SIRIA – Lungo i confini giordani iniziata l’esercitazione ‘Eager Lion 2017’: il piano è preparare un pretesto per l’invasione

Sabato 29 aprile 2017, il ministro degli esteri russo Lavrov ed il ministro degli esteri giordano Al-Safadi si sono incontrati a Mosca per parlare della situazione siriana. L’incontro ha avuto a tema la cessazione delle ostilità ed il rafforzamento del processo di pace all’interno dei negoziati di pace che proseguiranno ad Astana.

Il capo della diplomazia giordana ha assicurato il suo omologo russo che il suo paese è a favore della conservazione della sovranità e dell’integrità della Repubblica araba siriana.

Tuttavia, come si è visto, le parole del ministro degli Esteri giordano sono fortemente in contrasto con la realtà. La Giordania per lungo tempo ha fornito basi logistiche per le formazioni dei militanti anti-governativi e come noto ed ospita nel suo territorio il comando unificato di coordinamento delle milizie sostenute dall’occidente e i suoi servizi segreti.

Inoltre, al confine siro-giordano nel mese di aprile è iniziata l’esercitazione antiterrorismo “Eager Lion 2017” che tradotto, vuol dire ‘leone impaziente‘ (con chiara allusione ad Assad). La fase operativa inizierà il 7 maggio: si tratta della più grande esercitazione militare del CENTCOM nel suo ambito di competenza in medioriente. Complessivamente gli Stati che partecipano all’esercitazione sono 24, compresa l’Italia.

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All’esercitazione stanno partecipando Giordania, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Seppure è vero che questo tipo di esercitazione si svolge sin dal 2011,  è altrettanto vero che effettuare questo tipo di manovre in zona di guerra è paradossale, giacché partecipano Stati Uniti e la Gran Bretagna  le cui intenzioni aggressive verso la Siria sono ben note. Londra e Washington finanziano e forniscono supporto ed armi alle milizie jihadiste e non,  che comunque sono alleate nelle varie ‘coalizioni’ di insorti che svolgono di fatto una attività terroristica in Siria.

La Eager Lion, il cui scopo dichiarato è arrivare ad un alto grado di integrazione tra le forze giordane e statunitensi, si è svolta anche nei dal 15 al 24 di maggio dell’anno scorso.

Però questa volta il contesto è differente. Secondo fonti militari contemporaneamente all’esercitazione, nel periodo dal 27 al 29 aprile si sono riuniti (sempre in Giordania) i rappresentanti del comando delle forze armate degli Stati Uniti, della Giordania, della Gran Bretagna, di Israele, del Qatar e quelli delle agenzie di intelligence saudite. Al gruppo di lavoro sono stati rappresentati anche i comandanti di alcuni gruppi armati vicini agli stati rappresentati con cui determinare il vero piano dell’esercitazione.

Nella riunione si è discusso la pianificazione, secondo la quale, nel prossimo futuro, le forze della coalizione passeranno dalle manovre militari ‘Eager Lion 2017’ ad un intervento diretto in territorio siriano a tutti gli effetti occupando il sud della Siria.

Il pretesto, come ha già fatto la Turchia con l’operazione ‘Eufrate Shield’, sarà la lotta all’ISIS. Nello stesso tempo, a nord della Siria, gli Stati Uniti già stanno posizionandosi tra il confine turco siriano ed i curdi, apparentemente per prevenire attacchi turchi contro i curdi ma in realtà per implementare la costruzione di un suo dispositivo militare permanente in Siria sotto il pretesto di prevenire ulteriori scontri tra le parti in conflitto.

Evidentemente, il piano della coalizione con lo svolgimento delle esercitazione congiunte, è quello di realizzare con un pretesto (per esempio, un attacco ISIS inaspettato) una escalation che giustificherà da parte delle forze della coalizione un intervento su larga scala e successiva occupazione di parte della Siria.

Come si può vedere, i diplomatici dei paesi della coalizione e la Lega araba assicurano a tutto il mondo le loro buone intenzioni, ma allo stesso tempo mantengono un coltello affilato dietro la schiena, per trovarsi pronti a ricavarsi in Siria la propria  ‘fetta di torta’. Emblematico è , in fondo, il riposizionamento della Turchia, non appena è avvenuta l’opportunità del ‘false flag’ dell’attacco chimico del 5 aprile.

Contro questo progetto che si va sempre meglio delineando, la ‘variabile’ è rappresentata solo dai veri alleati della Siria: Russia ed Iran.

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