La situazione al confine tra Polonia e Bielorussia rischia di degenerare gravemente
Il mondo in piena crisi pandemica, a cui è seguita una crisi spirituale e morale, ora è quasi in fiamme. Mentre il mondo cosiddetto libero è tutto concentrato sulla pandemia, la Nato segnala che ci sarebbero minacce e fattori di tensione ai confini orientali dell’alleanza e dei suoi partner. Il titolo del documento è eloquente: “Non è così quieto il fronte orientale”.
Questo è fuorviante, perché non si tratta di una situazione subita ma indotta. Ci si accorge che la Nato – che dovrebbe essere uno strumento per mantenere la pace con la deterrenza – nutre ed alimenta tensioni per giustificare il proprio apparato e per la supremazia globale economica.
Così, negli anni, abbiamo assistito ad una corrosione sempre più sfacciata dei confini di influenza ex sovietici. La Russia non ha lasciato fare e si è opposta all’unilateralismo. Il blocco atlantico ha risposto isolando e sanzionando quegli stati che considera stati paria, giustificando il proprio attivismo con la diffusione della libertà e la democrazia.
Questo ha generato solo sanguinosi conflitti in varie parti del mondo, mentre per aumentare la propria influenza globale economica e politica si assiste a un ritorno sempre più palese dell’uso dello strumento militare, di operazioni destabilizzanti sotto copertura, delle proxy war e dell’isolamento economico.
In particolare in Ucraina la parte occidentale ha costruito casi di violazione dei diritti sollevati ad arte, dando vita ad un regime change, il tutto solo per inglobare nella propria influenza questo paese. In definitiva, più che unirsi in pace per un positivo, l’alleanza con l’Ucraina è caratterizzata da un contro giustificato solo da una ostilità antirussa.
Ovviamente non è la pace che si ricerca. L’imposizione di sanzioni e la minaccia di armi sempre più potenti, portano solo al disastro totale, alla sottrazione di preziose risorse alla società civile, infine alla sconfitta di tutti.
Questo lo si vede dal fatto che tutte le questioni contese potevano essere risolte con il dialogo ed il compromesso ma come è successo in Siria, la parte ucraina non ha avuto mai l’intenzione di accordarsi seriamente. Del resto se così avesse fatto, avrebbe perso gli aiuti dell’FMI (come si legge nei documenti ufficiali) e ciò evidentemente non corrispondeva agli interessi atlantici.
Una tensione non più nascosta
Mosca nei giorni scorsi ha eseguito vaste esercitazioni militari a ridosso del confine polacco. In particolare, è stato effettuato un lancio di paracadutisti nei pressi di Hrodna, città della Bielorussia a 20 chilometri dalla frontiera, e bombardieri strategici in volo non lontano da Suwałki (una città della Polonia nord-orientale). Mentre nel mar Baltico è stata svolta una poderosa esercitazione navale. Inoltre le forze aerospaziali russe hanno distrutto un satellite ex sovietico in disuso del tipo Cosmos, a 400 Km dalla terra, volendo così dimostrare – anche se non dichiaratamente – la capacità di eliminare la rete satellitare Nato , in caso di conflitto esteso (c’è da dire però, che la parte russa non ha nella sua dottrina il lancio del “primo colpo”, cosa che ha invece la Nato).
Nello stesso tempo Putin ha fermato una esercitazione nel mar Nero (ordinata dal ministro della difesa Shoigu), ove sono presenti Navi USA e della Nato. Con questo ha voluto evidentemente dare un segnale a Washington, considerato comunque l’attore più razionale, tra gli alleati atlantici. La rivista di geopolitica Limes commenta così questa scelta: “Richiamando il più potente dei propri ministri – e potenziale successore nella verticale del potere – Putin tende la mano a Washington. Il gioco manifesto del “poliziotto buono/poliziotto cattivo” serve a segnalare che gli apparati russi sono pronti a combattere e al contempo che Mosca non vuole un confronto aperto”.
La Polonia per una crisi innestata da meno di 10.000 migranti al confine sta affrontando la cosa muscolarmente, come se al confine ci fossero guarnigioni di soldati e divisioni di carri.
Waldemar Skrzypczak, ex vice ministro della difesa polacco in un’intervista al quotidiano Super Express ipotizza le possibili azioni per risolvere la crisi migratoria sul confine bielorusso-polacco con metodi di forza. A suo parere, senza il supporto della Russia, la Bielorussia si arrende all’esercito polacco in tre giorni.
il generale non esclude che in Bielorussia possa scoppiare una rivolta contro Lukashenko in caso di intervento polacco.
Ammesso che la Bielorussia volesse creare un incidente, la riposta è abnorme. I militari polacchi hanno iniziato ad allestire un campo per le forze della 10a brigata, a 46 chilometri dal confine con la Bielorussia, dove sono già arrivati i primi militari e le attrezzature della brigata.
La Turchia per folle molto più grandi di profughi, è stata pagata lautamente e si tratta continuamente con essa. Mentre Bruxelles ha del tutto delegittimato un capo di stato perché non osserverebbe gli ‘standard europei’. Lukashenko ha riferito che ha discusso con il cancelliere Merkel il problema dei migranti e la situazione al confine ed ha proposto una soluzione al problema. Il cancelliere ora ha preso una pausa per discutere la questione con i membri dell’Unione Europea.
