L’invasione russa e la sordità occidentale nel sentire le ragioni dell’altro

In merito all’invasione russa da parte della leadership occidentale, le parole della leadership politica, sono percettibilmente inadeguate rispetto ai fatti. Le specifiche richieste di sicurezza della Russia hanno trovato come risposta solo slogan, frasi fatte, posizioni di principio che ribadivano la superiorità ideologica occidentale rispetto a quella russa e niente più. In definitiva: una assenza completa di proposte costruttive ed una assoluta sordità nel sentire le ragioni dell’altro.

Mi viene in mente, dal libro “Dare la vita per l’Opera di un Altro” di mons. Luigi Giussani questo passaggio che reputo molto attinente:

“… si potrebbe dire che Lenin, Hitler e Mussolini sono… identici; ma questi, attraverso una mediazione calvinista puritana, sono identici anche agli stati democratici... lo stato non si può mettere in atto se non come totalitarismo culturale se non è attaccato nel cuore da qualcosa di più cristiano delle idee e delle pratiche in cui pone tutta la sua saggezza”.

Sono poche pennellate che dipingono in maniera plastica ciò che nella storia odierna scorre sotto i nostri occhi. È una storia che denota un fallimento continuo, ovunque nel mondo. Le ‘guerre umanitarie’ che hanno avuto bisogno di menzogne per giustificarsi, non hanno portato il mondo ad essere migliore o più sicuro e non hanno portato prosperità ai paesi attenzionati, ne sono testimonianza.

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Le ostilità non sono cominciate oggi ma otto anni fa

È evidente che la guerra in Ucraina è la logica prosecuzione di ciò che si è seminato. Il totalitarismo delle buone ragioni che dice di perseguire valori e principi ma li utilizza nella pratica politica, ha bisogno della rimozione di certi punti chiave nel giudizio. Ciò significa che, per funzionare, la narrativa nel normale ragionamento ha bisogno dell’estromissione della connessione tra gli eventi. E’ per questo che le opinioni e letture che si chiedono del nesso e ricercano il nesso tra gli eventi, sono fake news, punti di vista non degni di attenzione, su cui è una necessità intervenire anche con la censura.

Ma il senso di bellezza, di giustizia, di verità è innato nell’uomo, per cui il motore in azione è facilmente visibile. E’ a questo livello che avverto qualcosa che stona nelle reazioni alla guerra di Ucraina da parte della leadership occidentale (che si appresta ad incontrarsi nel G7). Il loro radunarsi accresce in me una certa inquietudine, perché cercando il bene, la procedura di alimentazione del fuoco si ripete puntualmente .

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La reazione europea e statunitense

In tema di reazioni e di negoziati, direi che piuttosto che delle ragioni si è parlato da mesi di ‘invasione’. La menzogna ha una necessità prioritaria: quella di riduzione della realtà dei fatti ai propri fini.

In questo caso, si è eliminata la percezione della guerra in corso in Donbass da 8 anni. Questo conflitto ha visto fronteggiarsi da una parte da una popolazione russofona sanzionata e dall’altra uno stato che gode dell’approvazione internazionale. La presenza di Osce ed affini sono stati sono solo specchietti per le allodole e 14.000 morti (la maggior parte ciili) ne sono testimonianza.  Per cui possiamo dedurre due cose: 1) se fossero stati kosovari, la UE avrebbe parlato di pulizia etnica; 2) se la comunità internazionale avesse voluto un accordo di pace, l’avrebbe ottenuto immediatamente da Kiev.

Quindi cancellare la scaturigine degli eventi – culminati con l’invasione – è inadeguato rispetto alla realtà. Se si intende spiegare correttamente alla gente cosa è successo secondo il principio giornalistico delle 5 W (iniziali di Who, What, Where, When, Why) considerato la regola principale della prassi giornalistica, è necessario descrivere quando si poteva fare e non si è fatto.

Invece, l’invasione è spiegata in maniera infantile dicendo che quando sta avvenendo è per ricreare l’Impero sovietico. Le cose sono andate veramente così? Evidentemente no.

