L’Eurozona è probabilmente nel suo anno finale, contrazione in arrivo

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La tendenza storica dell’euro e delle sue precedenti incarnazioni ha seguito questo andamento storico, se adottiamo una prospettiva di sinistra:

L’Eurozona è dominata da Francia e Germania; la Francia vuole la fine dell’austerità e la promozione di politiche di crescita a livello continentale; la Germania vuole più austerità al fine di mantenere la propria posizione di dominio finanziario; la Germania, il Mostro di Frankenstein di Washington – la cui violenza scaturisce non da rifiuto genitoriale o della società, ma da insensibile ipocrisia – vince.

E la Germania vuole un’Eurozona più piccola, dunque perché dubitare del fatto che sia in arrivo una contrazione?

Ho già scritto di come l’eurozona abbia una struttura irrimediabilmente corrotta ed antidemocratica, e anche di come sia pronta al crollo perché gli ultimi anni di Alleggerimento Quantitativo [Quantitative Easing o QE] non hanno rafforzato l’economia, ma sono stati deviati in investimenti nell’alta finanza/mercati azionari che non hanno quasi nessun beneficio sociale.

Dunque cosa succede quando il rubinetto del QE verrà definitivamente chiuso dopo tutti questi anni?

Si prevede che questa settimana l’Eurozona deciderà di ridurre gradualmente il QE di Mario Draghi fino alla sua interruzione definitiva.

Bene, questa serie di 7 articoli è stata in gran parte scritta due mesi fa: adesso sembra estremamente probabile che dopotutto la BCE NON annuncerà la fine del QE il 25 ottobre.

Dubito che ciò dipenda dalle mie alquanto infauste profezie su quanto succederà non appena si termina il QE, perché il pericolo posto dalla sua interruzione è ovvio per ogni giornalista che si occupi di Europa.

È per questo che la Reuters ha intitolato quest’articolo fresco di pubblicazione, “High noon for the ECB, Draghi at the QE Corral[“Mezzogiorno di fuoco alla BCE, Draghi al QE Corral”; in inglese]. Draghi rappresenta il tipo forte, silenzioso/rappresentante del popolo alla Gary Cooper, mentre l’alta finanza è la banda Miller che è in procinto di devastare l’intero villaggio a proprio beneficio. La vera domanda è: cosa ci fa Grace Kelly in un villaggio così zotico, ma se rispondo, dovrò anche aggiungere una metafora per “sfida all’OK Corral”, e abbiamo già dedicato abbastanza tempo alla spiegazione di un titolo della Reuters così contorto.

L’ultima previsione generale è che l’acquisto mensile di obbligazioni verrà tagliato solo del 33% – da 60 a 40 miliardi di euro – e che sarà esteso all’anno prossimo. Queste cifre sono noccioline in confronto alle svariate migliaia di miliardi del grande gioco dei salvataggi dell’Eurozona: ma ancora non sappiamo se verrà annunciata la temuta data della fine.

Questa “flessibilità” è la cosa che principalmente dobbiamo prendere dal prossimo annuncio di Draghi: “… la banca manterrà una certa flessibilità e si mostrerà inoltre disponibile all’aumento di acquisti di attività finanziarie se le prospettive peggioreranno.” Tradotto: la possibilità che i contribuenti paghino per i salvataggi delle banche private resta in piedi, assieme al flusso diretto di denaro gratis del QE, come anche i tassi di interesse trascurabili che consegnano denaro praticamente gratis a chi non è abbastanza ben piazzato da approfittare direttamente di quel flusso diretto.

La probabilità di questo rinvio non dovrebbe essere troppo sorprendente: la BCE già altre volte ha rinviato la riduzione del QE. Le solite due ragioni ne sono la causa: in primo luogo, questo programma fatto su misura per l’1% è piuttosto lucroso per loro, e secondariamente, sanno che ci sarà un inferno da pagare.

Ma la mia principale domanda – che sta alla base di questa serie di articoli, ed è un’accusa di ispirazione comunista al capitalismo – resta valida: quando finirà l’era dei soldi gratis, e sapendo che l’1% è insaziabile, quanto aspetteranno i diabolici speculatori a colpire l’Eurozona, come avevano fatto nell’estate del 2012, cosa che aveva provocato il QE?

