L‘agenzia di stampa russa Tass ha rilanciato un’allarmante dichiarazione del massimo diplomatico russo, evidenziando “la particolare preoccupazione per il fatto che le tre potenze nucleari occidentali siano tra i principali sostenitori del regime di Kiev e promotori di azioni potenzialmente provocatorie.”
Il Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha espresso una visione critica sugli attuali sviluppi geopolitici, dichiarando: “Oggi gli Stati Uniti e i loro alleati NATO aspirano ancora a infliggere una ‘sconfitta strategica’ alla Russia e sono disposti a perseguire la loro politica di deterrenza nei confronti del nostro Paese ‘fino all’ultimo ucraino’. Simultaneamente, l’Occidente si trova sull’orlo pericoloso di uno scontro militare diretto tra potenze nucleari, il quale potrebbe portare a conseguenze catastrofiche”. Lavrov ha aggiunto che “questa situazione potrebbe generare gravi rischi strategici e accrescere il livello di minaccia nucleare.”
Concludendo il suo intervento, Lavrov ha sottolineato: “Siamo convinti che per prevenire un ulteriore deterioramento della situazione mondiale e garantire una stabilità duratura, insieme alla creazione di un disarmo efficace, è necessario che tutti i paesi collaborino per rafforzare il sistema di sicurezza internazionale, basandosi sui principi di multilateralismo, uguaglianza e indivisibilità della sicurezza. Questo è l’unico modo per ridurre i conflitti tra gli Stati e assicurare progressi concreti nel controllo degli armamenti.”
La visione ragionevole e lungimirante del generale Bertolini
Una analoga valutazione è stata fatta sulla pubblicazione il Sussidiario dal generale Marco Bertolini. L’alto Ufficiale (ex comandante del COI e della Brigata Folgore) pur partendo da esperienze di diverse e appartenendo ad un ambito opposto, in questo articolo,dal titolo “SCENARIO UCRAINA/ ‘I dem Usa vogliono l’Europa in guerra, siamo in estremo pericolo’“ come del resto ha dimostrato in innumerevoli interventi, mette in luce le tensioni crescenti relative al conflitto ucraino e le implicazioni per l’Europa.
Il generale Bertolini esamina l’attuale situazione geopolitica che vede l’Europa potenzialmente trascinata in un conflitto maggiore a causa delle politiche estere degli Stati Uniti e del rifiuto dell’Occidente di accettare proposte di negoziato avanzate dalla Russia.
Secondo Bertolini, “la determinazione di entrambe le parti a uscire totalmente vincitrici dal conflitto in Ucraina porta, però, direttamente allo scontro nucleare,” suggerendo che l’introduzione di una legge in Ucraina che vieta di trattare con i russi e la mancata considerazione di alternative da parte dell’UE potrebbero aggravare ulteriormente il conflitto.
Bertolini mette in evidenza come l’Occidente sembra aver chiuso ogni possibilità di dialogo, rendendo impossibile persino verificare la disponibilità al negoziato precedentemente espressa dal ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Questa situazione rischia di spingere verso uno scenario in cui “l’Europa resta prigioniera di un conflitto voluto dai democratici americani,” i quali sono visti come determinati a limitare l’influenza russa e a impedire che l’Europa possa trarre vantaggio dalle risorse energetiche russe.
Il generale discute anche le possibili conseguenze dell’invio di truppe occidentali, una mossa che potrebbe essere considerata disperata ma ventilata da figure politiche come il presidente francese Macron. Bertolini avverte che “l’intervento di truppe occidentali ci avvicinerebbe a uno scenario di guerra nucleare,“ sottolineando il pericolo estremo in cui si trova l’Europa. L’articolo rafforza il senso di un’inevitabile escalation militare che potrebbe derivare dall’attuale postura degli alleati occidentali.
Il generale Bertolini chiude con una riflessione sulla strategia a lungo termine della NATO, che sembra prepararsi a un confronto prolungato con la Russia. Le sue parole dipingono un quadro inquietante di una possibile guerra futura, prefigurata dalle attuali tensioni e dall’interesse strategico di contenere la Russia.
