Ma un virus ha bisogno di avere influencer?

tramite Giorgio Bianchi

Il gran numero di influencer schierato a favore delle mascherine sempre e comunque e del cosiddetto distanziamento sociale, lascia presupporre che ci sia stato una sorta di arruolamento da parte di alcuni organismi, nazionali o sovranazionali, che avevano interesse nell’orientare positivamente verso le loro politiche, larghi segmenti dell’opinione pubblica.

Questa ipotesi non è poi così peregrina visto come si è mossa l’OMS (non è da escludere che altri soggetti abbiano alzato i telefoni e fatto qualche promessa per il futuro).
Quando i metodi del marketing commerciale si fondono con il terrorismo mediatico ottieni l’arma di persuasione di massa perfetta.

Funziona più o meno così: i think tank (in questo caso l’agenzia di PR) confezionano la campagna.

I messaggi promozionali vengono consegnati ai rappresentanti delle istituzioni (in questo caso l’OMS) che li ripetono pari pari ai reggimicrofono dei media mainstream.

I media generalisti diffondono sui social la propaganda attraverso le loro pagine.

Gli influencer di riferimento raccolgono questi messaggi e li rilanciano attraverso i loro account fungendo da centralina di smistamento nella loro lista contatti (pensate al numero di followers di uno Scanzi, di un Saviano o di una Greta).

Quando fin dal principio ho cominciato a parlare di strategia mediatica simile a quelle che finora hanno venduto le guerre imperialiste per l’esportazione della democrazia e dei diritti umani non l’ho fatto a caso.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha assunto una società di pubbliche relazioni [Hill e Knowlton] per identificare le celebrità “influencer” per amplificare la messaggistica dei virus.
Hill + Knowlton Strategies è una società globale di consulenza per le pubbliche relazioni , con sede a New York City, Stati Uniti, con oltre 80 uffici in oltre 40 paesi.
[…] Hill & Knowlton è stata assunta nel 1990 da Citizens for a Free Kuwait , un gruppo finanziato fondato prevalentemente dal governo del Kuwait, per assistere la sua campagna di intervento USA in risposta all’invasione e all’annessione del Kuwait da parte di Saddam Hussein.
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Nell’ottobre 1990 la ditta organizzò la testimonianza di una ragazza kuwaitiana, Nayirah, sugli eventi a cui avrebbe assistito allo Human Rights Caucus of the United States Congress. Riferì di aver visto soldati iracheni uccidere bambini in un ospedale kuwaitiano, ma poi si apprese che era la figlia dell’ambasciatore kuwaitiano negli Stati Uniti e che la sua storia era totalmente inventata. Hill & Knowlton fu accusata di diffondere false informazioni per aumentare il sostegno alla guerra del Golfo. La società ha ricevuto circa $ 10 milioni per il suo lavoro in favore di Citizens for a Free Kuwait.

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