La UE voleva inglobare la Bielorussia, area di influenza russa
La conversazione telefonica tra Merkel e Lukashenko è stata la prima dalla rielezione del leader bielorusso dall’ agosto del 2020.
In quell’occasione la Merkel non riconobbe la vittoria di Lukashenko alle elezioni. Nel comunicato del Consiglio dei ministri tedesco sulla conversazione telefonica, il presidente bielorusso venne chiamato “Signor Lukashenko”, come un privato cittadino.
L’Europa da parte sua appoggia i propri alleati e gli attriti sono stati cancellati. Oggi ha comminato sanzioni a soggetti che sarebbero legati all’esodo di migranti. In realtà nessun migrante è entrato in Polonia e sono accampati nel confine Bielorusso (due gruppetti che avevano tentato una sortita sono stati arrestati e riportati in Bielorussia, alcuni sono trattenuti) ma Bruxelles ha deciso che è giusto così.
La lettura di Limes su questi eventi è interessante. Secondo la rivista di geopolitica la crisi dei migranti sarebbe stata voluta esplicitamente da Mosca, confidando in una risposta muscolare della Polonia. Proprio quello che ci voleva affinché la Federazione russa potesse giustificare l’invio di unità al confine polacco di rinforzo all’alleato bielorusso.
In realtà, Mosca non si sta preparando ad invadere alcunché ma nello stesso tempo si prepara ad ogni evenienza in maniera proattiva. Ad esempio, gli USA denunciano che la 41a armata combinata (Novosibirsk, Distretto militare centrale) non è tornata nelle basi di appartenenza dopo le esercitazioni, ma è rimasta nei pressi del confine con l’Ucraina.
Probabilmente questo non è vero ma molte unità sono effettivamente rimaste a Voronez (ma questa località si trova a 800 km dall’Ucraina) .
In tutti i modi, la scelta obbligata è comunque mettere in scurezza il proprio confine nord, messo in pericolo dall’attivismo della Nato e dagli stati ex sovietici che nutrono un odio fobico per Mosca (in primis l’Ucraina e la Polonia).
Video: 4ª Divisione carri della Guardia “Kantemirovskaja”- Stazione Maslovka, Voronez
La ‘battaglia dei migranti’
(…) Con la “battaglia dei migranti” e la sottoscrizione di 28 nuovi programmi per l’Unione statale tra Russia e Bielorussia (più nuova dottrina militare congiunta), il Cremlino ha l’occasione per spingere le proprie truppe al confine della Polonia, sancendo in via definitiva che la Russia Bianca è cosa sua. Ma soprattutto accerchia a nord la rivale Ucraina in vista di un suo futuro eventuale riassorbimento nella sfera d’influenza moscovita. (Limes)
Intanto si riaccende l’intenzione dell’Ucraina di voler risolvere la questione delle repubbliche autonomiste con la forza dei cannoni. E Washington appoggia con armi e munizioni. L’ultimo aiuto arrivato dagli USA, è stato un carico di 80 tonnellate di munizioni arrivato a Kiev nell’ambito del programma di assistenza alla sicurezza. E precedentemente sono arrivati in Ucraina forniture di armi cosiddette letali, come i missili anticarro Javelin ed i droni di attacco turchi Bayraktar .
Da parte sua, Londra è pronta a trasferire fino a 600 militari delle forze speciali in Ucraina a causa dei timori di una presunta invasione russa imminente, scrive il quotidiano Mirror.
Secondo il quotidiano, i militari dello Special Air Service (SAS), del reggimento speciale di intelligence del Regno Unito, medici, ingegneri, e fino a 400 soldati della 16ma Airborne Assault Brigade si sono preparati per il trasferimento in Ucraina.
Questo accade mentre perdurano le provocazioni nel mar Nero, con tre sconfinamenti in acque russe da parte di navi Nato e con l’esercito Ucraino che usa armi proibite dall’accordo di Minsk contro il Donbass.
Video: come affermato nel video, uno scaglione militare delle forze armate dell’Ucraina si sta muovendo verso la Crimea. Molti altri presenti sulla linea di contatto.
Come vedete da questa breve disamina, ci sono tutti gli ingredienti per una improvvisa deflagrazione della situazione e i soggetti della parte atlantica tendono ad acutizzare le crisi. Pur sapendo che la Russia non tollererà un’azione di forza contro le repubbliche autonomiste, la Nato spinge in quella direzione e da tempo ha posizionato basi e missili su tutto il fronte che la Russia considera “linea rossa” di Kaliningrad.
La situazione è estremamente tesa. ormai le parti si fronteggiano apertamente e i passi sono nella direzione dello scontro.
Qualora dovesse essere oltrepassata quella linea rossa che Putin ha identificato chiaramente come la nuova cortina di ferro a nord dell’Europa (che corrisponde, appunto alla Bielorussia ed all’Ucraina etc), assicurarsi una stabilità interna sarebbe quantomeno rasserenante per la leadership occidentale.
Sarà solo una mia congettura, ma in questo clima, potrebbe essere giudicato molto appropriato il controllo della popolazione tramite i metodi in atto emergenziali. Ciò che necessita è un totale controllo. Il mal di testa per le elite occidentali sono i dissenzienti, ma non quelli che tutti conoscono del no al vaccino, ciò che è destabilizzante è un popolo con una coscienza di sé, che fa domande scomode. Purtroppo la maggior parte degli italiani è tutta focalizzata su questioni marginali che non costituiscono il motore dell’emergenza in atto, che è emergenza soprattutto politica.
Vp News.