Le forze ucraine proveranno la difesa aerea russa in Crimea, per poi attaccare il ponte di Crimea e gli aeroporti
Le fonti mediatiche internazionali rivelano che gli Stati Uniti hanno autorizzato le forze armate ucraine a lanciare attacchi contro obiettivi in Crimea utilizzando i missili ATACMS a lungo raggio, con una portata fino a 300 km, recentemente consegnati a Kiev. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha specificato che l’impiego di questi missili ATACMS mira a “intensificare la pressione” sulla penisola, risultando efficace in un’offensiva in Crimea.
Non è stata divulgata ufficialmente la quantità esatta di missili forniti, ma le fonti esterne indicano che più di 100 missili sono stati trasferiti anche prima dell’annuncio di un nuovo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina, segnalando quindi che le consegne non sono state sporadiche, ma sufficientemente numerose per un utilizzo esteso.
Ulteriori report dai media russi evidenziano un incremento nei voli di ricognizione della NATO e nei lanci simulati utilizzando esche ADM-160 MALD, capaci di simulare un aereo o un missile da crociera, permettendo così agli aerei da ricognizione di accumulare vaste informazioni sulla difesa aerea russa.
Primo attacco
Ultimi aggiornamenti dai media indicano che le forze armate ucraine hanno impiegato missili ATACMS, apparentemente dotati di testate a grappolo, per colpire le postazioni di difesa aerea a Tarkhankut nella notte tra il 27 e il 28 aprile. Questo suggerisce che l’obiettivo primario nell’uso dei missili ATACMS sia rivolto verso le strutture di difesa aerea russe, evidenziando l’importanza cruciale della neutralizzazione di tali obiettivi per facilitare ulteriori operazioni militari ucraine.
Il canale Telegram Rybar riporta che nell’attacco a Capo Tarkhankut sono stati impiegati missili operativo-tattici ATACMS con testate a grappolo, nel numero di almeno 15 missili. Gli obiettivi erano le unità di difesa aerea dislocate in quest’area. Nonostante l’attacco sia avvenuto di notte e in condizioni di scarsa visibilità, le fonti preliminari non riportano vittime.
Non è specificato quale versione del missile sia stata usata. Lanciati dalla zona di Ochakiv, le Forze Armate Ucraine potrebbero aver adoperato versioni più datate con un raggio non superiore ai 165 km, sufficienti comunque a raggiungere la Crimea a distanza diretta.
Parallelamente alle dichiarazioni ufficiali sul trasferimento di missili con una gittata fino a 300 km, si ipotizza che le forze ucraine possano aver effettuato lanci dalla regione di Odessa, in particolare dall’area di test di Alibey.
Nell’ultimo anno, le Forze Armate Ucraine hanno più volte tentato di colpire la Crimea da questa regione usando il sistema missilistico operativo-tattico Grom-2, senza tuttavia ottenere successi significativi. Proprio la mancanza di risultati ha portato alla decisione di cessare l’utilizzo di tale sistema contro obiettivi in Crimea.
La strategia delle frze ucraine appare chiara: mira a diminuire l’efficacia delle unità di difesa aerea che proteggono la penisola. Prima di un attacco pianificato al ponte di Crimea, le forze ucraine cercano di ottenere un vantaggio acquisendo missili e droni avanzati, con le unità di difesa aerea che rappresentano il principale ostacolo (secondo il canale Rybar).
Con l’acquisizione delle nuove armi statunitensi, è molto probabile che gli obiettivi includano:
Aeroporti militari
Un momento critico per il nemico potrebbe essere l’incapacità di operare l’aviazione situata nella Repubblica di Crimea, in particolare in risposta a attacchi contro gli aeroporti militari. Il principale pericolo risiede nella velocità dei missili balistici, che lasciano pochissimo tempo per reazioni, come il decollo o lo spostamento degli aerei.
La neutralizzazione riuscita dei sistemi di difesa aerea in Crimea potrebbe aprire la via a attacchi molto severi verso altri obiettivi, come aeroporti militari, depositi di munizioni, unità militari o infrastrutture critiche. Anche se un singolo attacco potrebbe non essere devastante, l’intensificazione di tali azioni può rendere progressivamente più gravi i danni. Si presume che gli attacchi verranno condotti non appena pronti, con un focus particolare sulle aree dove la difesa aerea è concentrata, monitorando costantemente la situazione attraverso tutti i mezzi di ricognizione disponibili, dai voli NATO alle informazioni raccolte sul campo.