La mia seconda importante domanda – ispirata da una totale mancanza di fiducia nel progetto dell’Eurozona, come prodotto della sua struttura e visti i suoi risultati – rimane anch’essa valida: come potrà mai iniziare un’era di “denaro gratis” per il 99% quando la solidarietà richiesta per un progetto a livello continentale neanche esiste?

Il libro “I deboli sono destinati a soffrire?” dell’ex Ministro delle Finanze Greco Yanis Varoufakis, falsamente di sinistra ma ammirevole informatore, ha fornito lo spunto per questa serie, e io ho citato molte volte le sue scoperte al fine di provare l’assenza strutturale e culturale della solidarietà per l’Eurozona da parte dell’Europa Settentrionale.

“…la Bundesbank era, e continua ad essere, pronta a fare ‘tutto il necessario’ per fermare Mario Draghi nel suo percorso. Il fatto che Herr Weidmann (Presidente della Bundesbank) abbia fallito fino a questo momento è una testimonianza della determinazione della cancelliera Merkel nel non volere che il crollo dell’euro si verifichi nel corso del suo mandato. Ma come Draghi sa fin troppo bene, né lui, né Berlino possono permettersi di ignorare l’ira della Bundesbank né la sua predilezione per un’area euro più piccola.”

E poiché il QE dovrà finire presto o tardi (stanno letteralmente restando senza obbligazioni da acquistare) a dispetto dell’impossibilità per la BCE di dirlo chiaramente giovedì [l’autore si riferisce al 26/10/2017], è già pronto il piano per un euro a molte velocità. Una volta che l’era del denaro gratis sarà finita, di sicuro ne inizierà una nuova.

Per riassumere brevemente quello che ho previsto: semplicemente torneremo al 2012 – la Grecia uscirà o forse no, e l’alta finanza tornerà  a “mettere” alla prova quei paesi indebitati con le banche straniere come il Portogallo, l’Italia e la Spagna nella speranza di costringerli a subire un “salvataggio” guidato dalla Troika.

Quindi vedete la profondità e l’ampiezza del problema, e che la domanda non è “se”, ma “quando?”.

Potrebbe succedere giovedì… dubito che tarderà fino al 2019 

Come ti senti Europa? Pronta per qualche cambiamento storico?

Le cose si stanno mettendo molto bene per l’1% in Europa Occidentale successivamente alla Brexit: Macron ha vinto, la Merkel è stata rieletta e con una coalizione ancora più filo-capitalista, Madrid reclama il controllo sulla Catalogna (per il momento piuttosto al vento, vi garantisco) le proteste anti-austerità in Francia sono svanite nel momento in cui Macron ha iniziato una guerra lampo contro il modello sociale francese. Le cose però vanno in modo molto diverso nell’Europa centrale, come vi illustrerò in breve.

Permettetemi di esaminare le ragioni per cui l’1% si tratterrà dal mandare all’aria il sistema per proprio profitto il prossimo giovedì.

Come dimostra il prevedibile e ripetuto indietreggiamento della BCE – essi continuano ad avere soldi gratis, e anche la popolazione si rende conto che lo stato dell’Eurozona è troppo in pericolo per operare un grande cambiamento adesso. Ma ci sono altre credibili ragioni per cui l’alta finanza potrebbe attendere fino al 2019:

i parlamentari europei saranno in corsa per la rielezione in quel momento… ma non è che essi abbiano più potere dell’alta finanza, questa cosa fa ridere! E in ogni caso, storicamente i 500 milioni di cittadini europei non hanno mai avuto voce in capitolo nella struttura della stessa Europa.

Il Presidente della Commissione Europea (1/3 della Troika) Jean Claude Juncker anche lui è in corsa per la rielezione, ma ha detto che non si candiderà per un secondo mandato. Anche qui si ride, sa che è una nave che sta affondando, ma lui non vuole che affondi quando ne è al comando. Ma di nuovo in ogni caso non è neanche lui ad avere più potere dell’alta finanza. E non c’è il rischio che a capo della Commissione Europea venga messo un comunista non junckeriano…

La ragione più plausibile perché si costringa l’alta finanza a tardare è che l’UE vuole che la Gran Bretagna paghi il più possibile per la Brexit, e questa avverrà a giugno 2019. L’UE necessita di un fronte unito per ottenere il massimo guadagno, che secondo Bruxelles ammonterebbe a 60 miliardi di euro, forse di più. Comunque, 60 miliardi di euro impallidiscono in confronto con il denaro in gioco nell’Eurozona, con i soldi che l’1% può ottenere costringendo Spagna, Italia, ecc., ad accettare un orrendo salvataggio, in stile greco, condotto dalla Troika: salvataggi della Troika prima dell’espulsione dall’Eurozona. C’è un’altra importante fazione che vuole che i greci restino, quindi per loro la cosa più importante è spaventare le altre nazioni che premono per uscire.