Innanzitutto perché c’è stata una richiesta scritta agli Stati Uniti molto precisa e molto seria. Questa richiesta fotografava una situazione di reale pericolo per la Russia, poneva un problema reale di sopravvivenza e proponeva soluzioni diplomatiche ragionevoli.

La Russia aspira veramente a sottomettere un popolo inglobando la popolazione contro la propria volontà? Anche in questo caso la risposta è no.

Anche proiettando forzatamente nell’avversario un certo cinismo, ci sono problemi pratici obiettivi, per dire che non è questo il fine della guerra in atto.

In definitiva, questo conflitto ha elementi di incomprensione che non si sono voluti chiarire e superare, quando era possibile farlo, elementi non fittizi ma realmente problematici.

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Donbass

Ad esempio la regione del Donbass. In otto anni gli interlocutori non si siano mai incontrati direttamente. Questo non è avvenuto per volontà espressa della parte ucraina. E addirittura Kiev ha mandato ad uccidere uno dei negoziatori del Donbass. Comandanti e leader delle Repubbliche indipendentiste hanno trovato la stessa sorte.

Questi non sono fatti ‘aneddotici’ ma esprimono una linea politica ben precisa, la linea sostenuta dall’occidente da molti anni. In merito, citerei anche l’acqua negata alla Crimea mentre Kiev ha preteso la continua alimentazione del gas russo per sé e ne ha reclamato il transito, lucrando le provvigioni per i diritti.

Si tratta di un percorso molto preciso che è stato esplicitato politicamente: il traguardo è il decreto 117 del 21 marzo scorso ha autorizzato lo stato intero ad usare tutti i mezzi per riprendere la Crimea ed il Donbass., inclusa la forza, non appena se ne fossero presentate le condizioni.

Quando un vicino è continuamente trattato come nemico, con atti politici e scelte concrete (ad esempio come divieto della lingua russa alle popolazioni russofone etc) solo un pazzo aspetterebbe il punto di non ritorno. Quando i margini della diplomazia sono tutti esauriti e la porta è sbattuta con arroganza con una arroganza e ostilità crescente, una certa meraviglia per esisti disastrosi è alquanto ipocrita.

Contro la Russia è in atto una guerra ingaggiata da anni

L’occidente complessivo è già in guerra da anni con la Russia. Lo è con modalità asimmetriche e non convenzionali. Con le Ong finanziate dal Dipartimento di Stato Usa, con la propaganda, con le sanzioni.  La testimoniano le continue esercitazioni nel mar Nero, gli sconfinamenti in acque russe di navi da guerra britanniche, i tentativi di sabotaggio in Crimea, l’uccisione di politici nel Donbass, l’incarcerazione in Ucraina degli oppositori politici, la censura ai media che è arrivata alla chiusura di due televisioni.

E ci sono le pressioni esterne. Gli Stati Uniti in Ucraina hanno posto i propri uomini: il comitato anti-corruzione è controllato da statunitensi e sono stati statunitensi anche alcuni ministri ucraini. Si tratta di azioni ostili che hanno la finalità manifesta di far pressione sulla Russia, recidere ad uno ad uno i legami storici, cambiare i sentimenti all’interno delle società e delle leadership politiche.

La politica estera statunitense e britannica opera aggressivamente in maniera multivettoriale all’interno della società russa per indirizzare le elezioni e per cambiare la mentalità della popolazione: Ong e finanziamenti ad hoc minano i valori radicati tra la popolazione. Ci sono enormi quantità di denaro che i paesi occidentali tolgono dai propri bilanci destinandoli ai paesi limitrofi per farli uscire dall’orbita politica e commerciale di Mosca. Le stesse sanzioni a imprenditori e aziende, il degradare le condizioni di vita della gente, sono tutti atti che mirano in realtà a questo: alimentare surrettiziamente dissenso interno.

Quindi, anche solo alla luce di questa lista incompleta di evidenze, come dire alla Russia di non preoccuparsi? Che l’Ucraina non sarebbe stata usata contro la Russia’ è veramente illusorio.

