguito un breve brano del filosofo Giorgio Agamben tratto dalla sua rubrica su Quolibet.it, che tratta della “costruzione del nemico” come strategia di identità per l’Occidente, con particolare attenzione alla situazione europea.
Agamben suggerisce che l’Occidente ha perso i suoi fondamenti identitari, come la religione e i valori democratici, sostituendoli con un’ossessione verso la tecnologia e l’economia. Di fronte a questa perdita di significato e identità, l’Occidente ha dunque scelto di riproporre un “nemico” storico, la Russia, come ultimo tentativo di ritrovare coesione.
Agamben sottolinea l’assurdità e la pericolosità di questo meccanismo, poiché il nemico non è altro che un modo per riempire il vuoto lasciato dalla mancanza di ideali veri. Così facendo, l’Occidente si condanna al nichilismo, un “ospite inquietante” che erode dall’interno la società stessa e che non può essere domato attraverso menzogne o guerre immaginarie. Questo processo di “invenzione del nemico”, dunque, non è solo inefficace, ma rappresenta una deriva distruttiva:
L’invenzione del nemico
31 maggio 2024 – di Giorgio Agamben
Credo che molti si siano chiesti perché l’Occidente, e in particolare i paesi europei, cambiando radicalmente la politica che avevano perseguito negli ultimi decenni, abbiano improvvisamente deciso di fare della Russia il loro nemico mortale. Una risposta è in realtà senz’altro possibile. La storia mostra che quando, per qualche ragione, vengono meno i principi che assicurano la propria identità, l’invenzione di un nemico è il dispositivo che permette – anche se in maniera precaria e in ultima analisi rovinosa – di farvi fronte. È precisamente questo che sta avvenendo sotto i nostri occhi.
È evidente che l’Europa ha abbandonato tutto ciò in cui per secoli ha creduto – o, almeno, ha creduto di credere: il suo Dio, la libertà, l’uguaglianza, la democrazia, la giustizia. Se nella religione – con la quale l’Europa si identificava – non credono più nemmeno i preti, anche la politica ha perduto ormai da tempo la capacità di orientare la vita degli individui e dei popoli. L’economia e la scienza, che hanno preso il loro posto, non sono in grado in alcun modo di garantire un’identità che non abbia la forma di un algoritmo. L’invenzione di un nemico contro il quale combattere con ogni mezzo è, a questo punto, il solo modo di colmare l’angoscia crescente di fronte a tutto ciò in cui non si crede più.
E non è certo prova di immaginazione aver scelto come nemico quello che per quarant’anni, dalla fondazione della NATO (1949) alla caduta del muro di Berlino (1989), ha permesso di condurre sull’intero pianeta la cosiddetta guerra fredda, che sembrava, almeno in Europa, definitivamente sparita.
Contro coloro che cercano stolidamente di ritrovare in questo modo qualcosa in cui credere, occorre ricordare che il nichilismo – la perdita di ogni fede – è il più inquietante degli ospiti, che non soltanto non si lascia addomesticare con le menzogne, ma non può che portare alla distruzione chi lo ha accolto nella sua casa.
Giorgio Agamben da L’invenzione del nemico – https://www.quodlibet.it/giorgio-agamben-l-u2019invenzione-del-nemico