Abbiamo sferrato il pugno e poi abbiamo cominciato a chiederci perché. Siamo partiti lance in resta e poi ci siamo chiesti contro chi.. chi è il mostro. Siamo partiti senza una strategia chiara, e i “volenterosi” erano già arrivati. Siamo stati tenuti all’oscuro di tutto, la nostra guardia di finanza ha fatto appena in tempo di scendere dalle motovedette libiche con cui si collaborava. Si è dato per scontato l’uso delle nostre basi , ma non si è aspettato un attimo per consultarci, tant’è che i francesi hanno detto che sarebbero partiti anche da soli..
Il nostro governo e l’opposizione si sono comportati pedissequamente, non come uno Stato unitario (appena festeggiato), ma accodandosi agli altri. Una guerra si fà anche se si è disposti a perdere tutto, invece noi siamo abituati alle guerre con il minimo sforzo. Non ci si è mai mossi per imprese piccole, a difesa di popoli inermi, ma ci si è mossi a difesa di popoli in armi.
Ma chi sono gli altri? I ribelli, chi sono? Che governabilità assicureranno in Libia? Che rischio c’è di una guerra civile interminabile? DI rese dei conti interminabili, qualunque sia il vincitore.. Contro cosa e perché, per perseguire cosa c’è stata la “rivolta”, che consistenza ha avuto? Da chi è stata sostenuta? Quanta gente c’è con Gheddafi? Come stanno le cose realmente? In che misura c’è stata la repressione? Quanto lo si è provocata dall’esterno?
E se c’era questa dittatura sanguinaria come mai non ce ne siamo accorti? Perché abbiamo considerato positivo la rinuncia da parte di Gheddafi a sostenere il terrorismo internazionale, perché questo è stato accettato e perché non si è detto all’Italia, all’interno di una coalizione, all’interno dell’Unione Europea che si stava sbagliando. a stilare trattati di amicizia , a collaborare, a fare accordi commerciali? Nessun preavviso. Un comportamento nell’arco di 40 anni ha avuto tutto il tempo di essere giudicato, ponderato, soppesato, giudicato e se occorre , di essere sanzionato senza l’uso delle armi e una tale presa di posizione non può essere determinata solo da incerte e ambigue vicende che sin dall’inizio sono apparse tali. Ci abbiamo messo decenni per riavvicinarci alla Libia , in fondo stavamo facendo quello che stavano facendo anche gli altri, stavamo facendo affari, riallacciando dei rapporti , il regime aveva allentato la propaganda antitaliana , strascico dell’infame occupazione coloniale, avevamo allacciato rapporti commerciali e si sa che il commercio porta ad avere interessi reciproci ed alla pace, porta alla reciproca comprensione e porta ad avvicinarsi.
Invece siamo di nuovo volando sulla Libia ed i nostri aerei portano bombe non arachidi. Per quel fatto storico, la decimazione della popolazione libica per opera italiana, l’Italia non doveva fare questo e noi lo sappiamo. Questo ha portato alla cacciata incolpevole di migliaia di italiani, ma quello strappo era ricucito, con il tempo, con l’avvento di una generazione nuova.
Perciò a torto o ragione , siamo voltagabbana. Le nostre azioni non si devono misurare a secondo chi sia l’interlocutore per decidere se sono ammissibili o meno ma si debbono misurare a partire dall’umanità che noi abbiamo dentro, è questo che ci fa essere umani e questa umanità non ce la siamo data noi. Noi non dobbiamo essere il frutto degli eventi, ma dobbiamo essere il frutto dell’umano che è in noi. E se si va verso la riconciliazione, non si può tradire così, bisogna essere chiari sin dall’inizio. Il nostro governo era il più indicato a fare dei passi di mediazione, ma da gran tempo sembra che si era deciso come dovessero andare le cose e l’Italia era stata tenuta totalmente fuori.
Non ci dobbiamo misurare con le azioni dell’altro ma secondo la nostra umanità , anche fossimo 1000 anni luce dalla terra. Quella stessa legge deve ispirarci, perché non risolviamo noi le sofferenze di tanti con le bombe se non è un popolo stesso che decide di se. Se si riteneva necessario , l’azione di embargo del petrolio era un buon metodo. La situazione si è deteriorata rapidamente , così rapidamente che è legittimo pensare che ci sono molte ambiguità.
E’ disgustoso che contro ogni principio di equità e contro le leggi sul diritto internazionale che noi stessi occidentali ci siamo date (dopo decine di anni di sangue di sofferenze e di conflitti armati ) si torni alla vecchia logica dell’intervento armato per sedare dispute di natura politica ed economica. E non si è fatto così sempre e dovunque , ma si interviene solo in taluni casi. Ora è chiaro che nell’area nord – africana ci sia un forte rischio dell’ascesa al potere del fondamentalismo islamico ma si pensa che il motto “egalitè, fraternitè, libertè” valga anche lì. E non si sa che quando accade l’unica rivoluzione che può avvenire è quella islamica, perchè le rivoluzioni, specialmente quelle armate le fanno in pochi.
Oggi si fanno le guerre perché si hanno le armi più potenti e perché la causa è giusta , perché si sà che si vincerà, si sà che la propria gente se ne andrà tranquillamente al mare, i nostri figli andranno a scuola, le nostre macchine faranno regolarmente carburante, la nostra vita non sarà sconvolta.
Ma stiamone certi non si farà giustizia. La guerra semina morte e quella in atto contro la Libia è stata studiata a tavolino, c’è una leggerezza nuova nelle relazioni internazionali e non mi pare che l’epoca della deterrenza sia passata, molti paesi penseranno al riarmo e non avranno tutti i torti.
E’ inconcepibile che esista nel mondo una sorta di “polizia internazionale” che procurandosi le prove e anche alimentando rivoluzioni spregiudicatamente facciano GUERRA senza neanche dichiararla. Si chiamano interventi umanitari ed è l’apoteosi della menzogna e dell’ipocrisia. E’ assurdo che un organismo che dovrebbe portare pace e prosperità sul nostro pianeta sia così manovrato e incapace rapidamente di prendere decisioni.
La guerra contro la Libia con le modalità che si stanno utilizzando è una guerra ingiusta che senza le dichiarazioni e le prese di posizione occidentali neanche sarebbe iniziata. Essa non ha rivendicazioni economiche , né di diritti civili, ma appare come il frutto di una decisione di cambio di “gouvernement” di quel paese, e questa volta (e questo è preoccupante) nessuno si preoccupa di nasconderne le ambiguità e le contraddizioni, ..tanto c’è il mandato ONU, ma l’ONU non è riuscito mai a portare la pace se non quando c’è già un accordo tra le parti. In Libia la supremazia di una parte o dell’altra non porterà mai alla pace.
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