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L’Iran di fronte all’emergenza Coronavirus, chiede all’FMI 5 miliardi di dollari. Cosa risponde il mondo libero?

L’Iran ha richiesto un prestito di emergenza di 5 miliardi di dollari al Fondo monetario internazionale per combattere la pandemia di coronavirus. Questa è la prima volta che l’Iran chiede assistenza al FMI dal 1962. Probabilmente sarà posto il veto dagli Stati Uniti.

Teheran potrebbe avere grossi problemi in futuro se non sarà in grado di garantire i finanziamenti di bilancio ordinario. I prezzi del petrolio stanno diminuendo , il paese sta sostenendo la Siria alle presa ancora con l’aggressione coccidentale e recentemente l’Iran è uno dei paesi più colpiti dal Coronavirus. Ed a aggravare la congiuntura, i sauditi non hanno perso l’occasione per abbassare i prezzi contro i propri competitor. Per cui i sauditi cercheranno sicuramente di approfittare della debolezza del proprio nemico giurato per aggravare ulteriormente la sua condizione: è un gioco intelligente quanto infido da parte loro.

E’ certo che comunque anche l’Arabia Saudita sta risentendo del calo del prezzo del petrolio: il 90% del PIL saudita dipende dalle esportazioni di petrolio. Inoltre è da considerare che secondo il FMI il prezzo del petrolio, per essere redditizio , deve essere tenuto a circa $ 55. Ovviamente sono stime, è probabile che i sauditi abbiano ormai acquisito  molte partecipazioni in molte aziende estere che possono in qualche modo ammortizzare gli effetti dei prezzi del petrolio. Ma nel contesto c’è anche l’ombra di una recessione mondiale e questo certo non aiuta.

E’ anche da considerare che da parte sua, l’Iran ha già così tante sanzioni che la guerra dei prezzi del petrolio li influenzerà meno di quanto si possa pensare, sicuramente meno degli stessi sauditi. Tuttavia, l’economia iraniana è in cattive condizioni e i disordini continui non faranno che aumentare i problemi di finanziamento. Ovviamente l’epidemia non ha fatto che aggravare la situazione.

Sta di fatto che la notizia è vera: l’Iran chiede cinque miliardi all’FMI. Non è una cifra elevata. Sa che gli Stati Uniti si opporranno.

La domanda è allora: perché Teheran ha chiesto il prestito?

La risposta è che i motivi sono essenzialmente di politica interna: la popolazione è stremata dalle sanzioni ed ora c’è il coronavirus. La classe media sa che il governo è debole, ma ha paura di protestare e chiedere cambiamenti.  l’establishment iraniano ne è cosciente. Appunto sa che un ennesimo rifiuto da parte dell’FMI – che è espressione indiretta della politica USA nel mondo -, sarà letta dalla popolazione molto negativamente e focalizzerà tutto il risentimento sugli USA. Questo potrebbe anche essere usato come un’opportunità per la Cina di intervenire e aiutarli, che fondamentalmente sigillerà le loro relazioni future con l’Iran per il futuro prevedibile, garantendo alcuni dei loro interessi in Medio Oriente.

Tra l’altro in questo senso stiamo vedendo che mentre gli USA non hanno fatto nulla per i propri partner occidentali alla presa con il coronavirus se non mantenere in piedi l’esercitazione ‘Defender Europe’, mentre  la Cina si sta muovendo mandando farmaci, macchinari ed equipe mediche in tutto il mondo (in Africa in 54 stati), dimostrando iniziativa e solidarietà.

Mi si obietterà che è solo pragmatismo nelle politiche e la furbizia dell’ideologia comunista (venuta fuori dopo il secolo delle umiliazioni a cui sono seguite due guerre mondiali iniziate a casa nostra), rispondo che tenendo conto dello stato dell’occidente attualmente, consiglierei di giudicare ma di adottare criteri un po’ più complessi.

Cosa voglio dire? Voglio dire che gli Stati Uniti non provano alcun desiderio di risolvere problemi nel loro sistema politico. Molte persone parlano di glorie del passato come la democrazia e la vincita della guerra mondiale. Credono che la loro situazione sia stabile e sicura e che la democrazia sia acquisita per sempre, quindi sembrano perseguire una politica estera sempre più aggressiva e rischiosa come l’assassinio di un generale iraniano. Ecco cosa vuol dire ‘cose complesse’.

 La radicata inefficienza e incompetenza delle nazioni occidentali non è dovuta alla fede zelante nella democrazia. È a causa del degrado e della corruzione della democrazia. Disuguaglianza, corruzione e propaganda (sia di origine privata sia di stato) sono tutti a livelli record. E non basta poter votare per uscire dal problema: ce lo dimostra la realtà del nostro paese.  Siamo così ricoperti dal fango della ideologia neoliberista  e delle troike europee che non possiamo nemmeno immaginare di sconfiggere le ‘elite’.

Nessuno qui è soddisfatto. Non crediamo che i nostri modi siano buoni! Ma ci è stato insegnato per oltre 80 anni – quattro generazioni – a temere le nazioni straniere e altri tipi di governo. Non possiamo immaginare di vivere in nessun’altra società. E come tutti, abbiamo paura dell’ignoto.

Per questo non leghiamoci a sterotipi. Hu Yaobang ed era probabilmente il più radicale dei vecchi comunisti cinesi. Fondamentalmente ha sfidato tutte le pratiche comuniste standard nel partito in quel momento e molti gli attribuiscono il miracolo dell’economia cinese, più che con Deng. Alla fine è stato reso una persona non grata all’establishement, perché i sostenitori della linea dura avevano paura del cambiamento. Fu costretto a pentirsi e denunciare se’ stesso in pubblico.

Per quando riguarda noi occidentali effettivamente abbiamo più possibilità di partecipazione. Ma questo non basta. Dovremmo avere più interesse, responsabilità individuale, più idealità e meno svogliatezza e disinteresse. Così probabilmente i nostri diritti fossero protetti, saremmo molto più liberi, molto più sicuri. Ma a questo punto, la democrazia reale, vibrante, aperta è estranea a noi come il socialismo con caratteristiche cinesi. Dico estranea a noi, cioè nemica, non che non venga garantito di divertirsi e di esprimere il proprio parere a patto che non cambi nulla. Un altro tipo di softpower insomma, dove la tecnocrazia e la logica del mero guadagno, prevale e ci esclude scientemente, invitandoci non alla autocritica ma solo ad essere rigorosamente compiacenti.

@vietatoparlare

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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