A mio parere, queste ultime ragioni sono le uniche plausibili che potrebbero far sì che la contrazione non si verifichi nel prossimo anno, o anno e mezzo. Come vi ho già detto il QE potrebbe essere esteso fino ad allora, ed essi potrebbero anche non prolungarlo estendendo gli acquisti alle obbligazioni emesse da aziende europee, il che almeno è meglio di dare soldi gratis alle banche.

Ma il rubinetto del QE verrà chiuso, e a quel punto niente più Zona Euro

Come vi dicevo, crisi immensa, salvataggi della Troika, ulteriore austerità, caos per le persone comuni, ancora più disuguaglianza… e per finire cambiamenti all’Eurozona! Finalmente!

Ma se vi aspettate un grande crollo – un forte appannamento del brand europeo – non pensate come un capitalista.

Sarà un colpo di Stato morbido. Ho già descritto il piano [in inglese], che è pronto e concordato. Ci sarà un’Europa a due velocità, questo fatto gode già dell’approvazione delle quattro economie più grandi – Germania, Francia, Italia e Spagna.

Le economie ricche perseguiranno una maggiore integrazione, e le nazioni povere saranno messe da parte, assieme alla durevole e falsa foglia di fico dello sforzo per la “convergenza economica”, un eufemismo capitalista per l’espressione comunista “ridistribuzione della ricchezza”.

Lo slogan principale che adopereranno nella loro propaganda è, “Non sono necessarie nuove regole, visto che esistono già tutte le regole necessarie.” Le regole dell’UE consentono già a gruppi di almeno 9 stati membri di perseguire una “cooperazione intensificata”.

Pertanto, non sarà necessario nessun referendum, non ci sarà nessun voto; diranno che “le regole per un’Europa a molte velocità sono state già approvate democraticamente in precedenti votazioni” (a parte le 8 volte in cui queste sono state democraticamente respinte (questi respingimenti sono stati ovviamente ignorati)).

Quindi, membri dell’Eurozona, è questo il punto chiave da tenere a mente:

Non ci saranno cambiamenti all’attuale orrenda situazione, nessun cambiamento alla natura atrocemente antidemocratica dell’Eurogruppo, che controlla tutto ciò che c’è di importante nell’Eurozona, la maggiore macro-economia del mondo; niente verbali delle riunioni mensili dell’Eurogruppo; niente democrazia all’interno del gruppo; niente supervisione parlamentare; il rifiuto totale di votazioni democratiche che abbiano lo scopo di influenzare le politiche dell’Eurozona – come in Grecia, niente cambiamenti allo status quo, che funziona in modo eccellente per l’1%.

E ricordatevi che prima che la crisi diventi troppo grande, quando diventerà ufficiale l’Eurozona a 2 velocità: continueranno i salassi usurari, come anche i peggioramenti delle legislazioni sul lavoro. Questo spiega il febbrile assalto di Macron a quello che per lungo tempo è stato il “cattivo esempio” della Francia: è chiaro che la fine è vicina e dunque è stato ordinato di mettere quante più possibili regole pro capitalismo/pro globalizzazione nelle leggi francesi. Un’opinione pubblica francese esausta dopo anni di proteste e in preda all’apatia, si sta dimostrando non in grado di fermare la slavina.

E quando arriverà quel giorno, quando debutterà la “nuova” Eurozona e i greci saranno liberati: i membri ricchi semplicemente prenderanno i loro soldi e se ne andranno a casa. Aspettatevi di ricevere da loro una fattura mensile grazie alle ondate di privatizzazioni – porti, aeroporti, dipartimenti idrici, leggi che favoriscono le proprie industrie a scapito di quelle locali – degli ultimi 30 anni,

Dunque cos’è il Sistema a 2 Velocità?

In breve, sarà le nazioni dell’Eurozona contro quelle dell’Unione Europea che non hanno accettato l’euro.

