“L’Ucraina potrebbe sviluppare una bomba nucleare, ma non avrebbe senso: le armi nucleari non cambieranno la situazione in prima linea”, ha affermato Mykhailo Podolyak, consigliere del capo dell’ufficio presidenziale.
Secondo lui, se le armi nucleari potessero cambiare la situazione, il rischio della loro creazione potrebbe essere corso nonostante tutte le “difficoltà legali e di reputazione” (qui link: https://t.me/Slavyangrad/113074).
Ciò vuol dire che sarebbero liberi di farlo. Evidentemente, è cosa diversa dire “non lo facciamo perché non servirebbe sul fronte”. Certo, non servirebbe sul fronte, ma ciò implica che potrebbero usarla contro punti sensibili in Russia secondo la dottrina shock and wave.
Inoltre, l’Ucraina ha attaccato diverse volte la centrale nucleare di Zaporizhzhia con missili e ordigni, e anche in questo caso tali azioni non avrebbero cambiato la situazione in prima linea. Eppure, lo ha fatto. Anche attaccare il ponte di Crimea non cambierebbe la situazione in prima linea (poiché i rifornimenti militari non transitano più sul ponte), ma l’Ucraina lo ha fatto. Anche l’uccisione della filosofa e giornalista Daria Dughina non incide sulla situazione in prima linea, ma con ogni probabilità l’Ucraina lo ha fatto.
Ha fatto molte cose che non hanno avuto e non avrebbero avuto incidenza sul fronte, ma lo fatto ugualmente….
Nello stesso tempo, il portavoce del Ministero degli Esteri ucraino Georgy Tykhy ha risposto su Twitter alla notizia secondo cui l’Ucraina non possiede, non sviluppa né intende acquisire armi nucleari e resta fedele al Trattato di non proliferazione nucleare.
Si apre così una finestra di opportunità molto pericolosa. Lo stesso Zelensky, a Cernobbio, hanno paventato l’idea, salvo poi ritrattare e correggere.
Anche “secondo un rapporto citato dal Times l’Ucraina sarebbe vicinissima a realizzare una bomba nucleare della potenza di “Fat Man”, sganciato su Nagasaki nel 1945. L’anticipazione di alcune settimane fa di Zelensky su una bomba atomica” (vedi qui la notizia riportata oggi su RAI News).
È la metodologia della finestra di Overton: affacciare l’idea, abituare il pubblico e poi rendere più concreta la possibilità di attuarla. Infine, passare all’atto pratico giustificandolo in qualche modo.
Nel caso di un’ipotetica escalation nucleare, la Russia non potrebbe fare altro che rispondere in modo devastante. Tuttavia, la reazione occidentale, in particolare europea, potrebbe paradossalmente incolpare la Russia, accusandola di aver orchestrato l’attacco — come già accaduto in occasione dei bombardamenti intorno alla centrale di Zaporizhzhia. Da qui, l’Occidente potrebbe rispondere in modo diretto, con armi nucleari a basso potenziale, aprendo uno scenario apocalittico di escalation e distruzione.
Tutto questo per la negligenza e l’odio coltivato dalla leadership ucraina, una leadership incapace che ha tradito il suo popolo buttandolo in un confronto sanguinoso, mentre le motivazioni alla base di questo scontro erano all’inizio fortemente superabili.
Questa deriva, alimentata da un’ostinazione politica, può portare l’umanità sull’orlo di un baratro. La leadership ucraina, nel perseguire tale approccio, sembra aver perso di vista l’obiettivo di proteggere e tutelare il proprio popolo. La guerra, che poteva essere evitata in origine con un confronto diplomatico più aperto e onesto, è ora divenuta una spirale di violenza.
Il Ruolo degli Stati Uniti: Biden e Trump a Confronto
In questo contesto, emerge anche la tensione politica interna agli Stati Uniti. Secondo alcune analisi di esperti come il tenente colonnello in pensione William Astore e il dott. Jeremy Kuzmarov, è probabile che l’amministrazione Trump adotti un approccio più cautelativo. L’ex presidente americano, infatti, ha spesso criticato il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nei conflitti esteri, e potrebbe fare leva su mezzi diplomatici per dissuadere l’Ucraina dallo sviluppare armi nucleari. Questo atteggiamento riflette una linea meno interventista e più orientata a proteggere l’interesse nazionale degli Stati Uniti.
Al contrario, l’amministrazione Biden sembra perseguire una politica estera più “pro-Ucraina a prescindere”, implementando decisioni che possono influenzare e vincolare anche la futura amministrazione Trump. Questa irresponsabilità manifesta potrebbe ostacolare le eventuali iniziative diplomatiche del futuro presidente, rafforzando l’interventismo USA e allontanando ulteriormente la possibilità di porre fine immediatamente al conflitto.
Un Appello Urgente alla Pace
In un momento in cui le tensioni hanno raggiunto un picco critico, la negoziazione appare come l’unica strada sensata. La minaccia nucleare è una realtà che non può essere ignorata. Ancor di più se usata da uno stato che ormai non sta effettuando più mosse sensate nel procedere nella sua azione di governo. Se la comunità internazionale non agisce ora verso la leadership ucraina che ormai sembra senza ontrollo, il rischio è quello di entrare in una spirale di devastazione nucleare che potrebbe colpire la stessa Europa.
L’Europa, e in particolare i suoi leader, devono prendere posizione per promuovere un accordo di pace, scoraggiando qualsiasi tentativo di escalation nucleare e rivendicando il proprio ruolo di mediatore globale. Continuare a ignorare questa situazione e a promuovere l’escalation significa condannare le future generazioni a un mondo degenerato prima che distrutto..
Negoziare la fine delle ostilità è, oggi più che mai, non solo una scelta di buon senso, ma una necessità storica per la sopravvivenza umana, nonchè l’unica scelta giusta.
Il dubbio a questo punto, è se permetteranno a Trump di fare in tempo. Finora l’amministrazione Biden uscente non sta facendo altro che complicare la presidenza Trump ponendo numerosi fatti compiuti e ponendo decisioni che legheranno anche il futuro presidente. Il tutto per un confronto tra forze politiche e visioni del mondo e non per gli Stati Uniti d’America come popolo e stato sovrano.