Per comprendere l’aggressività occidentale occorre tornare anni indietro al colpo di stato di Maidan (o rivoluzione arancione) che ha portato al rovesciamento di un governo ad un mese dalle elezioni. Oggi ci sono prove provate che le proteste furono efficaci solo grazie a uno zoccolo duro che si impadronì della protesta. I 5 miliardi spesi dagli Stati Uniti e l’addestramento dei volontari ucraini che hanno assaltato il Parlamento in ucraino sono fatti documentati e non nasconderli ancora oggi è stato possibile solo attraverso la mistificazione dei fatti dati dai mezzi di informazione, usati ancora oggi come uno strumento politico obbediente e tecnologicamente sempre più affinato. Se la logica vale ancora qualcosa – sostenere che quella di Maidan fu rivoluzione di popolo, è come giustificare la legittimità di un assalto al Parlamento in Italia ed avvallare il sistema dei due pesi e due misure.

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edificio SBU a Kiev in fiamme

Uno scontro internazionale fatto sul terreno ucraino

Torniamo all’attacco russo. E’ stato evidente, per tutti i mesi precedenti, come una volontà di estremizzare lo scontro, irrigidire la controparte, negargli ogni sua richiesta; per quanto legittima.

Per questo possiamo dire che l’attacco russo è stato ampiamente preannunciato, forse si tratta dell’attacco più ampiamente preannunciato della storia.

Quindi, se questa non è una invasione nel vero senso del termine, come altro chiamare i carri armati che entrano dentro i confini di uno stato sovrano? Beh, è abbastanza semplice se allontaniamo le nebbie informazione mainstream che, più che chiarirle, impediscono di vedere nel loro quadro d’insieme.

Innanzitutto c’è stata una richiesta agli Stati Uniti che avrebbe scongiurato gli esiti in atto. Questo aspetto è di primaria importanza perchè Washington non solo ha negato ogni via d’uscita all’orso, lascandogli libera solo una via, ma è anche il principale artefice del riarmo e dell’aggressività ucraina nei confronti della Russia. Infatti, non esiste un paese al mondo un solo paese che arde del desiderio di entrare nella Nato fino al punto di mettere questo in Costituzione.

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Gli impegni non mantenuti di non espansione della Nato

La Nato – all’atto della caduta dell’impero sovietico –  aveva promesso alla Russia che gli stati ex sovietici non sarebbero stati inglobati nella Nato, in merito ci sono trascrizioni e documenti formali. Questo è il punto cruciale. Però la Nato ha fatto esattamente il contrario.

In merito, la pubblicazione tedesca Der Spiegel scrive che un documento del 1991 è stato scoperto negli archivi nazionali britannici, in cui rappresentanti dei paesi occidentali in un circolo ristretto discutono dell’obbligo per l’URSS di non espandere la NATO a est.

Si tratta di un documento dei negoziati tra i rappresentanti dei ministeri degli esteri di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania a Bonn il 6 marzo 1991, che era stato precedentemente classificato come “segreto”. A loro, il rappresentante della Germania , Hrobog, ha dichiarato:

“Durante i negoziati 2 + 4, abbiamo chiarito che la NATO non si espanderà oltre l’Elba. Pertanto, non possiamo offrire l’adesione alla NATO alla Polonia e ad altri ” .

Si leggono queste cose ed altre cose molto interessanti.

Eppure oggi non solo la Nato ha inglobato pressoche tutti i paesi ex sovietici disattendendo i propri impegni ma usa bullismo. Ve lo ricordate quel “Se l’obiettivo del Cremlino è avere meno NATO ai suoi confini, otterrà solo più NATO” del segretario della Nato Stoltenberg alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco? Beh questa è la misura dell’irragionevolezza e dell’incomunicabilità.

Questo standard è diventato il leitmotiv  in questi mesi che hanno anticipato la catastrofe: alle ripetute e ripetute richieste di sicurezza da parte russa,  la leadership occidentale ha risposto con slogan.