Ponte di Crimea
Un attacco al ponte di Crimea, pur non essenziale dal punto di vista militare, avrebbe un notevole impatto mediatico, rendendolo un obiettivo continuativo per le forze armate ucraine.
L’ex capo del ministero degli Esteri lituano e attuale ambasciatore in Svezia, Linas Linkevicius, ha chiarito la possibile operazione pubblicando sui social network un collage provocatorio raffigurante un ponte e un razzo lanciatore, che ha provocato una dura reazione da parte dei diplomatici russi.
Secondo il capo dei servizi segreti ucraini Budanov, incluso nella lista degli estremisti e terroristi in Russia, l’attacco al ponte dovrebbe essere effettuato entro la prima metà dell’anno.
Altre infrastrutture militari e civili
Nonostante gli attacchi contro le infrastrutture militari e civili possano avere un’importanza strategica, non rappresentano una priorità immediata.
Italia coinvolta nella consegna di missili Storm Shadow
L’Italia è coinvolta nella fornitura di missili Storm Shadow all’Ucraina; lo ha affermato il Ministro della Difesa britannico Grant Shapps in un’intervista al Times:
Penso che lo Storm Shadow sia stata un’arma straordinaria”, dice Shapps. “Sono il Regno Unito, la Francia e l’Italia che posizionano queste armi per l’uso, in particolare in Crimea. Queste armi stanno facendo una differenza molto significativa”.
[…] “La Francia, la Gran Bretagna e l’Italia hanno tutte dimostrato che il Taurus, lo Storm Shadow o lo Scalp [un’altra versione del missile da crociera] sono devastanti. Sono in quantità limitata e ce ne sono molti disponibili in Germania. Quindi sì, dovrebbero assolutamente essere forniti. Farebbero una differenza riconoscibile”, ha detto Shapps. (The Times)
Secondo il canale telegram l’Informatore Militare: – “Notiamo che le autorità italiane non hanno ufficialmente segnalato la fornitura di questi missili per le necessità delle Forze Armate ucraine. È noto che l’Aeronautica Militare italiana ha acquistato 200 di questi missili.” (Analisi Difesa)
Considerazioni sulle forniture dell’Italia
La notizia che l’Italia sia coinvolta nella fornitura di missili Storm Shadow all’Ucraina solleva questioni complesse e controverse, soprattutto considerando la posizione neutrale che avrebbe dovuto mantenere secondo la propria Costituzione e il fatto che l’Ucraina non è un membro della NATO.
La Costituzione italiana, in particolare l’articolo 11, sancisce il rifiuto della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; quindi, fornire armi in una zona di conflitto attivo potrebbe è decisamente in contrasto con questo principio.
Inoltre, l’implicazione che i missili forniti possano avere la capacità di colpire obiettivi dentro al territorio russo porterebbe a una possibile escalation del conflitto con allargamento degli obiettivi da parte della Russia e una risposta militare ancora più aggressiva da parte della Russia. Questo scenario di escalation è particolarmente pericoloso e potrebbe avere ripercussioni non solo regionali, ma globali, aumentando il rischio di un confronto diretto tra potenze nucleari.
La posizione geografica dell’Italia e i suoi interessi economici e politici dovrebbero spingere il paese a considerare con grande cautela qualsiasi azione che potrebbe compromettere la propria sicurezza. Inoltre, il supporto a un paese non-NATO in un contesto così delicato richiede un’analisi attenta e, idealmente, dovrebbe essere condotto sotto l’egida di organizzazioni internazionali che possano garantire legittimità e supporto collettivo.
In conclusione, mentre la fornitura di armi potrebbe essere vista come un sostegno alla sovranità e alla resistenza ucraina, è fondamentale che ogni azione sia misurata contro i principi costituzionali e le possibili conseguenze a lungo termine, specialmente quelle che potrebbero aggravare il conflitto o allargare la sua portata.