Attualità

L’inganno. Se il debito pubblico dello Stato diventa debito privato

Tutti sanno cosa è il debito pubblico. E’ il debito che lo Stato contrae con i privati per finanziarsi. E tutti sanno che questo debito ha un costo: gli interessi sul debito, che lo Stato paga ai suoi creditori per le somme prestate. Alla vulgata invece sfugge che il debito pubblico di uno Stato, in piena sovranità, è debito – appunto – sovrano. Il che significa che lo Stato, avendo il controllo sulla moneta e il controllo della Banca Centrale, può controllare anche il tasso di interesse su quel debito. In extrema ratio, potrebbe addirittura cancellare quel debito. Ma chiaramente, uno Stato assennato non lo fa, così come non si metterebbe mai a stampare moneta a chili per pagare il proprio debito. L’impatto sull’economia reale sarebbe devastante.

Si può dunque dire, da profani, che l’interazione tra finanza pubblica ed economia reale è un’interazione basata su un delicato equilibrio, che deve essere mantenuto attraverso politiche razionali e non dettate dal delirio ideologico. E questo vale sia nella direzione socialista e statalista, e sia nella direzione neoliberista o antistatalista.

Oggi viviamo in piena epoca neoliberista. Non ci sono dubbi in proposito. Ma il peggio è che quest’epoca, definita anche ordoliberista (per la presenza di un fittizio elemento sociale), ha determinato, almeno per gli Stati appartenenti all’area euro, un’alterazione genetica del debito pubblico. Con la cessione della sovranità monetaria alla Banca Centrale Europea, ente indipendente dagli Stati nazionali e controllato dalle banche (benché si dica il contrario), si è realizzata una conversione del debito pubblico in debito privato. In altre parole, il debito degli Stati ha cessato di essere sovrano ed è diventato vero e proprio debito privato.

Non sto qui ad analizzarne le ragioni, quanto gli effetti. Utilizzando l’euro, che è moneta sulla quale lo Stato non esercita alcun controllo, lo Stato stesso è diventato un “privato” creatore di debito. Per finanziarsi, emette titoli in una moneta non propria, come fanno i privati quando firmano cambiali. Questi titoli sono acquistati dai privati medesimi, e in particolare dalle banche (i controllori della moneta) e dai fondi sovrani esteri. Dunque, questo debito è allibrato nel mercato libero (il mercato primario), e la qualità (o meglio l’affidabilità) del debito(re) è determinata da un parametro convenzionale che è il bond tedesco (ma guarda un po’!). Il tasso di interesse, dunque, non è più controllato dallo Stato per mezzo della Banca Centrale, ma è determinato dall’incontro della domanda e dell’offerta, esponendo il debito pubblico medesimo alle speculazioni, le quali, a loro volta, condizionano le politiche economiche degli Stati debitori. Sicché, a mo’ di esempio, se uno Stato “spende” troppo per il walfare, ecco che parte l’ondata speculativa, affinché quello Stato torni a più miti consigli e magari operi dei tagli e dei risparmi che magari impattano positivamente sul debito, ma negativamente sulla popolazione (impoverimento).

Per evitare (per modo di dire) queste speculazioni, in Europa non è che hanno deciso di modificare il sistema. Macché! Il sistema è stato predisposto ad hoc proprio dagli ideatori dell’UE. No. Hanno creato le briglie per i singoli Stati: i vincoli di rapporto debito/PIL e spesa pubblica/PIL. Hanno creato i sistemi di infrazione, e hanno creato i sistemi di controllo della UE sui conti pubblici dei singoli Stati. Dunque, detto in parole povere, hanno cancellato altre fette di sovranità. Non solo. Per gli Stati “birichini” e “spendaccioni” che non riescono a negare alle proprie popolazioni uno Stato sociale decente (e che dunque si indebitano esponendosi alle speculazioni), la UE ha inventato la genialata chiamata il fondo salva Stati o ESM (che in realtà va a sostituire altri meccanismi), il quale presta agli Stati i soldi necessari per ripianare i debiti, ma con un obblighi piuttosto pesanti, che mortificano ancora di più la sovranità dello Stato interessato e la sua economia.

Insomma, oggi nell’Unione Europea, non si può più parlare di debito pubblico (se non come locuzione convenzionale), quanto di debito privato statale. Privi di sovranità monetaria, di una banca centrale che faccia il proprio lavoro nell’interesse dello Stato, e di sovranità economica, gli Stati membri contraggono in realtà debiti privati, proprio come i normali cittadini. Uno stravolgimento dei concetti di macroeconomia, nell’interesse della speculazione e del dominio delle élite finanziarie e delle banche sui popoli.

Il Petulante

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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