Il recente aumento delle tensioni tra l’Iran e l’occidente ha creato una situazione di incertezza e preoccupazione a livello mondiale. In queste ultime settimane molte sono state le voci di un possibile conflitto tra l’Iran e gli Stati Uniti, con il coinvolgimento di altri paesi occidentali come la Gran Bretagna e la Francia.
Il Piano dell’occidente per procurare un conflitto con l’Iran (possibilmente senza metterci mano)
Il piano dell’occidente per affrontare il conflitto con l’Iran è basato su una serie di elementi chiave: il rafforzamento delle sanzioni economiche, il potenziamento della presenza militare nella regione e il supporto ai paesi vicini all’Iran.
In proposito la pubblicazione USA National Interest con un articolo segnala la possibile comparsa di una ‘tempesta strategica’ al confine tra il Caucaso meridionale e il Medio Oriente, in cui l’Iran potrebbe entrare in conflitto con l’etnia azera presente nel nord del Paese. Il NI afferma che i rapporti tra Teheran e Baku si sono deteriorati nel corso del 2023, con espulsioni reciproche di diplomatici e altre misure che hanno abbassato il livello del dialogo. Le tensioni sarebbero aumentate ulteriormente dopo l’apertura dell’ambasciata azerbaigiana a Tel Aviv e la visita del ministro degli Esteri israeliano in Azerbaijan, durante la quale alcuni parlamentari israeliani si sono schierati a favore della minoranza etnica azera dell’Iran.
Secondo il NI, l’Iran è preoccupato dalla presenza di Israele sul suo fianco settentrionale e dall’influenza della Turchia sunnita nella regione transcaspica. La Russia, per via della crisi ucraina, avrebbe perso il suo status di regolatore nel Caucaso, con l’Armenia che si sarebbe spostata apertamente verso l’Occidente, complicando così la posizione di Teheran. Il fattore azero potrebbe presto causare un serio problema per l’Iran, soprattutto dopo le proteste nazionaliste degli azeri contro l’hijab, che lo scorso anno avevano invocato l’identità turca e la creazione di un governo nazionale.
Il NI ritiene che i governanti iraniani dovranno stringere un nuovo patto sociale con le minoranze, in particolare con l’etnia azera, oppure affrontare terribili conseguenze per la coesione nazionale. Tuttavia, la mentalità del NI non tiene conto del fatto che ci sono molte correnti e molti attori dentro e intorno all’Iran. Inoltre, il rapporto tra Russia e Turchia è molto dipendente dai progetti energetici e infrastrutturali russi, e la Turchia ha un’economia in difficoltà. Il NI esclude anche la Cina dall’analisi, nonostante il suo interesse per la stabilità dell’Iran.
Quindi, nonostante le tensioni tra Iran e Azerbaigian, non sembra esserci una ragione concreta per scatenare un intrigo su larga scala contro l’Iran. La Turchia potrebbe volerlo, ma il momento ideale non sembra essere arrivato.
Un possibile confronto con l’Iran
Ma le strategie per gestire un possibile conflitto con l’Iran non sono limitate all’innesco ed un favorimento della instabilità interna nell’Iran. Esse includono anche il potenziamento della presenza militare degli Stati Uniti nella regione e il supporto ai paesi vicini all’Iran. Gli Stati Uniti hanno già inviato una portaerei e una squadra di bombardieri nella regione del Golfo Persico per dimostrare la loro capacità di reazione e dissuadere l’Iran. Inoltre, gli Stati Uniti stanno lavorando con i loro alleati nella regione per coordinare la loro risposta alle eventuali azioni di Teheran in Siria ed in Ucraina. Anche l’Unione Europea sta lavorando per rafforzare il proprio sistema di sicurezza e difesa e per proteggere i propri interessi nella regione.
In conclusione, la situazione rimane molto fluida e imprevedibile, con il rischio di una possibile escalation del conflitto. Pertanto, è essenziale che il l’occidente e l’Iran continuino a cercare una soluzione diplomatica e pacifica per risolvere le loro divergenze. Solo attraverso il dialogo e la negoziazione sarà possibile evitare una potenziale catastrofe.
Ma non è detto che non si cerchi proprio questo in un periodo in cui gli Stati Uniti hanno rischiato per l’ennesima volta il default e l’Europa è afflitta da una crisi douvta alla perdita della propria memoria storica e culturale.