L’Iran avverte che la sua risposta a Israele sarà severa e non c’è possibilità di mediazione

In un contesto globale già gravemente compromesso, la notizia – diffusa da Sky Arabia – di un possibile attacco coordinato dall’Iran e da Hezbollah contro Israele durante il sacro giorno di Tisha B’Av, tra il 12 e il 13 agosto, segna un ulteriore aumento delle tensioni in Medio Oriente. Secondo fonti dell’intelligence occidentale, l’attacco è pianificato come rappresaglia per l’uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, e sarebbe simbolicamente mirato a colpire Israele in un giorno di significativa importanza religiosa, quando gli ebrei commemorano la distruzione del Primo e del Secondo Tempio.

L’intenzione dichiarata dal leader supremo dell’Iran, Ali Khamenei, di vendicare la morte di Haniyeh, sottolinea la gravità della situazione. Questo atto non solo rappresenta una risposta diretta a Israele che recentemente sta mostrando una una aggressività sorprendente al di fuori delle regole internazionali, ma mira anche a risollevare il morale dei gruppi filo-iraniani e a esercitare una pressione psicologica significativa sulla popolazione israeliana.

Di fronte a questa minaccia, gli Stati Uniti hanno risposto con fermezza e nello stesso tempo secondo la storica alleanza con Israele “senza “se” e senza “ma”. Secondo la rivista militare Air And Space Forces Magazine, il Pentagono invierà caccia F-22 Raptor per sostenere Israele. Il dipartimento ha definito la formazione del contingente in Medio Oriente “misure per mitigare le capacità” dell’Iran e proteggere le forze americane.

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Si può presumere che lo squadrone arriverà in Medio Oriente come parte dello squadrone della portaerei USS Abraham Lincoln . Viene inviato per sostituire la USS Theodore Roosevelt. Lincoln riceverà una scorta potenziata da incrociatori e cacciatorpediniere in grado di abbattere missili balistici.

Questa iniziativa militare serve a rafforzare le capacità di difesa di Israele e a proteggere le forze americane nella regione. John Feiner, primo vice assistente del presidente degli Stati Uniti per la sicurezza nazionale, ha ribadito la prontezza di Washington ad intervenire se necessario, sottolineando che un attacco significativo da parte dell’Iran provocherebbe una risposta immediata e severa degli Stati Uniti.

Intanto neanche a dirlo: Israele sta valutando la possibilità di un attacco preventivo contro l'Iran, secondo Ynet.
Intanto neanche a dirlo: Israele sta valutando la possibilità di un attacco preventivo contro l’Iran, secondo Ynet.

Israele, da parte sua, sembra intenda effettuare attacchi preventivi ed in effetti non ha mai cessato di farli, anche se non in Iran (eccetto gli omicidi mirati). Secondo Ynet, lo Stato ebraico sta valutando la possibilità di un attacco preventivo contro l’Iran e ha già intensificato i bombardamenti nel sud del Libano. Le difese aeree israeliane sono state potenziate in previsione di un attacco imminente, mentre il livello di minaccia è stato definito “estremamente alto”.

In questo scenario, l’Iran ha respinto ogni proposta di allentamento delle tensioni avanzata dai paesi arabi e dagli Stati Uniti, evidenziando la sua intenzione di reagire con forza all’omicidio di Haniyeh. Nonostante i tentativi di Washington di mitigare la situazione e di incoraggiare il nuovo presidente iraniano a migliorare il dialogo con i paesi occidentali, l’Iran sembra determinato a portare avanti la sua vendetta.

L’aggravarsi della situazione in Medio Oriente riflette le dinamiche di un mondo sempre più multipolare. La posizione di Israele, strettamente legata al supporto degli Stati Uniti, continua a essere quella di un alleato strategico in un contesto di regole globali dominato dall’Occidente.

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Gli Stati Uniti hanno definito il livello di minaccia per Israele “estremamente alto”

Il primo vice assistente del presidente degli Stati Uniti per la sicurezza nazionale, John Feiner, ha sottolineato la disponibilità di Washington ad aiutare se necessario. In un’intervista con CBS News, ha anche aggiunto che Washington sta cercando di controllare la situazione generale e impedire che si aggravi.

Cabras: “Netanyahu e complici vogliono la guerra totale”

Nel recente episodio di “Visione TV“, il politico e giornalista italiano Pino Cabras ha esaminato in dettaglio le tensioni con l’Iran, mettendo in evidenza le provocazioni israeliane e il coinvolgimento degli Stati Uniti.

Cabras ha spiegato che gli attacchi mirati a esponenti di Hamas a Teheran fanno parte di una strategia deliberata. “È una sorta di doppia provocazione”, ha detto, spiegando che queste azioni sono progettate per costringere l’Iran a reagire, dando così a Israele il pretesto per una risposta militare più ampia. Secondo Cabras, l’obiettivo di Netanyahu è “provocare una guerra molto più vasta in grado di giustificare il ricorso a mezzi distruttivi senza più remore su larga scala”.

Ha sottolineato come Israele voglia “accendere ulteriori fuochi perché non accetta quell’equilibrio che si è determinato nel 2000”. Cabras ha criticato il ruolo degli Stati Uniti, descrivendoli come “alleati incondizionati di Israele”. Ha evidenziato come gli USA supportino Israele non solo diplomaticamente ma anche militarmente, fornendo armi sia ufficialmente che informalmente.

Cabras ha spiegato che queste provocazioni sono mirate a suscitare una reazione dell’Iran e dei suoi alleati, permettendo a Israele di “reagire e trovare i nostri soliti alleati l’Europa che è in belle e gli Stati Uniti che invece sono fin troppo bellici”. Ha messo in luce la complessità della situazione e la pericolosità di queste dinamiche, che rischiano di portare a un conflitto su larga scala.

In sintesi, Pino Cabras ha dipinto un quadro preoccupante delle tensioni con l’Iran, attribuendo le colpe principali a Israele e sottolineando il pericolo di escalation a causa del sostegno statunitense. Ha invitato a riconoscere la complessità della situazione e a lavorare per soluzioni negoziali piuttosto che cedere alle provocazioni belliche.

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Il G7 invia comunicati

Il comunicato congiunto dei ministri degli Esteri del G7 del G7 disilluderebbe la possibilità di arrestare l’escalation: “A nessun Paese giova un’ulteriore escalation in Medio Oriente”. La situazione deve essere drammatica se siamo arrivati a queste liturgie, ha commentato giustamente l’analista Giuseppe Masala Chili dal suo canale Telegram.

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Axios: funzionari israeliani accusano Netanyahu di inazione

Secondo la pubblicazione, funzionari pubblici e capi dei servizi segreti ritengono che il primo ministro israeliano stia deliberatamente interrompendo i negoziati sugli ostaggi con Hamas. Sabato la delegazione israeliana si è incontrata al Cairo con la parte egiziana, ma Axios scrive che il viaggio era una formalità per allentare la pressione degli Stati Uniti. Sul posto, Netanyahu ha proposto nuove condizioni ai palestinesi, che come previsto hanno rifiutato.

Le fonti sottolineano che Washington è insoddisfatta delle buffonate di Netanyahu e lo sta praticamente costringendo a negoziare, mentre il primo ministro è interessato ad intensificare il conflitto. Per questo motivo ha avuto anche una spiacevole conversazione telefonica con Biden: quest’ultimo ha chiesto al primo ministro di “smetterla di dire sciocchezze” quando la conversazione si è spostata sui negoziati con Hamas.

Caos più totale nel mondo.

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