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La misera reazione della politica occidentale all’invasione

Ma vale la pena ora dedicare un attimo di attenzione a cosa sta succedendo in queste ore, ovvero a come stanno reagendo i leader occidentali mondiali. Beh, anche in questo caso sto registrando dichiarazioni folli. Tali sono le decisioni prese di armare la popolazione oppure di fomentare una guerriglia civile senza quartiere. Altrettanto folle è vedere lo stesso esercito ucraino far saltare i ponti, e magari domani distruggere le infrastrutture civili per colpire le forze russe.

Ed ancora: vedo già le forze installarsi nelle zone residenziali, ingaggiare la guerriglia urbana, posizionare cannoni e ogni tipo di arma nelle città e sui tetti. Sappiamo che questa è la via per l’incancrenimento del conflitto. Lo abbiamo già visto a Mosul in Iraq, lo abbiamo visto a Raqqa o ad Aleppo in Siria. Questo comporta la riduzione di uno stato ad uno stato di sfacelo. E si badi bene: questo a fronte non di un regime change ma ad una richiesta di neutralità.

Le conseguenze di un proseguimento del conflitto possono essere disastrose, specialmente tenendo conto della traballante economia ucraina. In proposito, un utile memorandum per non ripetere le tragedie del passato, dovrebbe essere stato l’attacco della Nato in Serbia: in quell’occasione, il paese subì un danno stimato in 40 anni prima di tornare allo stato iniziale. Talmente furono gravi i danneggiamenti delle infrastrutture civili, colpite non casualmente dalle forze della Nato, impegnate in un intervento contrario al diritto internazionale e alla carta dell’Onu.

La soluzione della demilitarizzazione dell’Ucraina

Ci stiamo avvicinando al punto cruciale – come si dice – non pervenuto ai media ed alle diplomazie occidentali. Questo punto risponde alla domanda: “Cosa vuole la Russia?”. Beh se qualcuno ascoltasse, sentirebbe che Mosca dice che vuole sicurezza, ovvero la demilitarizzazione, la neutralità di Kiev ed ha dato dodici ore di tempo al governo legittimo di Kiev di aprire negoziati.

È tanto difficile? Questo lede la dignità degli ucraini? La Svizzera forze è meno dignitosa a livello internazionale dell’Ucraina? Non credo e non credo che tutti gli ucraini mirino ad essere una potenza militare. Hanno probabilmente altri fini, la gente ha a che fare con ben altri problemi. Noi italiani lo sappiamo molto bene.

La risposta? Zelensky chiede all’occidente e tutte le dichiarazioni della leadership occidentale possono essere riassunte con un ‘te la faccio pagare’, senza un serio esame di coscienza. È abbastanza evidente infatti che è proprio la spasmodica ricerca della ‘sicurezza’ che ha portato la guerra nel cuore dell’Europa. Questo è un fatto centrale incontrovertibile, che solo la propaganda può offuscare.

A chi giova un prolungarsi del conflitto?

Non giova alla Russia (in tema di diritti, il proprio diritto di esistere non è un optional). Non giova all’Ucraina. Potrebbe giovare solo a chi vuole (e già si è detto espressamente) un ‘afghanizzazione’ dell’Ucraina. Ed in verità questo è lo scenario ricercato per espressa dichiarazione della leadership occidentale: rendere il terreno ucraino come una palude in cui l’esercito russo subisca ingenti perdite.

Questo lo scenario, una guerra sanguinosa tra popoli, fratelli e cristiani e nel cuore dell’Europa, paradossalmente è visto dalle nostre leadership che si riuniranno al G7, come la soluzione preferibile. Ovviamente, insieme “a sanzioni mai viste prima” che colpiranno tutti.

Così, secondo il piano che si intende realizzare, la Nato raggiungerà l’indebolimento della Russia senza sparare un colpo. Non importa se questo vorrà dire fomentare l’odio tra due popoli vicini, porre radici di inimicizia e diffondere all’interno della Russia stessa, il seme della discordia.

E’ proprio vero, i principi declamati usati senza un cambiamento sostanziale dello sguardo sono dottrina arida. I valori senza uno sguardo che vada oltre e guardi l’umano per quello che è, generano solo autoritarismo, menzogna e morte.

Patrizio Ricci  – Vp News

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