A questo punto dobbiamo tenere a mente l’evidente divisione culturale e geografica: l’Eurozona è composta da Europa Occidentale, qualche isola e piccolo principato, i tre Stati Baltici rabbiosamente anti-comunisti, e l’ex Cecoslovacchia. Solo quest’ultima rappresenta un’eccezione qui, e vi spiegherò presto quanto siano infelici anche loro.

Dunque vediamo come l’Europa sia già pronta per una semplice divisione.

Penso che possiamo essere tutti d’accordo – dato lo stato di pericolo dell’Eurozona e il trattamento atroce riservato alle sue nazioni più deboli – nessuna nazione dell’Europa Centrale è così stupida da desiderare di unirsi all’Euro, nemmeno una nazione fanaticamente pro-Europa come la Polonia: un sondaggio della scorsa primavera ha mostrato come solo il 22% della popolazione voglia ancora adottare l’euro.

Dunque si capisce come questa divisione si sia già inasprita

Dovremmo anche capire che questa divisione arriverà nell’immediato, e che non deve necessariamente essere preceduta dalla crisi economica dell’Eurozona che ho descritto prima.

Mettete tutto assieme, ed è chiaro che assisteremo a una vera separazione dell’Europa. Il gruppo ad alta velocità sarà costituito dai membri dell’Eurozona… o almeno da quelli che non hanno richiesto un salvataggio e che sono stati approvati come soci del nuovo club. Se irrigidiscono i requisiti di ingresso, l’Eurozona potrebbe facilmente estromettere molti stati, mantenendo soltanto quelli dell’Europa Settentrionale e Occidentale.

E questo è ciò che la Germania ha sempre voluto.

Anche se la Germania (assieme alla Francia) ha violato le regole fiscali dell’UE nel 2003 prima di chiunque altro; anche se paesi come Grecia e Portogallo avevano bilanci fiscali “moralmente corretti” prima di essere caricati di debiti di banche straniere; la Germania non ha mai tenuto segreto il suo ingiustificato disprezzo per le più deboli nazioni latine.

Quando la storia verrà scritta, dimostrerà che la Germania (assieme all’1% delle altre nazioni occidentali) ha orchestrato lo sbudellamento economico e la dominazione di tutta l’Europa, il che la pone nella giusta posizione per la seconda parte, l’inevitabile dominazione dell’Europa a bassa velocità da parte della ricca ed esclusiva Eurozona.

E perché mai le nazioni meno ricche dovrebbero accettare tutto questo? Beh… non lo faranno.

L’Europa Centrale potrebbe non restare ad aspettare per scoprirlo

Di nuovo, pensate che si uniranno all’euro adesso?

L’aspetto più capitalista dell’euro probabilmente è la precondizione che qualunque nazione desideri unirsi, deve sospendere qualsiasi controllo sui movimenti di denaro in ingresso e in uscita dal paese per due anni interi.

Mi sembra di senire il rumore delle vostre xxxx che cadono [nell’originale “jaw dropping” la mandibola che cade, l’equivalente italiano è inevitabilmente volgare].

Quindi qualunque nazione voglia svendere completamente la propria eredità nazionale ai ricchi capitalisti di Europa Occidentale e America (ma anche Giappone, Cina, Corea del Sud, Arabia Saudita, Qatar – chiunque abbia i soldi), e voglia che il proprio 1% autoctono si lanci in fughe di capitali… beh, eccovi al vostro funerale. Una regola come questa ha evidentemente lo scopo di promuovere gli interessi nazionali dei paesi più ricchi invece di quelli dei loro supposti partner nel progetto pan-europeo.

Il Gruppo di Visegrad– Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia – ha già detto che essi abbandonerebbero una UE a molte velocità: perché mai esse dovrebbero mettersi al secondo livello, dove non hanno alcuna speranza di ottenere parità? L’Eurozona è puro capitalismo con regole inique e nessuna solidarietà: questo significa che la compagnia più grande vince, e quella di secondo livello non è neanche in grado di partecipare.

Naturalmente, l’Europa Occidentale non prende minimamente in considerazione queste proteste contro un progetto a molte velocità che viola lo spirito dell’era del progetto pan-europeo nel 1991 in ogni modo possibile. “Uomini forti della democrazia” come Macron, sordi a qualunque opinione diversa dalla propria continueranno a fare pressioni in questa direzione [in inglese] nella speranza che i cittadini dell’Europa Centrale continuino ad essere ingannati dalle loro false promesse di uguaglianza.

