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Libia e Grecia, sono ora i principali obiettivi turchi per restaurare il califfato

Il giornale greco Pronews riferisce che “secondo i massimi vertici militari egiziani, le forze egiziane stanno preparando gli ultimi preparativi per l’intervento in Libia.

Una pagina Facebook libica riporta che l’Esercito nazionale libico (LNA) è riuscito a ripristinare due sistemi di difesa aerea S-200 (SA-5). In questo contesto, è stato riferito che i due sistemi di difesa aerea sovietici sono ora in funzione e ora sono allineati alla base di difesa aerea a sud della città di Al-Abyar.

Durante l’era di Gheddafi, nel 1986, la Libia acquistò questi sistemi di difesa aerea dall’URSS, tra gravi tensioni con gli Stati Uniti. Secondo gli sviluppi successivi, uno degli S-200 sovietici nel marzo 1986 fu installato con urgenza nell’area di Abu Hadi, a sud-est della base aerea di Qardabiya.

Più tardi quell’anno, la US Air Force, guidata dal comando di  El Dorado Canyon (Operazione El Dorado Canyon è il nome in codice che fu attribuito al bombardamento della Libia che gli Stati Uniti d’America eseguirono il 15 aprile 1986), usò missili guidati per colpire la base S-200 nella città di Sirte, neutralizzandoli.

Ma non sono solo questi apparati le sole dotazioni aggiuntive pervenute a dar manforte all’LNA . L’analista ed esperto militare Stefano Orsi rivela che a fronte di Ingenti forze di terra inviate dalle forze di Serraj (GNA) “a ridosso del fronte di Sirte , e presumiamo anche Jufra e Sabah,

Nei giorni scorsi il fronte difensivo è stato rafforzato dalle LNA anche con una componente di contractors della compagnia Wagner.

Appare sempre più solida la notizia della presenza di missili antiaerei S300 , forse addirittura a difesa di Tobruk o Bengasi, quindi su suolo libico, mentre presso Jufrah sarebbero stati posizionati le solite batterie di Pantsir con un rinforzo di missili BUK M1.

Tutti mezzi nelle disponibilità dell’esercito egiziano, non sappiamo se anche da parte russa sia arrivato del materiale.

Avevamo già dato la notizia dell’ingente dispositivo militare egiziano che si è andato posizionando presso Sidi Barrani, questo sarebbe composto da circa 350 mezzi tra corazzati, carri Abrahams M1A1 e numerosi blindati, ricordiamo che l’Egitto dispone anche di numerosi elicotteri d’attacco KA52 oltre che di una valida marina militare.

Il vicino aeroporto di Sidi Barrani può fornire tutta la copertura militare necessaria dal cielo.

Secondo il Media Monitor (MENA), è diventato quasi certo che la battaglia per Sirte e la base aerea di al-Joufra inizierà presto. Tutti i fatti portano alla conclusione che i prodromi della prossima guerra sono presenti e che l’intervento militare è inevitabile.

Nello stesso tempo, è evidente che il ritiro delle navi turche dall’Egeo e la de-escalation nella regione sono direttamente collegati al deterioramento della situazione in Libia.

RT riferisce che Erdogan considera la Libia una questione prioritaria. Vuole prima porre fine all’attacco prima a Sirte e poi occuparsi dell’Egeo”.

Il cambiamento dello status della basilica di Santa Sofia da museo a moschea e l’esecuzione della prima preghiera, il 24 luglio 2020 ha segnato per i turchi un importante significato politico:  il ritorno alla restaurazione del califfato.

Attualmente in Turchia dell’invasione delle isole greche nell’egeo se ne parla sempre più spesso e ciò ha trovato riscontro operativo nelle provocazioni turche di questi giorni contro la Grecia.

Ecco quanto ha scritto Emin Sirin su Akiri il 27 luglio:

L’apertura di Hagia Sophia è direttamente correlata alla politica interna ed estera come requisito di un progetto globale. Cio vuol dire che la Turchia portato sempre il desiderio di essere una potenza regionale. Questo deve essere politicamente basato su un ummah. Una delle cose che si desidera venga realizzato è che ritorni il califfato . Il risultato dell’apertura al califfato alla discussione  è ora un dato di fatto. “Se nel prossimo futuro questo darà seguito ad un’azione militare su una delle isole occupate dalla Grecia, nessuno sarà sorpreso”.

Alla luce di questi gravi sconvolgimenti è quindi fondamentale la resistenza in Libia dove l’esercito egiziano è pronto a dar battaglia. Addirittura l’agenzia turca Anadolu segnala la presenza nelle aree rurali di Aleppo di Aleppo di 150 militari del Cairo, in parte posizionati in Sarakit, a sud di Idlib e in parte in provincia di Aleppo. Certo bisogna vedere se Anadolu dice il vero o se invece è propaganda di guerra tesa ad arringare i militanti jihdisti pro-turchia in Siria ed il Libia.

La guerra e la violazione del diritto internazionale – calpestato continuamente dagli USA e dai propri alleati – ormai si estende pericolosamente. La domanda finale è: se chi si pone come garante dei diritti umanitari e dell’uomo sanziona ed occupa i territori che vuole, come farà a richiamare i propri alleati a non fare lo stesso?

Il timore è che gli USA lasceranno fare e si limiteranno con i vecchi amici ai rimbrotti verbali come è effettivamente avvenuto: “Gli Stati Uniti rimangono profondamente preoccupati per i piani dichiarati della Turchia per l’esplorazione delle risorse naturali nelle acque di Cipro. Questi passaggi impegnativi aumentano le tensioni nella zona. Esortiamo le autorità turche a interrompere queste operazioni “, ha detto ieri un portavoce del Dipartimento di Stato.

patrizioricci by @vietatoparlare

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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