I negoziati non avvengono perchè l’occidente vuol mantenere la sua egemonia, non è una guerra regionale
A queste osservazioni di avvertimento si unisce lo Stockholm International Peace Research Institute ( SIPRI ) che ha rivelato: “ Gli Stati Uniti sono rimasti il paese che spende di più in campo militare con una quota del 37% del totale mondiale e 916 miliardi di dollari spesi nel 2023… Seguono la Cina con una quota del 12% quota e una spesa stimata di 296 miliardi di dollari per l’esercito e la Russia con una quota del 4,5% e una spesa stimata di 109 miliardi di dollari per la difesa lo scorso anno, che rappresenta un aumento del 24% rispetto al 2022 ”.
Non c’è ragionevolezza in questo. Il contesto del conflitto ucraino va ben oltre le dinamiche interne del paese. È evidente che l’Ucraina, in sé, rappresenta solo una piccola parte del motivo scatenante della guerra. Si può affermare che il vero terreno di scontro si trova su binari completamente diversi. Questo complica significativamente la possibilità di avviare negoziati. Il conflitto è trasformato in una questione di principio, una lotta di potere in cui, secondo l’Occidente, è fondamentale mantenere la propria egemonia. Al contrario, la Russia aspira al multilateralismo e non cerca un’egemonia diretta; tuttavia, desidera preservare le sue sfere di influenza, da tempo erose dall’intervento degli USA.
A illuminare ulteriormente le vere motivazioni dietro la persistenza di questo conflitto è stato l’ex primo ministro britannico Boris Johnson, che recentemente ha esclamato: “Siamo chiari: se l’Ucraina cade, non sarà solo un disastro per quel paese innocente… Sarà un’umiliazione totale per l’Occidente… sarà un punto di svolta nella storia, il momento in cui l’Occidente perderà finalmente la sua egemonia postbellica”.
La Camera degli Stati Uniti ha recentemente approvato un massiccio disegno di legge di guerra, che stanzia 95 miliardi di dollari a favore di Ucraina, Taiwan e Israele. Questo atto riflette una chiara postura strategica dell’Occidente.
In risposta a questa mossa, la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha espresso una critica severa: “Gli aiuti militari al regime di Kiev sono una sponsorizzazione diretta di attività terroristiche, i fondi inviati a Taiwan rappresentano un’ingerenza negli affari interni della Cina, mentre gli aiuti a Israele promuovono un’escalation senza precedenti del conflitto nella regione”. Zakharova ha inoltre avvertito che “l’immersione sempre più profonda di Washington nella guerra ibrida contro la Russia si trasformerà in un fiasco per gli Stati Uniti, paragonabile alle sconfitte in Vietnam e Afghanistan”.
La situazione ha portato a gravi perdite umane e distruzione su larga scala. Riguardo alla condizione di sovranità compromessa dell’Ucraina, il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha dichiarato: “In totale, le perdite delle forze armate ucraine ammontano a quasi 500.000 militari dall’inizio dell’operazione militare speciale. I nostri militari hanno anche sfatato il mito sulla superiorità delle armi occidentali”.
L’Ucraina è il nostro laboratorio
Dall’altro lato dell’Atlantico, una dichiarazione riflette la cruda realtà della posizione americana riguardo al conflitto in Ucraina. Per gli Stati Uniti, le tragiche perdite umane ucraine sembrano essere di secondaria importanza rispetto alla valutazione dell’efficacia delle loro armi. Il tenente generale dell’esercito statunitense, Christopher Donahue, ha esplicitato questa percezione in un’intervista al New York Times, descrivendo sinistramente l’Ucraina come “il nostro laboratorio.”
Mentre la guerra assume un carattere quasi esistenziale per la Russia, la popolazione europea appare come sospesa in un limbo, proseguendo nelle proprie attività quotidiane quasi indisturbata.
Tuttavia, un risveglio sembra inevitabile. Non è possibile nascondere la verità su tutto indefinitamente. Elon Musk, nel suo tipico stile provocatorio, ha avvertito: “La guerra arriverà, che lo vogliamo o no”.
La situazione sta raggiungendo un punto critico, e sembra che solo un miracolo ce lo possa risparmiare.