dal Blog di Sabino Paciolla
Circa 600mila persone, secondo gli organizzatori – ma solo 74.500, secondo l’agenzia “indipendente” “Occurence”, che non fa mistero della sua prossimità ideologica con il governo del presidente francese Emmanuel Macron – hanno marciato domenica a Parigi contro la legalizzazione della procreazione artificiale per donne single e coppie lesbiche.
Ce ne parla Jeanne Smits, la corrispondente da Parigi di Lifesitenews, nella traduzione di Riccardo Zenobi.
Circa 600mila persone, secondo gli organizzatori – ma solo 74.500, secondo l’agenzia “indipendente” “Occurence”, che non fa mistero della sua prossimità ideologica con il governo del presidente francese Emmanuel Macron – hanno marciato domenica a Parigi contro la legalizzazione della procreazione artificiale per donne single e coppie lesbiche.
L’ultima edizione della “Manif pour tous”, nata nel 2012 con la prima dimostrazione in Francia contro il “matrimonio” omosessuale, ha colpito ancora.
La polizia, che doveva avere la testa altrove, ha contato solo 40.000 dimostranti. La verità è che nessuno si aspettava un così alto livello di partecipazione in una protesta contro un cambiamento così marginale nelle leggi bioetiche (comparato con l’intero corpus di legislazione “progressista” che regola aborto e procreazione in Francia). Onde ed onde di persone hanno marciato attraverso le strette vie circondanti Jardin du Luxembourg e i boulevard che convergono al punto d’incontro fissato dalla polizia vicino la stazione di Montparnasse.
Nessuno si aspettava una simile affluenza: nemmeno tra la prefettura, né, apparentemente, tra gli stessi organizzatori – circa 20 associazioni unite alla “Manif pour tous”, ancora potenti. Il punto di partenza, Piazza Edmond-Rostand vicino i giardini del Lussemburgo, è presto diventata sovraffollata, appena iniziata la marcia alle ore 13. I dimostranti hanno continuato ad aggiungersi fino a verso le ore 15, giustamente considerando che il relativamente piccolo viaggio avrebbe permesso loro di non perdere l’essenziale. Alla fine gli ultimi dimostranti hanno potuto lasciare il punto di partenza dopo le 16:30. In molti punti, la folla era tale che era impossibile muoversi. La prefettura è stata costretta ad aprire una via secondaria per far fluire un buon terzo dei partecipanti mentre altri hanno raggiunto il punto finale della marcia con mezzi propri. Vicino alle vecchie bandiere blu e rosa dalla “Manif pour tous” portate da vecchi manifestanti, un mare di nuovi stendardi verdi e rossi portavano le parole “Libertà, uguaglianza, paternità” gonfiate dalla fresca aria autunnale.
È stata una marcia poco rumorosa. Ci sono state relativamente pochi camion del suono (un sollievo!) e ad un certo punto gli organizzatori hanno richiesto un minuto di silenzio per le vittime della nuova follia riproduttiva: i padri che saranno ridotti al ruolo di “donatori di sperma” per donne single e coppie lesbiche che fabbricheranno figli “orfani” che non conosceranno mai i loro padri.
“Libertà, uguaglianza, paternità”: questo era non solo un discreto richiamo al vocabolario “rivoluzionario” – libertà, uguaglianza e fraternità furono le richieste dei rivoluzionari francesi del 1789. Uno degli slogan principali di questa dimostrazione per i diritti paterni è stato “Marchons enfants”, un richiamo al non meno rivoluzionario inno nazionale francese. Si può argomentare che questi richiami non siano del miglior gusto, dato che la Repubblica, attraverso il Terrore e molte riforme legislative, ha già tagliato la testa del “padre” della Francia, che era il Re, ed ha infine cancellato dal Codice Civile il concetto di autorità paterna.
Ma questo non diminuisce il successo dell’evento. Ciò che deve essere ricordato è l’abilità dei francesi di mobilitazione in un tentativo di fermare uno dei peggiori abusi del giorno: il desiderio di legalizzare la produzione di bambini deliberatamente privati di un padre, o più precisamente, del diritto di avere dei legami famigliari normali con colui che nonostante tutto sarà per sempre il loro padre genetico.
