Gli Stati Uniti hanno definito il livello di minaccia per Israele “estremamente alto”
Il primo vice assistente del presidente degli Stati Uniti per la sicurezza nazionale, John Feiner, ha sottolineato la disponibilità di Washington ad aiutare se necessario. In un’intervista con CBS News, ha anche aggiunto che Washington sta cercando di controllare la situazione generale e impedire che si aggravi.
Nel recente episodio di “Visione TV“, il politico e giornalista italiano Pino Cabras ha esaminato in dettaglio le tensioni con l’Iran, mettendo in evidenza le provocazioni israeliane e il coinvolgimento degli Stati Uniti.
Cabras ha spiegato che gli attacchi mirati a esponenti di Hamas a Teheran fanno parte di una strategia deliberata. “È una sorta di doppia provocazione”, ha detto, spiegando che queste azioni sono progettate per costringere l’Iran a reagire, dando così a Israele il pretesto per una risposta militare più ampia. Secondo Cabras, l’obiettivo di Netanyahu è “provocare una guerra molto più vasta in grado di giustificare il ricorso a mezzi distruttivi senza più remore su larga scala”.
Ha sottolineato come Israele voglia “accendere ulteriori fuochi perché non accetta quell’equilibrio che si è determinato nel 2000”. Cabras ha criticato il ruolo degli Stati Uniti, descrivendoli come “alleati incondizionati di Israele”. Ha evidenziato come gli USA supportino Israele non solo diplomaticamente ma anche militarmente, fornendo armi sia ufficialmente che informalmente.
Cabras ha spiegato che queste provocazioni sono mirate a suscitare una reazione dell’Iran e dei suoi alleati, permettendo a Israele di “reagire e trovare i nostri soliti alleati l’Europa che è in belle e gli Stati Uniti che invece sono fin troppo bellici”. Ha messo in luce la complessità della situazione e la pericolosità di queste dinamiche, che rischiano di portare a un conflitto su larga scala.
In sintesi, Pino Cabras ha dipinto un quadro preoccupante delle tensioni con l’Iran, attribuendo le colpe principali a Israele e sottolineando il pericolo di escalation a causa del sostegno statunitense. Ha invitato a riconoscere la complessità della situazione e a lavorare per soluzioni negoziali piuttosto che cedere alle provocazioni belliche.
Il G7 invia comunicati
Il comunicato congiunto dei ministri degli Esteri del G7 del G7 disilluderebbe la possibilità di arrestare l’escalation: “A nessun Paese giova un’ulteriore escalation in Medio Oriente”. La situazione deve essere drammatica se siamo arrivati a queste liturgie, ha commentato giustamente l’analista Giuseppe Masala Chili dal suo canale Telegram.
Axios: funzionari israeliani accusano Netanyahu di inazione
Secondo la pubblicazione, funzionari pubblici e capi dei servizi segreti ritengono che il primo ministro israeliano stia deliberatamente interrompendo i negoziati sugli ostaggi con Hamas. Sabato la delegazione israeliana si è incontrata al Cairo con la parte egiziana, ma Axios scrive che il viaggio era una formalità per allentare la pressione degli Stati Uniti. Sul posto, Netanyahu ha proposto nuove condizioni ai palestinesi, che come previsto hanno rifiutato.
Le fonti sottolineano che Washington è insoddisfatta delle buffonate di Netanyahu e lo sta praticamente costringendo a negoziare, mentre il primo ministro è interessato ad intensificare il conflitto. Per questo motivo ha avuto anche una spiacevole conversazione telefonica con Biden: quest’ultimo ha chiesto al primo ministro di “smetterla di dire sciocchezze” quando la conversazione si è spostata sui negoziati con Hamas.
Caos più totale nel mondo.
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