L’Europa Centrale si sta svegliando: saranno sempre cittadini di seconda classe in Europa

La realtà è che in anni recenti i cronisti in Europa Centrale hanno notato che l’Unione Europea/Eurozona è stata capace di ottenere qualcosa che i governi dell’era comunista hanno costantemente, ma senza successo tentato di fare: appannare l’immagine del modello occidentale.

Il progetto pan-europeo ha definitivamente provato all’Europa Centrale di non essere vista come uguale dall’Europa Occidentale, e di esservi stata inclusa solo per fornire una manodopera di qualità paragonabile, ma che si accontentasse di salari pari ad un terzo rispetto a quelli occidentali.

Diamine, i paesi di Visegrad hanno addirittura dovuto protestare [in inglese] per la disuguaglianza degli ingredienti negli stessi esatti prodotti alimentari se questi sono diretti in Europa Centrale anziché in Europa Occidentale. Questo genere di roba non passa sotto silenzio, e non viene dimenticata facilmente: l’Europa Occidentale non ha idea di questa umiliazione condivisa dalla vittime dell’imperialismo.

Ricordiamoci che l’orrendo smantellamento dell’economia socialista dell’Europa Centrale negli anni ’90 era sostenuto dalla promessa che questi paesi sarebbero stati accettati e trattati come uguali dall’Europa Occidentale… questo non è successo. I quarantenni e i cinquantenni di oggi hanno creduto alla promessa dei politici capitalisti, non hanno prestato fede agli avvertimenti dei loro genitori per i quali la vita sotto il socialismo non era così brutta, e hanno completamente ignorato gli argomenti morali dei loro nonni in favore del socialismo e contro il capitalismo/fascismo delle corporation.

Abbondanti statistiche dimostrano questo fatto: in Slovacchia i redditi reali sono aumentati del 50% tra il 1970 e il 1985, ma sono caduti negli anni ’90; il PIL, solo nel 2007 è tornato ai livelli del 1989, ed è rimasto stagnante da allora – un innegabile fallimento.

Qualche decennio è un tempo abbastanza lungo affinché l’Europa Centrale capisca il gioco… quindi accettiamo di trovarci di fronte ad una nuova realtà storica e culturale: le vecchie analisi non funzioneranno così efficacemente.

Questa generazione che si avvicina alla mezza età si sta risvegliando, ed è giustificatamente infelice. Pertanto abbiamo la Repubblica Ceca – probabilmente la nazione che per cultura è la più occidentale dell’Europa Centrale – che ha appena eletto un miliardario [in inglese] come Primo Ministro, il quale paradossalmente è un euro-scettico. Qualcosa qui non torna, ma come ho detto questi sono tempi del tutto insoliti e distorti in Europa Centrale.

I cittadini dell’Europa Centrale hanno concluso che il progetto pan-europeo – l’Unione Europea – ha essenzialmente portato solo due sviluppi positivi: migliori trasporti (che sono di beneficio ai capitalisti occidentali dato che facilitano gli affari) e confini aperti (che incoraggiano le fughe di cervelli & forza lavoro a basso costo, beneficiando quindi i capitalisti occidentali). Prima che voi nativisti perdiate le staffe, i confini aperti sono un diritto umano, ma devono essere accompagnati da legislazioni socialiste sui capitalisti al fine di proteggere i salari locali.

Vi prego di notare che non ho parlato di “proteggere la cultura locale”. L’idea che gli immigrati, i Rom o i musulmani siano la causa del degrado dell’Europa è ridicola, e sembrate degli stupidi a protestare in tal senso. L’imperialismo europeo si è ritorto contro se stesso, e non è il socialismo nazionale la soluzione. In realtà il socialismo internazionale lo è.

Il risultato del rifiuto da parte dell’Europa Centrale del socialismo moderno e della scelta dell’imperialismo intra-europeo è evidente per tutti: la Germania ha colonizzato l’Europa Centrale, traendo vantaggio dai suoi legami storici, culturali e geografici, e usa i profitti che ne ricava per dominare anche l’Europa Occidentale.