Gli organizzatori, che hanno scelto di non parlare contro la procreazione artificiale e i neonati in provetta, non hanno sottolineato uno dei più terribili aspetti della legge che vuole rimuovere per sempre il requisito dell’infertilità stabilita medicalmente per poter avere accesso alla fertilizzazione in vitro o all’inseminazione artificiale sotto la supervisione medica. Questo avrebbe aperto la porta ad una prevedibile deriva nel più o meno breve termine che avrebbe portato “normali” coppie a pianificare la loro procreazione nel tempo tramite crioconservazione di embrioni o ovuli o di fare un embrione su misura grazie a più rifinite conoscenze delle caratteristiche del DNA umano.
Ma mentre gli slogan e la svista deliberata della marcia sono state criticate da alcuni, dev’essere detto che nessun’altro paese nel mondo è stato capace di mettere insieme centinaia di migliaia di persone sulle strade per protestare contro l’assurda espansione della riproduzione assistita, o in altre parole, l’introduzione del mercato degli embrioni in vitro. È un merito della Francia.
Ci si può chiedere quante di queste persone hanno votato per Macron nel 2017…Il desiderio del suo partito di legalizzare gli embrioni in vitro per le coppie lesbiche non era un segreto all’epoca.
La mobilitazione è stata importante anche perché il primo articolo delle riviste leggi bioetiche è stato adottato appena la settimana scorsa dopo un dibattito spudoratamente truccato, in primo luogo non tenendo conto delle conclusioni delle consultazioni generali sulla bioetica, che ha apertamente rigettato la procreazione artificiale per donne single e coppie lesbiche, e successivamente dalla gestione di tempo di parola e voti da parte di Richard Ferrand, presidente dell’assemblea nazionale.
Alla vigilia della marcia, l’arcivescovo di Parigi Michel Aupetit ha denunciato in un editoriale la “sdegnosa, anche arrogante attitudine” delle autorità. Ha scritto che ciò testimonia “un’attitudine ideologica tristemente mancante di una fondazione antropologica realista”.
“Un bambino è sempre un dono da ricevere senza farne un prodotto industriale dovuto alla tecnologia umana soggetta al potere del denaro”, ha detto.
Accogliendo il coraggio di coloro che si oppongono all’innovazione proposta dalla legge, ha detto, “no, la legge non è stata definitivamente scritta. Una parola che si basa sulla verità della nostra condizione umana non si ferma all’immediato dei suoi effetti. È parte del futuro, quando la nostra comune coscienza sarà capace di valutare le più terrificanti conseguenze di questo, che sono dello stesso tipo che l’ecologia rivela”.
I dimostranti apparentemente non sono illusi. Da ciò che si è potuto sentire durante la marcia, non pensano realmente – a causa della fallita esperienza della “Manif pour tous” contro il “matrimonio” omosessuale – che la presenza di centinaia di migliaia di persone sulle strade di Parigi porterebbe ad un cambiamento, o ancora meglio, ad un rifiuto della legge. Hanno dovuto osservare che nuovi abusi sono nascosti dietro la legge proposta, difatti la discussione è stata già estesa all’allentare le condizioni che permettono di aggirare l’ancora illegale maternità surrogata andando all’estero.
Ma “almeno per 20 anni, i miei bambini non saranno capaci di dirmi che ho preferito spendere il mio pomeriggio oziando a casa mentre decisioni così serie sono state fatte per il futuro della società”, ha detto un dimostrante. Almeno, centinaia di migliaia di persone diranno no.
Non è ancora giunto il momento di fare il punto, dato che il disegno di legge continua il suo percorso parlamentare – probabilmente fino al giugno 2020, secondo la tabella annunciata dal governo – e la Manif pour tous, dopo aver già chiesto alla prefettura un corretto resoconto della partecipazione alla manifestazione di domenica, ha pianificato di tornare nelle strade di nuovo domenica 1° Dicembre, 19 Gennaio, 8 Marzo, 17 Maggio e 14 Giugno.
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