L’Italia abbandona l’iniziativa Belt and Road: usciamo dagli accordi che ci sono vantaggiosi e manteniamo quelli a noi sfavorevoli

L a decisione del governo Meloni di ritirarsi dall’iniziativa Belt and Road (BRI) rappresenta un arretramento per l’economia italiana e mette in luce una certa inaffidabilità del governo, evidenziando una tendenza a ritirarsi da accordi internazionali sotto l’influenza di potenze esterne, anche quando ciò non risulta vantaggioso per l’Italia. Questo comportamento, come dimostrato anche nel caso della Libia, porta spesso a risultati contrari agli interessi nazionali. Allo stesso tempo, l’Italia mostra una tendenza a aderire ad altri trattati in modo acritico e senza un’adeguata valutazione, mancando di esercitare un ruolo attivo e critico nella scena politica internazionale.

Entrando nel BRI nel 2019, l’Italia aveva l’opportunità di accedere a nuovi mercati e di beneficiare degli investimenti cinesi, soprattutto nel settore dei porti, che avrebbero potuto fungere da canali vitali per l’esportazione di prodotti italiani in Asia.

La Meloni dice che non ha generato i risultati attesi ma questo non è vero: la Cina è il principale partner commerciale dell’Italia. Nel 2022 l’interscambio era di 74 miliardi di euro. Anche se la bilancia era favorevole alla Cina (oltre 57 miliardi di euro) ma l’Italia aveva il valore record di 16, 4 miliardi di euro di esportazione verso la Cina. Ovviamente ogni paese esporta ciò che ha da esportare e l’altro importa ciò che gli occorre. Decine di aziende italiane sono attualmente legate a doppio filo alla Cina. Prima che l’Italia uscisse, il nostro paese nei primi 5 mesi di aveva aumentato l’export verso la Cina del 58% e la Cina è il principale responsabile del  70% per la crescita del PIL mondiale.

Questi per avere un’idea di quanto rischiamo con un paese che potrebbe avere per noi un valore strategico di differenziazione , allo stesso modo di come invece facciamo per le fonti di energia. A fronte di questo, noi stracciamo gli accordi. Mentre partecipazione al BRI avrebbe potuto aprire le porte a un mercato vasto e in rapida crescita, offrendo un potenziale significativo per l’espansione delle esportazioni italiane, in particolare per settori di punta come la moda, il cibo e il lusso.

Pressione da parte degli Stati Uniti verso l’Italia

Gli Stati Uniti hanno esercitato notevoli pressioni sull’Italia per dissuaderla dall’adesione all’iniziativa Belt and Road, motivando la loro posizione con la consueta argomentazione del “pericolo cinese”. Analizzando più a fondo il concetto di “pericolo cinese”, emerge che per gli USA si tratta principalmente della minaccia di un sorpasso della Cina in termini di commercio globale, specialmente nei confronti di quei paesi che gli Stati Uniti considerano i loro partner strategici e, in un certo senso, sotto la loro egida. Questa dinamica può essere vista come un retaggio della Seconda Guerra Mondiale, in cui gli Stati Uniti emersero come vincitori e l’Italia come nazione sconfitta. Questa eredità storica persiste, nonostante il valore culturale e storico che in Italia si attribuisce ai partigiani e ad altri aspetti della resistenza, che vengono celebrati, seppur a volte in modo che può apparire poco riflessivo.

L’Italia è in un quadro di intensa sorveglianza e interventismo da parte degli Stati Uniti nella leadership italiana (sinistra o destra che sia) agisce dentro gli steccati di un atteggiamento di estrema sudditanza, in particolare in relazione all’iniziativa cinese “One Belt, One Road” (OBOR).

Gli Stati Uniti, mirano a limitare l’influenza cinese in Europa, a qualsiasi costo confidando sulla passività della leadership europea.

La pressione statunitense avviene in vari modi, tra questi la facilità di ricattare la leadership politica, come abbiamo visto con Mani Pulite e con l’omicidio Moro. Tra questi metodi, la rivelazione delle attività di spionaggio della National Security Agency (NSA) americana, è assai nota grazie a Edward Snowden. L’ex dipendente della CIA ha mostrato come gli Stati Uniti monitorassero non solo i propri cittadini ma anche alleati europei. Questo spionaggio, che includeva l’intercettazione di comunicazioni di alti funzionari in Germania, Svezia, Norvegia e Francia, ha mostrato che metodi Washington arriva ad usare per mantenere un controllo strategico sugli alleati europei e di influenzare le loro decisioni politiche ed economiche.

In questo contesto, la decisione di alcuni paesi europei, tra cui l’Italia, di aderire all’iniziativa Belt and Road della Cina è stata vista con sospetto dagli Stati Uniti, che hanno interpretato il progetto come un tentativo di espansione dell’influenza cinese a livello globale. La risposta degli Stati Uniti, secondo il testo, è stata quella di cercare di impedire questa cooperazione attraverso vari mezzi, inclusa la sorveglianza, il ricatto giudiziario e la pressione politica. Questo atteggiamento è stato un tentativo di isolare la Cina e di mantenere una posizione di predominio geopolitico.

In definitiva, per controllare la politica italiana gli USA hanno usato tutti i mezzi possibili anche tramite l’Unione Europea che è legata a doppio filo con Washington, specialmente con il partito democratico.

Loro, gli americani fanno loro gioco, ma noi potremmo pur non rinnegare l’appartenenza al blocco occidentale, fare il nostro gioco o almeno non infierire costantemente per la nostra irrilevanza mondiale.

Gli Stati Uniti perseguono i propri interessi, ma anche noi, pur mantenendo la nostra appartenenza al blocco occidentale, potremmo agire in modo più autonomo, perseguendo i nostri obiettivi nazionali sovrani o almeno non infierire costantemente su noi stessi per aumentare la nostra irrilevanza mondiale.

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Viaggio di Renzi in Cina” by Palazzochigi is licensed under CC BY-NC-SA 2.0

nota a margine: Chiaramente, la questione non riguarda esclusivamente l’attuale governo Meloni, ma piuttosto una tendenza autodistruttiva che l’Italia segue da tempo, a prescindere dall’orientamento politico. Questa linea ha portato anche a disfare gli unici progressi significativi compiuti dal Movimento 5 Stelle in ambito di politica estera ed economia. Dall’adesione all’Unione Europea è nato questo vezzo di massacrare sé stessi a vantaggio di altri.

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