La realtà immediata è che da Visegrad alla Romania [entrambi in inglese], non prenderà il volo una UE a molte velocità – dopo 30 anni non ci si “ispira” più all’Europa Occidentale. Una realtà più forte è quella per cui l’Europa Occidentale spingerà semplicemente fuori l’Europa Centrale, e non è nemmeno necessaria un’altra crisi dell’Eurozona per arrivarci: la contrazione è presto in arrivo, comunque.

Il rifiuto del socialismo in favore delle mai mantenute promesse pan-europee ha lasciato l’Europa Centrale nelle sembianze di un donna maltrattata, invecchiata, indebitata, esaurita, amaramente alla ricerca di un facile capro espiatorio… ma questo è quello che fa a tutti il capitalismo. Sicuramente, l’unica soluzione a tutto questo per la società è il socialismo.

La mia previsione per come tutto NON cambierà

Abbiamo capito che l’Europa a molte velocità è inevitabile, e che l’Europa Centrale ne verrà spinta fuori,  resta ancora un problema per molte nazioni: essere membri dell’Eurozona.

La strada più rapida per il vero cambiamento si avrà se un paese prende su di sé il ruolo nobile del martire e lascia l’euro, affrontando di petto tutto il dolore. Nel breve termine, secondo le stime di Varoufakis: si prevede un anno di caos finanziario totale.

Ma esiste una nazione dell’Eurozona che vorrà farlo? Sarebbe necessario un grande fervore rivoluzionario – in tutta la nazione, vi avverto – perché tutti quanti nel breve termine sopporteranno un anno doloroso.

Ma il lungo termine è ancora più duro per il popolo; ci vorrebbe una rivoluzione in stile iraniano – che implicherebbe nessuna partecipazione al WTO, guerra di sanzioni bancarie, continuo assassinio mediatico, costante incoraggiamento di elementi sovversivi da parte di potenze straniere, improvvise penurie di merci orchestrate dall’1% come nell’Egitto di Morsi – per tornare in possesso di tutti i beni che sono già stati svenduti e recedere da tutti gli ingiusti contratti economici che sono già stati siglati.

Perché “lasciare” semplicemente l’Eurozona se volete rimanere nel sistema capitalista, se volete che i tedeschi continuino ad avere il controllo del vostro dipartimento idrico, i francesi del vostro porto e gli olandesi della vostra industria casearia?

Non ha senso, vero?

Ma questo È l’unico piano di battaglia per il lungo termine. Se vi sembra di non averne lo stomaco… allora non state considerando una vita di penuria e sottomissione, che è la sola altra alternativa.

Questa è la realtà.

‘Non resto e non me ne vado – l’opzione mai discussa

Nessuno in Europa sembra nemmeno pensare all’opzione di usare la paralisi a proprio vantaggio… i sit-in, gli scioperi a lungo termine, mettere più e più volte i bastoni tra le ruote. Naturalmente i media mainstream proibiscono discussioni di questo genere, eppure….

C’è un’alternativa molto migliore ad aspettare che qualche finanziere canaglia forzi la questione e veda il bluff dell’”austerità di Ponzi” europea, e non è promossa da Varoufakis: a un certo punto qualche nazione si rifiuterà di giocare secondo le regole dell’Eurozona e inoltre si rifiuterà di lasciare l’euro. Nessuno ha realmente discusso questo tipo di possibilità fuori dagli schemi.

Una minaccia del genere significa restare nell’euro… mentre si scalcia e si urla per fare i cambiamenti di regole necessari all’introduzione della democrazia nell’Eurozona.

Ovviamente, questo richiede la decisione di realizzare un’economia anti-austerità che gli europei occidentali semplicemente si spaventano a chiamare per nome: comunismo. (Questa paura è presa in esame nel prossimo articolo di questa serie.)

Qualcuno con il potere – non uno stupido come me o un semplice Ministro delle Finanze – solleverà il velo, mostrerà la bruttezza che cela, e però insisterà per continuare a portarla in giro al ballo affinché tutti la vedano. “ Sarà brutta, ma è mia!”. Il primo passo per l’accettazione è che se ne stabilisca l’esistenza.

Allo stesso tempo, questa nazione si rifiuterà di comportarsi correttamente nelle istituzioni europee – in cui molto spesso è richiesta l’unanimità assoluta – e le costringerà a fermarsi. E gli altri paesi dell’Eurozona, credo che staranno a sentire.

