Il giornale libanese Al Modon ci aggiorna sull’esplosione di Beirut: “Il ministro della Salute libanese, Hamad Hassan, ha annunciato il bilancio delle vittime iniziali: 63 morti e 3.000 feriti.
Si stima che il numero delle vittime aumenterà, poiché molti hanno perso i contatti con le loro famiglie che lavorano nell’area. D’altra parte, gli ospedali di Beirut sono stati sommersi dai feriti. Quindi i soccorritori hanno chiesto di trasferire i feriti in altri centri ospedalieri per ricevere cure e cure adeguate. Il ministro Hassan ha detto che la situazione è catastrofica.
D’altra parte, l’esplosione ha lasciato una completa distruzione nel porto e nelle aree circostanti. Le facciate degli edifici nella zona vicino al porto sono state distrutte, la maggior parte degli edifici a Beirut e le aree circostanti sono stati distrutti e il fragore dell’esplosione raggiunse la Bekaa, il sud e il nord del paese”.
L’esplosione sembra essere stata provocata dallo scoppio di nitrato di ammonio avvenuta in un deposito vicino al porto. Nel deposito era depositato da mesi un carico proveniente da una nave commerciale, la Rhosus (battente bandiera moldava). Il carico, di 2750 ton di nitrato, è stato sequestrato dalle autorità libanesi e stoccato in porto, tra evidenti problemi di sicurezza, peraltro, più volte segnalati alle autorità competenti.
Sulle responsabilità, la maggior parte delle gente sperava che fosse stato Israele, sperando così di farsene una ragione. In realtà, le circostanze dell’incendio e dell’esplosione – almeno finora – restano un mistero. Ciò però non impedisce di considerare ai giornali libanesi che esplosioni “sono avvenute nei porti e nei siti vitali e strategici dell’Iran” e che “lo spazio aereo libanese è consentito dagli aerei israeliani”. Segnalati inoltre, che in concomitanza con il disastro che ha colpito il porto, numerosi cittadini hanno sentito aerei che rompevano il muro del suono: “I cittadini hanno detto di aver visto gli aerei e di aver sentito i loro rombo e il boom che è seguito alla violazione del muro del suono. Nessuno ha i dati esatti. Ma sicuramente è successo qualcosa di innaturale”.
Le misteriose circostanze del disastro
Intercettando un sentimento diffuso, Al Modon, lancia durissime accuse contro il governo libanese: “Questa volta l’uccisione è diretta, senza strangolamento finanziario o tortura morale. Uccisione diretta per concezione e determinazioni precedenti, o almeno conoscenze precedenti. Questa uccisione non è un incidente ma un episodio di criminalità organizzata. Il massacro con il nitrato di ammonio immagazzinato nel porto, è un evidente assassinio. ”
Da parte sua, Israele si è offerta di aiutare in tutti i modi fornendo medicinali e supporto logistico e sanitario, nonchè il trasferimento di feriti negli ospedali israeliani. Naturalmente ha escluso di avere responsabilità diretta o indiretta su quanto è accaduto. Ma il giornale “Israel Today” non è si fatto sfuggire l’occasione per puntare il dito su Hetzbollah. Infatti ha affermato che Hetzbollah ha “ trasformato il porto e l’aeroporto di Beirut in centri per la raccolta e lo stoccaggio di armi, in particolare le testate esplosive per missili di precisione”. Lo aveva affermato Netanyau all’Onu il 27 settembre 2018.
Quello che è certo è che Hetzbollah difficilmente avrebbe avrebbe avuto interesse di autoinfliggersi il pesante colpo. Ciò che si sa dalla cronaca, è che l’Agenzia per la sicurezza di Stato aveva più volte richiesto la rimozione di materiali esplosivi che erano stati immagazzinati per anni nella corsia n ° 12, ma sono rimasti al loro posto. Ma se l’incendio sia cominciato da una parte e poi abbia investito un’altra zona per ora questo non è trapelato.
