Mandare ancora armi all’Ucraina non vuol dire volere la pace, ma causare più morte e distruzione
Brahma Chellaney, intellettuale, editorialista e autore di affari geostrategici, ha scritto sulla pubblicazione neocon americana The Hill un articolo, “Why sanctions against Russia may not work” che non lascia dubbi su quale sia il nostro interesse nazionale e quali le contraddizioni in atto.
In proposito Chellaney è molto chiaro: “le sanzioni senza precedenti degli Stati Uniti e dell’Occidente contro la Russia sono state paragonate ad armi economiche di distruzione di massa che alla fine distruggeranno l’economia russa”. Nello stesso tempo – aggiunge Chellaney – queste sanzioni sono come un’arma a doppio taglio, perché danneggiano la Russia, ma costano anche ai paesi che le infliggono a Mosca: “In effetti, l’Occidente è caduto in una trappola: le sanzioni e l’aggravarsi del conflitto, che contribuiscono all’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia in tutto il mondo, si stanno traducendo in un aumento dei redditi per Mosca nonostante un calo significativo delle esportazioni. E i prezzi internazionali più alti, che alimentano l’inflazione, significano problemi politici interni per coloro che stanno dietro le sanzioni“.
Proseguendo, la pubblicazione richiama l’attenzione su un altro paradosso: “Sebbene la Russia sia tagliata fuori dalle arterie finanziarie mondiali, il rublo russo si è fortemente apprezzato grazie all’intervento dello Stato. Tuttavia, come segno che il Giappone sta pagando il prezzo per aver seguito gli Stati Uniti nella politica di indebolire la Russia, lo yen giapponese (la terza valuta più scambiata al mondo) è sceso al minimo da 20 anni contro il dollaro USA, classificandosi come peggiore del rublo“. Direi che questa è una chiara misura dell’effetto boomerang delle sanzioni.
Ma se le sanzioni si sono sempre dimostrate inefficaci ed inique per i popoli a cui sono dirette – ed in questo caso stanno svolgendo un effetto di ritorno letale anche per economie dei paesi europei – tanto più lo sono le armi inviate a pioggia in Ucraina.
A fronte di questa situazione di interessi divergenti con gli USA, Chellaney dice che è necessaria franchezza: “…mentre il conflitto continua e gli effetti boomerang delle sanzioni aggravano la crisi del costo della vita, le divisioni nel campo occidentale si approfondiranno e emergerà la stanchezza dell’Ucraina. L’Occidente non avrà altra scelta che negoziare con Putin per porre fine al conflitto, come previsto da Javier Solana, l’ex capo della Nato che è stato anche ministro degli Esteri spagnolo”. Tali negoziati saranno cruciali per fermare la distruzione dell’Ucraina e impedire all’Europa di pagarne il prezzo principale.
Alla luce di queste evidenze – ormai chiare anche in certi ambienti oltreoceano – i nostri leader politici proseguono nel fermo intento di mantenere l’Italia cobelligerante, senza curarsi di imparare cos’è un’economia reale e come funziona, tantomeno di capire che buttando altra benzina sul fuoco, il fuoco non si spegnerà ma sarà alimentato ulteriormente.
Allora – come dice con molta lucidità il prof Orsini in questo video – urge sedersi ad un tavolo addivenire ad una de-escalation e poi ad un negoziato:
Sia Orsini che Salvini sono consapevoli del fatto che la decisione che sta per essere presa dal governo italiano, ovvero quella di mandare “armi più letali” – molto probabilmente missili in grado di colpire le città russe -, sia una via senza uscita e gravida di pesantissime conseguenze.
La buona notizia è che sembra esserci la volontà di aprire un dibattito su questo tema: i leader di Lega e 5Stelle si stanno interrogando sul fatto che, mentre gli USA vogliono in modo dichiarato “rompere la schiena alla Russia“, non è nostro interesse nazionale (né degli ucraini) perseguire questo obiettivo.
Sono evidenti gli interessi sono contrapposti: mentre nello studio della RAI Orsini cerca di spiegare a Salvini come porre fine alla guerra, oltreoceano Biden fa di tutto per “portare avanti la guerra per molto tempo”.
Del resto, la guerra come potrebbe non durare “per molto tempo” con 20 miliardi di armamenti in arrivo sul territorio ucraino, gentilmente donati dagli USA tramite il ripristino della vecchia legge -recentemente approvata – Lend Lease?
In questo contesto, il tipo di dibattito che si sta svolgendo in Italia a livello istituzionale – ispirato ad una inerzia bellicista più che ad un vero desiderio di pace – è addirittura grottesco.
I media – che dovrebbero spingere esattamente nella direzione opposta -, fanno da mangano per alimentare il fuoco. Addirittura, ci sono stati attacchi anche al Papa, quando ha mostrato il re nudo.
Come ha detto il Pontefice, è necessario distinguere le colpe altrui dalle responsabilità proprie nell’abbaiare alla porta della Russia. Speriamo che questa coraggiosa presa di posizione sia il capofila di sempre più frequenti segnali di dissenso, che squarcino finalmente il muro di gomma intorno alla guerra in Ucraina (che ormai continua soprattutto per effetto di ambiguità ed interessi egoistici).
VPNews
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