Quello che posso provare a prevedere è: quale sarà questo stato canaglia?

Fino a questo momento non c’è stato un vero eroe nella euro crisi. Hollande – il più stupido dei polli [in inglese] o “il più mite tra i leader” come ha scritto Varoufakis; Le Pen – un pagliaccio intellettualmente disimpegnato [in inglese]; Mario Monti – non un rivoluzionario, ma almeno entro una certa misura un nazionalista che ha difeso l’Italia e l’idea di una unione bancaria europea nel 2012; Syriza – traditori; Podemos – impegnati a lavorare all’interno del sistema e preoccupati di evitare la balcanizzazione della Spagna.

Eppure io sostegno che “l’eroe” o addirittura il “cattivo”, potrebbe essere la Spagna,

Ma prima di arrivarci, tristemente sembra che non sarà l’Europa Centrale l’eroe, sebbene sia in grado di costringere l’Unione Europea a fermarsi, e anche se dovrebbe fare proprio questo dopo decenni di stupri capitalisti. Ma il controllo privato dei media significa che il socialismo non viene mai discusso, e che il capro espiatorio non è l’ingiusto 1% ma gli stranieri. Riuscite a mostrarmi la nazione centro-europea in cui l’attuale narrazione non sia una continuazione de “i nazionalisti capitalisti e reazionari continuano a consolidare il potere dopo l’era del socialismo internazionale”; o il leader di sinistra in ascesa da quelle parti; o il paese in cui una rivoluzione politica/sincera ristrutturazione della società è in corso come nell’Iran del 1979 o nel Rojava siriano del 2017 [in inglese]?

La Spagna, in modo di cruciale importanza, è quella che l’alta finanza osserva con più attenzione – oggi come nel 2012.

E’ la più grande economia sul ciglio [del burrone]; e il suo popolo ha sofferto un reale impoverimento, qualcosa o qualcuno dovrà arrivare da lì e determinare il bilanciamento. Qualunque cosa facciano… funzionerà!

Se la Spagna vorrà lavorare all’interno dell’euro per salvarlo, l’euro verrà salvato. Se la Spagna vuole separarsi tra Catalogna ed altre regioni abbandonando l’euro, le altre nazioni saranno felici di seguirla. L’insoddisfazione è così alta nell’Eurozona che QUALCOSA dovrà succedere.

Ma poiché la Spagna non sarebbe una sorpresa, e visto che le rivoluzioni sono sempre una sorpresa (questa è un po’ forzata, lo ammetto), prevedo che sarà la Francia a fare il cambiamento.

No, non sono di parte, sto solo riflettendo

Gli idioti negli Stati Uniti parlano di costringere Trump all’impeachment per i suoi tweet, ma io proprio non riesco a capire come possono i francesi tollerare l’uomo forte, capitalista, giovane autocompiaciuto Emmanuel Macron per altri quattro anni e mezzo? Macron, molto più di Trump o di qualunque altro leader occidentale, ha già forzato la sua mano e si è alienato l’opinione pubblica in modo incredibile. Il suo indice  di gradimento dopotutto è inferiore a quello di Trump. Inoltre la Francia ha una storia di grandi proteste.

Questa previsione è in linea con le analisi storiche, dopotutto. Come ho provato, l’UE era stata originariamente concepita dalla Francia come un’alleanza franco-tedesca contro l’imperialismo Americano, e la Francia per anni ha provato a convincere la Germania a lasciar perdere con l’austerità e contribuire al finanziamento (assieme alla Francia) di politiche pro-crescita.

E se ci rifacciamo a questa visione storica, quello che sto dicendo è che la storia possa plausibilmente essere letta in questo modo: l’alleanza per decenni proposta dalla Francia fallisce… quindi si adotta una tattica differente – ribellione totale – per salvarsi. Ha senso, no? La Francia ha la forza e il potere per farlo – e gli altri si allineerebbero di sicuro.

È possibile che l’incombente crisi economica dell’Eurozona costringerà il giovane, per certi versi sconosciuto Macron, a dare un party di “coming out” in cui opera una svolta di 180° e dimostra di essere il tipo di leader che questi tempi richiedono: un indipendente.

