[su_spacer]A Tripoli, le forze di sicurezza del Consiglio nazionale di transizione (NTC) hanno sparato in aria per disperdere i manifestanti che chiedevano autorità di adottare misure per combattere la corruzione. Come ha osservato Emad Badi ( un ricercatore e analista politico la cui ricerca si concentra sulla governance, i conflitti e l’economia politica della Libia e del Sahel), la cosa più stupida in questo momento è rendere questi manifestanti “traditori “e” sostenitori di Haftar “, come hanno fatto le forze di sicurezza. “Non lo sono, e ora richiedono solo misure specifiche per migliorare le condizioni di vita”. La circostanza viene riferita anche dall’agenzia Reuters.
Al Arabiya riferisce che proteste sono avvenute anche a Misurata.
Secondo il canale televisivo, i manifestanti nelle due città della Libia sono scesi in piazza (qui video) a causa del significativo deterioramento della situazione socio-economica e dell’impoverimento della popolazione in generale. I manifestanti gridavano: “La gente vuole rovesciare il regime! Lunga vita alla Libia! Basta con la corruzione! ”. Le forze dell’ordine hanno aperto il fuoco in aria quando alcuni partecipanti hanno iniziato a scavalcare i muri degli uffici governativi.
L’agenzia russa TASS invece riporta che- , secondo i dati preliminari – a Tripoli le forze di sicurezza hanno sparato sui manifestanti (qui video) e ci sono state vittime, quattro persone sono state uccise e decine sono rimaste ferite (qui altro video). Tra le vittime – secondo l’agenzia russa – ci sono anche uomini delle forze dell’ordine. “Ci sono stati disordini e sparatorie a Tripoli, a seguito dei quali ci sono sia morti che feriti – il loro numero è specificato. Inoltre, le forze dell’ordine hanno arrestato gli istigatori delle rivolte e coloro che hanno commesso reati e oltraggi”, ha detto la fonte. Afferma che le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco solo dopo essere state colpite dai manifestanti.
Nella Libia orientale, vanno notati gli stessi malumori, “ma le proteste sono dirette contro Haftar e le sue strutture affiliate”.
Secondo Jalel Harshaoui, un ricercatore libico dell’Istituto Klingandael, dietro le proteste di Tripoli potrebbero esserci alcune fazioni all’interno dello stesso governo di accordo nazionale (PNC) libico, sostenute dall’esercito turco. Ma le proteste stesse non minacciano un governo che non c’è mai stato.
La BBC il 21 agosto ha riportato che la cessazione delle ostilità è stata annunciata anche dalle forze alleate del generale Khalifa Haftar, che controlla ampi territori a sud e ad est della Libia.
Quindi tra breve, su iniziativa di entrambe le parti, nonché con il sostegno di Turchia ed Egitto, dovrebbe essere firmata una tregua. In precedenza, Egitto e Turchia hanno firmato un patto di non aggressione per evitare un possibile conflitto. Il rappresentante di Haftar, e contemporaneamente il presidente della Camera dei rappresentanti a Tobruk, Aguila Saleh, parlando al Cairo, ha accettato i termini che sono i seguenti:
-Demilitarizzazione della linea Sirte-Jufra Controllo congiunto di polizia e divisione della città a nelle zone di influenza.
– Ritiro di tutti i mercenari da entrambe le parti.
-Ripresa della produzione ed esportazione di petrolio e altri minerali. Ovviamente gli arabi del Golfo non saranno contenti visti i volumi di greggio che i libici possono immediatamente gettare sul mercato.
-Elezioni a marzo.
Sul documento – che prevede la cessazione di tutte le operazioni militari e l’istituzione di una tregua in appendice prevede che notizie – , i turchi ricevono una base navale a Misurata e una base aerea ad al Watia.
L’armistizio gode del il supporto della UE, degli Stati Uniti, di osservatori esterni, nonché dei francesi, Egiziani e russi da un lato e turchi, qatarioti e italiani dall’altro, in definitiva tutti hanno accolto con favore la conclusione di una tregua tra le parti. O almeno quasi tutti: tutti tranne gli Emirati.
Sembra che tutto sia fluido il Libia, infatti l’esercito di Haftar (GNA) ha mandato 200 mezzi a Zintan che finora è stata neutrale ma forse ora ci ha ripensato.
Questo è allo stato di cose la situazione non lascia ben sperare. Dal dopo Gheddafi della Libia rimane i resti di uno stato frammentato tra migliaia di tribù e con eserciti e sponsor stranieri a spartirsi ciò che rimane da spartirsi.
patrizioricci by @vietatoparlare