In tutti i modi, il clima conflittuale che aumenta sempre più nel paese amplifica ogni problema. Il giornale libanese al Modon chiama la devastante esplosione di Beirut come un’emergenza per strangolare Beirut. Il Libano sarebbe come una Repubblica di odio e di sangue in cui i propri cittadini fanno a gara per combattersi tra loro. In questo, è emblematico che anche durante gli aiuti i sostenitori di Hariri hanno attaccato i soccorritori di una fazione contrapposta ed anche tutti i soccorsi sono stati percorsi dalle tensioni esistenti nel paese.
Tutti contro il governo libanese
“Il disastro – prosegue al Modon – è avvenuto in un clima in cui ci sono molti gruppi stanno cercando di galleggiare o di raggiungere i propri obiettivi“, nonostante la situazione del paese. Si tratta di uomini che “feriscono le ferite dei loro civili e distruggono le strutture o la parvenza rimanente dello stato.”
Insieme alle divisioni a complicare il quadro c’è la corruzione generalizzata “… ci sono corvi che delirano lontano dagli occhi in modo che nessuno possa vedere. Gli slogan che parlano di “umanità” coprono i conti nazionali ed esteri dei politici”.
Il governo libanese beneficia del disastro “… perché l’ha rimosso dal soffocamento e ha fatto un buco nel congelamento delle sue relazioni internazionali. Adesso arriveranno gli aiuti umanitari e questo aprirà i paesi che li avevano negati”. In altri termini, “Beirut sarà dichiarata una città disastrata, il disastro sarà una porta per richiedere aiuti, anche se umanitari, ma può aprire le porte degli stati al governo, rimuovere molti ostacoli e cancellare molti dei peccati commessi”.
E’ odioso che il governo non rinunci al suo approccio di risolvere le cose con l’accusa verso altri: “Ha ritenuto gli ex funzionari responsabili della conservazione di questi materiali [esplosivi] dal 2014, fino al punto di annunciare l’imposizione degli arresti domiciliari a questi funzionari, dimenticando che settimane fa le erano state inviate due lettere dell’apparato di sicurezza sulla necessità di trovare una soluzione a questi materiali. Questo è riportato nella versione ufficiale, ma il governo non ha fatto altro che quello dei suoi predecessori, ed è arrivato a ritenerli responsabili. Mentre è anche più degno di responsabilità“.
Il nitrato era lì da 6 anni e nella foto seguente è mostrato il modo in cui era immagazzinato. Non so se qualcuno ci abbia buttato un cerino, non lo so ma quella roba è stata lì per 6 anni…
Le azioni del governo hanno molti obiettivi. Tra questi, “oscurare il vero evento. Sfuggire alla responsabilità e caricarla ad altri. Assorbire lo shock e calmare le persone, ricominciare sulla strada della distruzione di tutto, controllare tutto, licenziare funzionari disobbedienti e sostituirli con lealisti”. In altri termini: “… l’esplosione sarà una occasione per risalire! e come tale sarà utilizzata, “…ci sono funzionari che hanno trovato nel disastro un’occasione unica per potersi vendicare dei loro avversari, rovesciando coloro che non li sostengono. Proprio come è successo con il ministro Nassif fino alle dimissioni”.
Beirut perdendo il suo porto è stata del tutto spogliata e strangolata
Sta di fatto – prosegue il quotidiano – che Beirut perdendo il suo porto,” è stata del tutto spogliata e strangolata”, definitivamente. Tutte le merci per molti paesi nell’area passavano per il porto di Beirut. Per importanza, dopo questo porto, c’è solo il porto israeliano di Haifa. Ovviamente, tutto il materiale che tramite Beirut prima riusciva arrivare in Siria, o dall’Iran per il Libano, ora non passerà più.