Ma ciò è molto meno probabile di quest’altro scenario: le enormi proteste che attualmente sono sin troppo addomesticate, peggiorano superando i livelli di quelle del 1968 dopo che l’opinione pubblica francese avrà ripreso fiato e quando la crisi dell’Eurozona colpirà, costringendo Macron a farsi da parte. Il 20% dei Francesi ha votato alle elezioni di maggio per un candidato il cui punto programmatico principale era la fine della Quinta Repubblica – la crisi economica li farà diventare maggioranza. Una nuova ondata di sinistra prende il potere e richiede reali cambiamenti. Naturalmente non li otterranno, quindi formeranno quel secondo euro blocco di cui vi avevo parlato, abbandonando la Germania e l’austerità e radunando con sé Spagna, Grecia, Italia, ecc.

Ciò significa che potremmo avere una Europa a tre velocità e realmente divisa: la Germania e i suoi tirapiedi come Olanda, Lussemburgo ed altri, la Francia alla testa di un blocco latino pro-crescita, e l’Europa Centrale che traccerà un proprio percorso autonomo e dolorosamente necessario.

Sì, l’idea che la Germania e la Francia rimangano assieme per installare la Guerra Fredda 2.0 – Europa (Eurozona) Occidentale contro Europa (non-Eurozona) Orientale – è uno scenario più probabile. Questo farebbe il gioco dell’Eurasia, poiché il sistema cinese della Nuova Via della Seta sarebbe il benvenuto per tutto il suo percorso fino alla Grande Pianura Ungherese, a differenza del 1241.

Indipendentemente da tutto, questo di oggi è un mondo multipolare, e l’idea di tre centri di postere separati in Europa, e con ideologie realmente differenti è divertente da contemplare, no? Oltre che divertente, sarebbe un chiaro progresso, se si confronta con l’attuale status quo antidemocratico e capitalista in Europa.

Ma non permettiamo che queste speculazioni ci distraggano dal vero argomento di quest’articolo: la cattiva gestione economica ci ha costretti alla certezza di dover realizzare un’Europa a molte velocità.

Alcuni dicono che avrà due velocità, altri dicono che ne avrà tre, ed esiste una reale possibilità di un crollo economico verso la velocità zero. Ma è in arrivo, e nell’immediato. Questo processo – che è così lento e così pianificato e visibile da non poter essere chiamato una “crisi” – è dovuto alla mancanza di democrazia e socialismo nel progetto pan-europeo.

Per altro, quando la BCE chiuderà il rubinetto, come alla fine farà, allora si avrà una vera crisi, per la quale non ci sono soluzioni semplici. Ma la creazione delle crisi – “La Recessione come Strumento di Guerra Sociale” – è argomento dell’articolo finale di questa serie.

Però, il prossimo e penultimo articolo sarà “La paura del mondo anglofono di chiamare ‘comunismo’, il comunismo”. Perché questa paura – questa incapacità di discutere apertamente e onestamente di politica, economia e moralità – è la radice maligna che causa l’attuale disordine sociale europeo.

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Questo è il quinto di una serie di 7 articoli sull’Eurozona attuale che combinerà alcune delle idee di Varoufakis con i miei 8 anni di esperienza fatta occupandomi direttamente della crisi da Parigi.

Eccovi la lista degli articoli che verranno pubblicati, spero che li troverete utili nella vostra lotta da sinistra!

Recensione del libro di Varoufakis: economista rock star, ma finto politico di sinistra

Perché no il Petroeuro? O la tensione storica della Francia per un’Eurozona anti-austerità

La struttura irrimediabilmente corrotta dell’Eurozona

L’Eurozona: ancora e come sempre pronta al crollo

L’Eurozona è probabilmente nel suo anno finale, contrazione in arrivo

La paura del mondo anglofono di chiamare ‘comunismo’ il comunismo

Recessione forzata come strumento di guerra sociale contro il 99%

Ramin Mazaheri è il capo corrispondente a Parigi di Press TV e ha vissuto in Francia dal 2009. Ha fatto il cronista per vari quotidiani negli Stati Uniti ed ha svolto la sua attività in Iran, Cuba, Egitto, Tunisia, Corea del Sud e in altri paesi. I suoi lavori sono stati pubblicati in svariati giornali, riviste e siti web, oltre che alla radio e in televisione.

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Articolo di Ramin Mazaheri pubblicato il 23/10/2017 su TheSaker.is

Traduzione in italiano a cura di Mario B. per Sakeritalia.it

[Le note in questo formato sono del traduttore]

 

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Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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