L’Occidente incontra i suoi nuovi ‘alleati’ in Siria, ma senza stretta di mano

A volte i simboli riescono a condensare e svelare verità che si tenta invano di occultare. L’ascesa al potere in Siria degli ex membri di al-Qaeda, sostenuta attivamente dall’Occidente, è uno di questi casi emblematici. Il rifiuto del leader dei nuovi governanti di Damasco di stringere la mano al ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, giunta in Siria “per conoscere” i nuovi padroni salafiti, ne rappresenta un’immagine inequivocabile. Eppure, secondo la retorica ipocrita della leadership occidentale, questi nuovi padroni dovrebbero incarnare la “nuova Siria”, un concetto che però si scontra in modo evidente con la realtà dei fatti e con i valori che l’Occidente dichiara di voler difendere.

La visita di Baerbock in Siria è così diventata il simbolo del declino del soft power europeo, smascherando l’ipocrisia con cui l’Occidente manipola i propri “valori” quando entrano in gioco interessi geopolitici. Questi valori, infatti, vengono branditi come armi retoriche per giustificare interventi aggressivi contro sistemi che non si piegano all’influenza occidentale, salvo poi essere messi rapidamente da parte quando nuovi interlocutori, pur incompatibili con quei principi, si dimostrano disposti ad accettare tale influenza.

Questo declino non è che la conseguenza inevitabile di una dinamica palese: non si può mentire in modo sistematico e poi adattare la narrativa ogni volta che la realtà smaschera le contraddizioni. La visita di Baerbock, concepita per essere un momento di alto rilievo diplomatico, ha invece svelato con brutale chiarezza il fallimento disastroso di una strategia occidentale che ha contribuito a destabilizzare l’intera regione.

Non si tratta solo di un affronto simbolico, come il rifiuto di una stretta di mano, ma di una realtà ben più complessa: la demolizione di un sistema, quello di Assad, che, pur con tutte le sue imperfezioni, garantiva maggiore stabilità, tutela dei diritti umani e un trattamento equo per le diverse componenti della società siriana. Certo, anni di inique sanzioni e di isolamento internazionale hanno inevitabilmente alimentato una massiccia corruzione nell’apparato statale. Ma è lecito chiedersi: chi ha causato tutto questo? È forse preferibile Al-Qaeda? La “libertà” è davvero in vendita? E un Occidente che ha subordinato ogni possibilità di dialogo alla riuscita del suo ricatto può essere considerato giustificabile? L’attuale regime islamista, al contrario, non solo non è in grado di garantire quell’equilibrio, ma lo compromette profondamente, minando la convivenza sociale e accentuando le divisioni.

Ma dopo questo insight torniamo alla visita: un episodio emblematico della visita è stato il rifiuto del nuovo leader siriano, Ahmed al-Sharaa (già noto come al-Jolani), di stringere la mano a Baerbock sia al suo arrivo a Damasco sia durante l’incontro ufficiale. Al contrario, lo stesso leader ha accolto calorosamente il ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot, il quale ha cercato di minimizzare l’accaduto dichiarando: “Avrei preferito che Al-Sharaa stringesse la mano al mio collega tedesco, ma questo non era l’obiettivo principale del viaggio.”

Barrot ha spiegato che i colloqui con la nuova leadership siriana si sono concentrati su temi cruciali come la sicurezza regionale, la gestione dei combattenti dello Stato Islamico e la proliferazione di armi chimiche. Ha poi accusato Russia e Iran di sfruttare la vulnerabilità della Siria: “Il futuro della Siria appartiene ai siriani, non a chi, come Russia e Iran, si nasconde dietro il pretesto di aiutarla mentre la indebolisce ulteriormente.”

Questa dichiarazione appare tuttavia paradossale. La Siria si trova nella situazione attuale proprio a causa del sostegno occidentale ai gruppi islamisti, presentati come “ribelli moderati”. Tali gruppi hanno già imposto riforme islamiste, come il velo obbligatorio nei quartieri cristiani di Aleppo, e stanno trasformando il sistema educativo in senso radicale.

È tragicomico quanto affermato da Barrot su France 24:: il ministro francese ha richiamato l’attenzione della nuova autorità su questioni come il destino di decine di migliaia di combattenti dello Stato Islamico (IS) detenuti in Siria e i rischi legati alla proliferazione dell’arsenale chimico di Assad.

Questa dichiarazione si rivela tragicamente ironica. Come anche il Papa ha riconosciuto, la nascita dell’ISIS è frutto di una  sfortunata scelta occidentale (CNA). Quanto all’”arsenale chimico di Assad”, esso è inesistente: è noto che l’arsenale chimico siriano è stato distrutto tra il 2013 e il 2014 grazie a un accordo internazionale mediato da Stati Uniti e Russia, e la sua ricostituzione è stata attentamente monitorata. Inoltre, non esistono in Siria “decine di migliaia di detenuti dell’ISIS”, come sostenuto dal ministro francese. I combattenti detenuti sono circa 9.500, concentrati principalmente nel nord del Paese, con l’aggiunta di 42.000 familiari – per lo più donne e bambini – ospitati in campi come al-Hol e Roj.

La vera domanda, quindi, è: perché il ministro francese ha preferito concentrarsi su problematiche secondarie o inesatte, evitando invece temi centrali per la società siriana, ovvero ristrutturazione, lavoro, sistema educativo, sanità, rispetto delle minoranze etc?

Il quadro che emerge è ben diverso da quello dipinto dall’Occidente. La caduta del regime di Bashar al-Assad, avvenuta il mese scorso a seguito di un’offensiva islamista, ha consegnato il Paese a un nuovo regime che appare del tutto fuori dalla portata delle potenze europee. Gli stessi leader occidentali, che oggi denunciano le ingerenze straniere, sono stati protagonisti di azioni che hanno destabilizzato la Siria, spianando la strada alla presa di potere di movimenti islamisti radicali.

Il trattamento riservato a Baerbock – dalla stretta di mano negata alla cancellazione dalla foto ufficiale – è una metafora potente: i diplomatici occidentali, un tempo figure centrali, sono ora relegati al ruolo di comparse, vittime delle loro stesse bugie. La visita, concepita per riaffermare il ruolo dell’Europa, ha invece confermato il declino della sua influenza in una regione che l’Occidente ha contribuito a distruggere.

Questa vicenda mette in evidenza non solo l’incapacità dell’Europa di gestire le conseguenze delle proprie azioni, ma anche la sua difficoltà ad adattarsi a un mondo multipolare in cui ha ormai perso ogni capacità di controllo. Mentre potenze regionali come Turchia e Qatar, affiancate da attori globali come gli Stati Uniti, perseguono esclusivamente l’obiettivo di rafforzare la propria influenza egemonica in Siria, l’Occidente, ridotto al ruolo di esportatore di caos e instabilità in Medio Oriente, si trova relegato a semplice spettatore dei cambiamenti che investono la società siriana, impotente e sempre più marginale in un ordine globale che non gli appartiene più.

note:

*“Siria libera”… Aleppo, Sulaymaniyah. I takfiri chiedono l’uso dell’hijab nei quartieri cristiani.

Nel video – pubblicato su X – si possono sentire terroristi settari che usano gli altoparlanti per chiedere di indossare l’hijab. I rapporti suggeriscono anche che a uomini e donne fosse stato detto di separarsi.

Telugu news paper in telugu.