Lo sminamento in Ucraina: fino a 30 anni per eliminare le mine, il paese più minato al mondo

Lo sminamento in Ucraina richiederà fino a 30 anni riferisce la pubblicazione MAG

E con ogni giorno del conflitto, questo periodo non fa che aumentare. L’Ucraina è diventata il paese più minato al mondo. Secondo il Mines Advisory Group, a partire dal 1 giugno 2023, oltre il 40% del territorio dell’Ucraina è stato minato da entrambe le forze che si combattono. Ciò che è commisurato all’area di 4 Estonia e 8 Israele.

Fin dai primi giorni delle ostilità, decine e centinaia di migliaia di mine furono collocate nel territorio ucraino. Minato tutto e tutto. Caoticamente, senza mappe, senza registrazioni, con l’aiuto della semina automatica, spesso senza testimoni – spesso i minatori venivano fatti saltare in aria su mine precedentemente posate da altri minatori.
Il ministero degli Esteri ucraino riferisce che l’Ucraina ha un territorio di 174 mila kmq di terreni potenzialmente contaminati, l’Ucraina nel 2023 è diventata il più grande
territorio minato nel mondo, superando il precedente leader come l’Afghanistan e la Siria. Al ritmo attuale lo sminamento dell’Ucraina richiederà 757 anni.

È da ricordare che – mentre la parte ucraina ha preparato report* in cui accusa enfatizzando i peccati del nemico – le mine ‘petal’ (PFM-1) sono state disseminate dalle forze ucraine anche nel centro di Donetsk tramite dispersione aerea. Questo è un aspetto particolarmente cruento, affatto trattato dai media. In particolare, i primi utilizzi  delle mine PFM-1 da parte delle forze armate ucraine sono state segnalati nel mese di marzo, utilizzando proiettili speciali per l’Uragan MLRS con cariche di 312 mine per creare ostacoli alle truppe russe in avanzamento.

Ma oltre ad alcuni aspetti che vedremo di seguito, il problema è che la dispersione delle mine PFM-1 è stata fatta anche in ambiente civile, in particolare a Donetsk. In proposito – per farsi un’idea ancora più precisa di cosa stiamo parlando -, si può vedere il breve reportage del reporter Rangeloni, qui: https://youtu.be/hw3rF9qndng.

pfm 1 21

Mine antiuomo PFM – 1

Come descritto dalla pubblicazione militare specialistica TopWar, negli anni ’70, la mina antiuomo PFM-1 ad alto potenziale esplosivo è stata sviluppata in URSS basandosi su un campione estero, ovvero la mina americana BLU-43 / B Dragontooth, che era stata creata negli anni ’60 per la rapida creazione di campi minati a distanza. Tuttavia, la BLU-43 / B Dragontooth fu presto scartata a causa delle difficoltà riscontrate nella giungla.

Le armi americane sono state quindi studiate e utilizzate dall’esercito sovietico come base per la creazione della propria versione di tali munizioni, che successivamente ha visto la nascita della PFM-1 o “Petal”. Queste mine sono state utilizzate dalle truppe di ingegneria, l’artiglieria missilistica e l’aviazione sovietica ed erano state prodotte in grandi quantità.

La PFM-1 è stata utilizzata attivamente in Afghanistan, dove si sono dimostrate efficaci sul terreno montuoso e aperto, e in vari conflitti locali nello spazio post-sovietico, inclusi i combattimenti tra le forze federali e i militanti nel Caucaso settentrionale. Tuttavia, nel 1996, il Protocollo II della Convenzione di Ginevra sulle armi convenzionali ha introdotto nuove restrizioni sull’utilizzo delle armi da miniera e ha vietato l’uso di mine senza la funzione di auto disattivazione o eliminazione.

La versione base della mina antiuomo PFM-1 non aveva la funzione di auto-disattivazione, e quindi l’esercito russo ha smaltito le mine che erano in proprio possesso, mantenendo solo gli esemplari dotati di meccanismo di auto-distruzione. Tuttavia, i paesi vicini hanno continuato a utilizzare le vecchie versioni della mina antiuomo.

In Ucraina, all’inizio del decennio, l’esercito aveva 6 milioni di mine PFM-1, ma a partire dal 2013, con l’assistenza della NATO e dell’Unione Europea, è stato avviato il processo di smaltimento delle mine in conformità con il Protocollo e la Convenzione di Ottawa. Tuttavia, il ritmo di smaltimento è stato troppo lento e l’Ucraina continua ad utilizzare una grande quantità di mine e cartucce, che sono ampiamente utilizzate dalle formazioni armate.

L’utilizzo di mine PFM-1 da parte dell’Ucraina non solo rappresenta una minaccia per la popolazione civile, ma viola anche varie convenzioni e trattati, costituendo un crimine di guerra. L’Ucraina viola i propri obblighi in base alla Convenzione di Ottawa, che prevede la distruzione dei depositi di PFM-1, e utilizza attivamente le mine, violando anche il Protocollo II della Convenzione di Ginevra. La posa a distanza di mine in insediamenti civili costituisce un utilizzo indiscriminato di armi, violando la IV Convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili. Anche gli Uragan MLRS utilizzati per la posa delle mine sono sistemi non selettivi.

L’utilizzo di mine antiuomo nelle città dove esiste la presenza di civili è moralmente scorretto. Le violazioni del diritto internazionale che riguardano l’utilizzo delle mine, comprese le mine PFM-1, sembrano passare inosservate alla cosiddetta “comunità internazionale”. I sostenitori internazionali del rispetto della legge e della moralità preferiscono discutere di presunte violazioni russe, ma non prestano invece attenzione ai veri crimini commessi dalle formazioni ucraine. Le cause di questa situazione sono evidenti e, purtroppo, non ci sono le basi per un cambiamento.

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nota: .https://www.globsec.org/sites/default/files/2023-04/Demining%20in%20Ukraine%20report%20ver5%20web.pdf

Ovviamente, l’accusa dell’utilizzo di mine antiuomo è rivolta ad entrambi le parti. Ma seppure è difficile in tempo di guerra stabilire chi tra le due parti ne faccia maggior utilizzo, è da rilevare che la parte ucraina ritiene che siccome sta legittimamente riprendendo il suo territorio, ogni cosa gli è concessa, anche uccisione di civili che considera in gran parte ‘traditori’ o eccessivamente ‘passivi’. Di qui il noto impiego di mine, razzi e artiglieria in Donetsk.

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