L'Unità d'Italia: altre campane…per ragionare liberamente senza faziosità

di Giuseppe Bonvegna storia e idendità

Pochi giorni dopo la sconfitta di Giuseppe Garibaldi (1807-1882) a Mentana, nel Lazio, (3 novembre 1867) a opera di un contingente formato da soldati pontifici e francesi, il marchese Pietro Calà Ulloa (1801-1879), ufficiale dell’esercito napoletano, magistrato e amico di Francesco II delle Due Sicilie (1836-1894), scrive un agile pamphlet, nel quale prende spunto dalla nuova congiuntura storica per sviluppare alcune riflessioni sulla situazione politico-militare dell’Italia di allora.

Il libretto viene steso in francese ed è indirizzato agli alti vertici del governo parigino, con l’intento non dichiarato, ma facilmente rintracciabile, di sottoporre alla valutazione di Napoleone III (1808-1873) la possibilità di non vanificare la vittoria di Mentana e di imprimere una svolta federalista alla questione dell’unità nazionale italiana, impedendo l’assorbimento dello Stato Pontificio nella compagine del neonato Regno d’Italia.

La scelta seguita dal nuovo governo italiano di procedere all’annessione di Roma manu militari servendosi delle formazioni volontarie di Garibaldi rappresentava infatti l’ennesimo tentativo per eliminare l’ultimo ostacolo frapposto alla realizzazione dell’unificazione della Penisola sotto la monarchia sabauda: Roma, ancora possedimento del Papa. Il fallimento di quel tentativo nelle campagne di Mentana aveva posto il governo italiano in una situazione non facile, dal momento che l’azione militare si era rivelata inadeguata a risolvere un problema rimasto insoluto già a livello diplomatico, attraverso ben cinque tentativi di mediazione portati avanti senza successo da illustri personaggi di area liberale e cattolica.