L’esercito siriano il 16 ottobre dopo aver liberato la città di Mayadin ha anche preso il controllo dei villaggi a nord-ovest della città, sulla riva destra dell’Eufrate. Sono stati inoltre riconquistati i villaggi di Zabar, Saliyat, Salut e Al-Tob , mentre il giorno prima era stato liberato il villaggio di Bugros Tahtani e di Bugros Fokani. La situazione è in continua evoluzione.
#Syria #DeirEzZor Arabic RT Reporter Video- #SAA Crossed Euphrates captured Thayban/Zeiban & that town will be starting op for Bokamal OP pic.twitter.com/Uigi7hmkZg
— Ivan Sidorenko (@IvanSidorenko1) 17 ottobre 2017
Sembra che siano stati conquistati anche gli altri grandi insediamenti di Abu Liel e Muhasan. Se la notizia sarà confermata, significa che le truppe governative hanno assunto il controllo dell’intera riva destra dell’Eufrate da Deir ez Zor a Mayadin.
Map update: Syrian Army ready to liberate Al-Omar oil fields in south Deir Ezzor https://t.co/shnQdaRloP #DeirEzzor #Euphrates #SAA #Syria
— Al-Masdar News (@TheArabSource) 17 ottobre 2017
Ora si spera le forze governative riescano in breve tempo a raggiungere i campi petroliferi di Al Omar, che producono circa il 50% di petrolio dell intera Siria. E’ una risorsa indispensabile per la ricostruzione del paese che gli USA cercano di sottrarre al governo.
#فيديو_من_الميدان
من عمليات الجيش السوري في مدينة #دير_الزور وريفها على اتجاه بلدة حطلةhttps://t.co/PrqMzagHQ6#الاعلام_الحربي_المركزي pic.twitter.com/bfth43rrxs— الاعلام الحربي مركزي (@C_Military1) 16 ottobre 2017
Direttamente in città, le forze governative hanno lanciato un’offensiva contro i terroristi ISIS nella zona di Al-Sinan. Di conseguenza, la zona sotto il controllo delle truppe governative nella città è aumentata in modo significativo.
Da segnalare inoltre che la TV libanese al Al-Mayadin riferisce che tutto il confine giordano è adesso sotto controllo delle forze governative.
Il territorio, liberato dalle forze siriane, raggiunge i 12 mila km quadrati. E’ una zona desertica che si estende dalla provincia di Suweida alla parte sudorientale della provincia di Damasco. Questa operazione è iniziato qualche mese fa (all’inizio dell’estate), e ora è stata completata con successo.
Intanto è stata data oggi – per l’ennesima volta – la notizia della liberazione di Raqqa. Il Pentagono – tramite la CNN – ha comunicato che in città ci sono ancora tasche di resistenza. Raqqa era stata proclamata dall’ISIS ‘capitale dello Stato Islamico’ nel marzo del 2013. La liberazione avviene dopo circa 4 mesi di combattimento, la distruzione quasi completa della città e un ingente numero di vittime (secondo l’Osservatorio Siriano per i diritti umani 3250). Secondo questi dati, 1130 civili sono diventati vittime dei combattimenti, di cui circa 270 sono bambini. 2.100 invece i morti tra terroristi dell’ISIS e i miliziani dell’SDF.
Anche il rappresentante ufficiale del Segretario generale delle Nazioni Unite, Stefan Dujarrik, ha confermato che la maggior parte della città siriana è stata danneggiata o distrutta a causa dei combattimenti.
Il 15 ottobre a sera, come a Mosul – per effetto di un accordo con l’SDF – sono stati lasciati liberi di uscire la città (probabilemnete in direzione Deir Ezzor) 250 miliziani dell’ISIS, in cambio di non continuare a combattere.
La domanda che si pone adesso, è: cosa farà Washington ora che ha esaurito l’ultimo obiettivo pianificato nella lotta contro L’isis? A quando pare ci sono due punti di vista nella squadra di Trump. Il primo orientamento vorrebbe che si continuasse la guerra contro Assad in qualche modo. Il secondo ritiene che senza Assad la Siria diventerebbe un buco nero ingovernabile e un luogo molto pericoloso per la stabilità della regione. Purtroppo unanimità c’è solo su di un fatto: nè Raqqa , nè i territori conquistati saranno restituiti alla legittima autorità siriana.
La visita di un alto dignitario saudita e il plenipotenziario USA Mc Gurk in zona sembra avvalla pienamente questa ipotesi.
Brett McGurk visited Ayn Issa today with the Saudi minister Thamer al-Sabhan (former Ambassador to Iraq) & joined 3 different meetings.#R24
— Raqqa24 (@24Raqqa) 17 ottobre 2017
Termino con un’altro fatto che testimonia le tensioni tra Israele e Siria. Nella giornata di ieri è da segnalare la distruzione di una batteria missilistica siriana S200 nei pressi di Damasco per opera degli aerei di Tel Aviv. Secondo Israele, l’esercito siriano avrebbe lanciato un missile per intercettare un aereo israeliano che sembra volasse nello spazio aereo libanese, ma questa versione non è certa. Sembra che il piano per distruggere la batteria di S200 fosse comunque pronto da 5 mesi (ed ora si è presentata l’occasione propizia).
Si spera che il ministro della Difesa Shoygu , in visita in queste ore in Israele riesca a d ammorbidire gli israeliani, dietro precise garanzie. La Russia ha comunicato infatti che le forze di stabilizzazione russe non lasceranno la Siria neanche a guerra ultimata. Sembra però che Tel Aviv non ceda sul fatto che non permetteranno basi iraniane in Siria.’