Quello che il mondo chiama “crisi”, per loro è il paradiso: “loro” sono quelli che moltiplicano favolosi profitti, proprio mentre noi stiamo affondando. Mai come oggi la casta finanziaria del pianeta ha realizzato guadagni stellari, puntualmente sorretta dalla Federal Reserve che negli Stati Uniti ha pompato dollari nei serbatoi di Wall Street salvando dalla bancarotta tecnica la contabilità speculativa delle super-lobby. Peggio ancora in Europa, dove i tecnocrati di Bruxelles – non eletti da nessuno e nominati di fatto dalle grandi corporation – impongono il rigore a tutto il continente, per proteggere i privilegi della finanza. Che intanto galoppa indisturbata tra oceani di miliardi di carta, frutto della speculazione: oggi l’economia virtuale delle banche d’affari vale 14 volte più dell’economia reale, quella che produce beni e servizi.
Cifre da capogiro, ricordate in estrema sintesi da Paolo Pagliaro a “Otto e mezzo”, la trasmissione condotta su “La7” da Lilli Gruber. Nel mondo, tra il 2003 e il 2010, l’economia reale è cresciuta del 73% e ora vale circa 64.000 miliardi di dollari di prodotto interno lordo. Nello stesso periodo, l’economia finanziaria – la cosiddetta “economia di carta” – è cresciuta quasi del triplo: e oggi vale 860.000 miliardi di dollari. Numeri impressionanti: 14 volte il Pil del pianeta, cioè la somma delle merci comprate e vendute. «Il valore dell’import-export mondiale è di 15.000 miliardi di dollari l’anno – ricorda Pagliaro – mentre il solo commercio delle valute con finalità speculative movimenta la stessa quantità di denaro in quattro giorni». Incredibile, no? In meno di cento ore, i “trafficanti” di valuta spostano 15 trilioni di dollari, cioè il valore complessivo delle merci che tutti i paesi del mondo vendono e acquistano in un anno intero.
«Nell’economia di carta – osserva Pagliaro – la parte del leone la fanno i “derivati”, che vengono scambiati per lo più su mercati non regolamentati». Tra gli strumenti a disposizione, aggiunge il collaboratore della Gruber, ce ne sono alcuni che permettono di guadagnare «scommettendo contro l’economia reale», cioè «speculando sui fallimenti di un paese o di un’azienda», e addirittura, in alcuni casi, «contribuendo a farli fallire». Il baratro in cui è stata precipitata la Grecia? Una tragedia per i greci, naturalmente – ma non per chi ha accumulato enormi fortune “scommettendo” sulla catastrofe. «Queste “scommesse del malaugurio” – precisa il giornalista – valgono da sole 62.000 miliardi di dollari: quasi quanto il Pil mondiale». Non deve dunque stupire che, in piena crisi economica, a inizio 2009, la banca d’affari Goldman Sachs (per la quale Mario Monti è stato consigliere strategico per l’Europa) abbia prodotto utili «per quasi un miliardo e 800 milioni di dollari».
La sproporzione tra l’economia che produce beni e servizi e quella che si affida agli algoritmi del trading finanziario, aggiunge Pagliaro, è ormai tale da risultare indigesta anche al capitalisti più accorti: il plurimiliardario Warren Buffett, uno che protesta perché si sente poco tassato, ha definito i “derivati” «armi finanziarie di distruzione di massa», ma se n’è accorto «solo dopo aver perso due miliardi in una speculazione rivelatasi maldestra». Ora, dice con ironia l’analista di “Otto e mezzo”, «si attendono pentimenti più sinceri, ma soprattutto regole e controlli più stringenti».
Regole e controlli: da chi? In Italia ormai i banchieri sono direttamente al governo, con il placet del Quirinale: Corrado Passera fa il ministro, Mario Monti addirittura il premier. Suo figlio Giovanni ha lavorato alla Morgan Stanley, la super-banca americana a cui l’Italia regalò miliardi quando al Tesoro c’era Domenico Siniscalco, attuale dirigente italiano della Morgan, insieme a Mario Draghi, che oggi – attraverso la Bce – detta le nuove regole a un’Europa i cui membri non stampano più moneta ma sono costretti a farsi prestare l’euro a caro prezzo. Un sistema di potere oligarchico e neo-feudale, basato sui diktat della Commissione. Oscuri yes-men: di loro non sappiamo quasi niente, eppure sono onnipotenti. E non esitano a stracciare mezzo secolo di welfare, di pace e di diritti, pur di servire il loro padrone unico: il potere senza volto della finanza, pronto a speculare anche sulla nostra rovina.