L’ottimismo non e’ di moda – fonte: http://italian.ruvr.ru/2011/11/03/59818974.html
Alla vigilia del G20 Papandreu ha deciso di portare sul tavolo del negoziato una torta indigesta, per non dire avvelenata. Il referendum sulle condizioni dell’aiuto europeo.
Non e’ difficile immaginare come rispondera’ il popolo. Nessuno gli aveva mai chiesto se era d’accordo a stringere la cinghia, sui licenziamenti e i tagli alle pensioni e agli stipendi. Adesso potra’ rispolverare il vecchio motto dell’”Oki”.
Ma una risposta, anch’essa prevedibile e’ venuta dai mercati che sono crollati, ovunque. Una settimana fa l’Unione Europea aveva proposto ai paesi del Brics di acquistare i bond a rischio. A questo proposito cosi’ ha detto a La Voce della Russia il consigliere della presidenza Arkadi Dvorkovic:
“Su questo argomento abbiamo una posizione consolidata. Siamo pronti a partecipare ai meccanismi di stabilita’, prima di tutto attraverso il Fondo monetario internazionale. Lo stiamo gia’ faccendo e siamo disposti a intensificare gli sforzi.” Si parla di dieci miliardi di dollari. La Cina potrebbe mettere a disposizione molto di piu’, ma non sara’ facile trovare un accordo sulle condizioni ritenute inaccettabili. Forse sara’ possibile un compromesso a Cannes .
Comunque stiamo vivendo un paradosso che soltanto ieri sarebbe stato considerato un esercizio di fantapolitica. I paesi emergenti che salvano dal precipizio il Vecchio Mondo. Cosa e’ successo?
Risponde Evghenj Jasin, gia’ ministro dell’economia ed oggi dirigente della Scuola superiore di economia: “E’ questo l’effetto della globalizzazione. Quando la minaccia grava sull’economia di numerosi paesi devono intervenire gli strumenti della solidarieta’.”
I paesi del Brics sono ricchi di mezzi,ma anche di popolazione. Non possono permettersi di buttare al vento le loro risorse. Ma sono disposti ad aiutare, ma come? A mio avviso e’ realistico pensare ad un Fondo generale come strumento di gestione dell’economia mondiale. Lo esige il mercato globale. Oggi potra’ aiutare la Grecia, domani forse la stessa Francia, la Cina e, perche’ no, anche la Russia.
Ma questa forma di aiuto potra’ salvare la situazione? L’esperto Mikhail Khasin, capo della societa’ consulting “Neokon” non lascia spazio all’ottimismo:
“100, 200 o 300 miliardi non risolvono niente. Perche’ ci vogliono almeno 2-3 trilioni di euro. Ma nessuno ha tanto denaro. Se poi ci mettessimo a stamparlo crollerebbe tutto il sistema finanziario, Bisognerebbe rendersi conto che la vecchia ricetta di rifinanziare i debiti non pagati non funziona piu’. Ci vuole una svolta radicale e a questa bisogna pensare invece di rammendare lo strappo greco.
E qui non c’e’ referendum che tenga. Qualunque cosa si faccia il fallimento della Grecia e’ inevitabile. E a mio avviso e’ altrettanto inevitabile la fine della zona euro. Sono convinto che molti se ne rendano conto, ma preferiscono far finta di niente per arrivare alle elezioni.
Queste per i leader di Francia e Germania sono la cosa piu’ importante.”
Intanto lo Spiegel ha anticipato il comunicato finale del G 20. Sembra che si parli di un pacchetto di misure per un controllo totale sulle finanze mondiali. Staremo a vedere.