Ma i media riducono la portata del suo giudizio, riducendone i contenuti.
di Patrizio Ricci
Mons. Tommaso Ghirelli, vescovo di Imola, ha scritto una lettera pubblicata su ‘il Nuovo Diario Messaggero’. L’intervento è di estrema ragionevolezza. Tuttavia, i rilanci di agenzia e la stampa non sembrano coglierne la portata (ad esempio Ansa riporta “Vescovo di Imola: nessuno vuole avere nemici in casa” e sottolinea che: “Il Vescovo chiede agli islamici “presenti tra noi” di prendere posizione contro persecuzioni e atti di crudeltà in certe aree del mondo: “Altrimenti dovrebbero avere il coraggio di allontanarsi dalle nostre terre, perché nessuno vuole avere nemici in casa” Al momento nessuna presa di posizione della Comunità islamica). Commenti così ‘orientati’ (diffusissimi su internet e twitter) riportano solo alcune parti del testo originale, trascurandone altre (che sono in realtà i passaggi più importanti). Non è una scelta indolore: perché così facendo si suggerisce la lettura dell’intervento, travisandone le intenzioni dell’autore.
Ma perchè? E’ evidente che la lettera è stata considerata sconveniente, ‘troppo dura‘. C’è un autorevole esponente del mondo cattolico che addirittura interviene con un tweet “papa Francesco cerca il dialogo con i mussulmani invece il vescovo di Imola va nella direzione opposta…”
Questo imbarazzo, questo sconcerto, dei ‘benpensanti’ (quando non assume una critica feroce), non è mai una posizione motivata: semplicemente le reazioni che ne derivano riportano una certa ‘aria che tira’ ed hanno bisogno per reggersi di travisare preoccupazioni e contenuti di pace.
Ma perché questo sconcerto, questa inimicizia verso ogni voce che si discosta dal coro? Eppure Mons. Ghirelli non ha fatto altro che riportare la dottrina sociale e il magistero della Chiesa… le esigenze sottolineate dal prelato semmai dovevano aprire un dibattito, dovevano utilmente essere sviluppate e non ridotte… E’ invece ancora un’occasione perduta per aprire una discussione seria finora assente in un paese dove ogni posizione ragionata, dalla mentalità corrente, viene chiamata ‘fobia’…
Nei miei articoli, ha sottolineato spesso che le domande più evidenti sono del tutto assenti nei dibattiti pubblici e cacciati fuori dai ‘salotti bene’ (Vedi: Siria – Il disastro di infiniti progetti di bene). In Matteo 7, Cristo convince i Farisei di colpa ben più seria di pervertire cioè ed annullare la legge di Dio con le loro ‘tradizioni’ . Egli dimostra quanto appieno si verificasse nuovamente, nel loro caso, la solenne riprovazione pronunciata da Isaia contro la ipocrisia dei loro padri, mercé la loro minuziosa osservanza di inezie, e la loro trascuratezza dei grandi doveri morali. In continuità con la Parola di Cristo, Mons Ghirelli non fa altro che attaccare il fariseismo di una certa mentalità e ci fa domande come: “Le guerre dalle quali i profughi fuggono non sono fenomeni naturali. Chi le provoca? Per quali interessi? Quali sono esattamente i contendenti? E’ doveroso informarci e venire informati da chi sa”.
Sono domande che aspettano tuttora una risposta. Ma purtroppo invece di preoccuparsi rispondere si trova più interessante domandare “quali saranno le ‘reazioni’ dalla comunità islamica“. L’unica che (a modo suo) è libera di dare il suo giudizio.
A noi cosa resta? Resta l’antagonismo. Nella nostra società italiana, è generalmente l’antagonismo e l’inimicizia l’unico criterio di comprensione della realtà
(per una certa mentalità la realtà si capisce solo se si è schierati contro qualcosa o qualcuno).
Non è solo un fenomeno laicista: molto spesso il pensiero della comunità cattolica non è il pensiero cattolico ma una specie di sincretismo religioso. Nelle autostrade dell’informazione, il pensiero, la cultura, il giudizio, non è quello cattolico.
Per tutte queste ragioni ritengo opportuno riportare integralmente il testo della lettera di Mons. Tommaso Ghirelli:
(VietatoParlare.it)
Riporto il testo integrale:
Guardiamo cosa c’è dietro l’afflusso di profughi e immigrati via mare, dietro il numero ingente di giovani e di intere famiglie che dall’Africa e dall’Oriente sono entrati in Europa attraverso il “mare nostrum” nell’arco di un anno. Andiamo verso le centocinquantamila persone, entro l’anno arriveremo a quasi duecentomila. Certamente scopriremo non uno, ma una intera serie di conflitti drammatici, di problemi politici, di tensioni sociali. Per questo motivo si parla ormai di terza guerra mondiale in corso. Contemporaneamente all’azione di risposta immediata all’emergenza, la cosa più importante da fare è guardare al di là del mare. Il che significa guardare anche – di riflesso – in casa nostra: non solo nei luoghi della politica, non solo in quelli degli affari, ma anche nei nostri atteggiamenti, nei nostri cuori. Ciò che mi interpella più direttamente in fondo è la mia stessa difficoltà a percepire il problema e il pericolo. E’ fatalismo, è rassegnazione? Cosa mi sta capitando? Guardiamo, dunque, distinguendo anzitutto tra profughi – in cerca di asilo – e immigrati – in cerca di lavoro.
Le guerre dalle quali i profughi fuggono non sono fenomeni naturali. Chi le provoca? Per quali interessi? Quali sono esattamente i contendenti? E’ doveroso informarci e venire informati da chi sa. Anche questo settimanale diocesano è chiamato a fare la propria parte. Alcuni allarmi drammatici sono stati lanciati, al termine di questo terribile mese di agosto, da vescovi siriani e irakeni, sul palcoscenico del Meeting di Rimini.
E’ stata lanciata la proposta di ripetere Domenica prossima, 7 settembre, la giornata di preghiera per la Siria e il Medio Oriente che facemmo un anno fa su invito di papa Francesco. Notiamo che nel frattempo il conflitto si è esteso e aggravato, anche se forse i politici sono diventati più circospetti, riconoscendo alcuni loro gravi errori. Il numero delle vittime comunque è in crescita; la persecuzione contro i cristiani si è estesa ad alcune minoranze religiose; la crudeltà e tracotanza delle bande armate hanno raggiunto il parossismo della bestialità. Di fronte alle azioni armate dell’ISIS, i popoli si appellano ai Governi e alle Autorità internazionali. Il mio parere è che dobbiamo essere esigenti con loro, come le coraggiose mamme dei soldati russi. Uomini politici, avete il dovere di proteggere e difendere non la supremazia, ma la vita e la libertà delle persone, altrimenti pagherete caro ogni silenzio e ogni atteggiamento di viltà.
E noi cittadini finiamola di pensare ad altro o di prendercela in blocco con gli stranieri. Chiediamo piuttosto agli islamici presenti tra noi di mostrarsi uomini d’onore, di prendere posizione pubblicamente contro le persecuzioni e gli atti di crudeltà. Altrimenti dovrebbero avere il coraggio di allontanarsi dalla nostra terra, perché nessuno vuole avere i nemici in casa. Sappiamo che sono intimiditi dagli integralisti, ma è arrivato il momento di rompere il circolo vizioso dei soprusi.
La situazione è seria, mettiamoci tutti in moto senza tergiversare, superando sia il buonismo sia l’intolleranza.Mons. Tommaso Ghirelli, vescovo di Imola