Poi c’è lo stato di emergenza (4/8/2020 al 18/8/2020, rinnovabile): “Lo “stato di emergenza” può essere inteso per prevenire qualsiasi manifestazione di tensione politica e di sicurezza sul campo. Poi i disastri. “I disastri continuano ad aiutare il governo a galleggiare, rafforzare la sua posizione con l’esercito e rimuovere tutte le ambiguità che si sono verificate dalla rivoluzione del 17 ottobre ad oggi”.
In questo contesto il giornale libanese è dell’avviso che il potere che ha ricevuto l’esercito libanese aumenterà: “Da una prospettiva diversa, lo stato di emergenza può essere il risultato di pressioni internazionali. I paesi potenti e influenti non si fidano altro che dell’esercito, a causa dell’eccellente rapporto con esso, e ho trovato in quello che è successo l’opportunità di concedergli poteri eccezionali in questa fase. Questa sarà un’indicazione o un’introduzione ai cambiamenti nel corso politico in futuro, o almeno stabilirà molte variabili che devono essere attese”.
La sciagura e lo stato di emergenza si aggiungono all’isolamento internazionale intenzionale per “Distruggere il Libano per salvarlo” (Destroying Lebanon to save it) che è il titolo dello studio che il think tank americano Carnegie Middle East Center ha preparato il 10 giugno 2020: appunto descrive una serie di misure internazionali miranti a strangolare il paese dei Cedri, per costringere il Libano a distaccarsi dall’Iran.
La Francia
Ampia attenzione è data dalle relazioni con la Francia. Finora “a Beirut non si sono visti che i francesi”, commenta al Modon : La Francia , “sta dimostrando ancora una volta che è più attenta al Libano che i libanesi a loro stessi. Il grido del ministro degli Esteri Jean-Yves Laudrian prima e durante la sua visita a Beirut, implorando i funzionari di aiutarsi, non è stato dimenticato”.
Come fece anni prima Chirac, dopo l’assassinio del presidente Rafik Hariri anche Macron si è precipitato in Libano, nella sciagura: “Poco dopo l’esplosione e i suoi orrori, il presidente Emmanuel Macron giovedì ha annunciato la sua visita in Libano. Ha mostrato così l’iniziativa francese permanente per preservare il Libano di fronte ai pericoli. (…)
Il presidente francese ha un movente umanitario ed è appassionato di questo paese. La sua visita ha portato aiuti e sforzi umanitari e politici, per salvare il modello unico e non per finirlo. Tuttavia Macron deve portare [indietro con sè] un messaggio politico internazionale, basato su due domande: i libanesi vogliono tornare alla calma e alle loro normali relazioni con la comunità internazionale? O vogliono continuare il percorso di escalation, conflitti settari e ritorsioni?
Pertanto, qualsiasi sforzo politico internazionale al di fuori del percorso degli aiuti umanitari dipenderà dalle risposte che Macron riceverà dai funzionari libanesi”.
#urgent Macron to Lebanese citizens in a blast hit area: I will propose a new political pact in lebanon, and I will be back in September 1, and if they can’t do it, I’ll take my political responsibility- #lebanon #beirut #france pic.twitter.com/jGDxJea1yD
— Mohamad Ali Harissi (@aleeharissi) August 6, 2020
Conclusione
Sembra che proprio questo sia il fattore cruciale: la divisione del paese. E stiamone certi, c’è chi giocherà su questi fattori. E’ stato fatto in Siria ed ovunque. Il disastro del porto sarà un gigantesco innesco per un altro incendio? Oppure, renderà chiara a tutti la necessità di concentrarsi sul paese e su ciò che lo ha fatto unico nel mondo?
In tutto questo, da italiano, non posso non considerare l’assoluta irrilevanza internazionale del mio paese. In tutto ciò che sta succedendo in Libano, nel Mediterraneo, nel mondo, dov’è l’Italia? La risposta è semplice: il governo italiano è impegnato a ‘sbracciarsi’ per chiedere a Bruxelles di concedere il MES e per processare Salvini.
@vietatoparlare