Roma, 18 nov. – “Il terrorismo non ha religione né dio”. Maria Saadeh, deputata siriana di religione cristiana, è una donna forte e con le idee chiare, capace di condannare senza appello gli attentati di Parigi ma anche di richiamare l’Occidente alle proprie responsabilità. Si trova in Italia per una serie di incontri istituzionali, tra cui un importante convegno organizzato dall’associazione dedita alla collaborazione tra l’Italia e il mondo arabo “Assadakah”. Al Primato Nazionale ha spiegato la sua idea rispetto alla lotta al terrorismo e ai possibili scenari futuri in Siria.
Qual è la sua opinione in merito agli attentati di Parigi?
Come siriana sono dispiaciuta per quanto accaduto in Francia, non possiamo che presentare le nostre condoglianze per tutte le vittime causate da questo attentato. Siamo tristi per i popoli occidentali e le politiche dei loro governi, che hanno sostenuto il terrorismo nel nostro paese; oggi quello stesso terrorismo arriva in Europa. Il problema non sono solo le organizzazioni terroristiche ma un pensiero estremista che si diffonde. Bisogna combattere l’estremismo chiarendo un punto: i media occidentali hanno sostenuto questo estremismo, quanto riportato dai media siriani veniva invece censurato. Non è stata raccontata la verità ai popoli occidentali.
Esiste quindi un’ipocrisia di fondo da parte di quell’Occidente che piange per Parigi ma dimentica Beirut o la Siria?
I raid francesi su Raqqa sono una risposta efficace? I francesi in nome della lotta al terrorismo stanno cercando di intervenire nello scenario siriano. Fare questo senza concordarlo con il legittimo governo siriano è molto complicato. Oggi abbiamo due forme di lotta al terrorismo: la prima è quella condotta dagli Usa e dai suoi alleati regionali, che in un anno non è riuscita a colpire davvero le postazioni dell’Isis. La seconda è quella della Russia, che agendo in accordo con lo Stato e l’esercito siriano è riuscita in poche settimane a colpire duramente il terrorismo, più di quanto erano riusciti a fare gli Usa e i loro alleati.
All’ultimo G20 l’ipotesi di un “dopo Assad” è stato presa in considerazione, la stessa Russia non l’ha escluso. E’ possibile immaginare una Siria senza Assad?
In realtà non si tratta della figura di Bashar Al Assad, ma quello che conta è l’autodeterminazione del popolo siriano di scegliere il proprio presidente. Vorrei confermare quanto detto dal presidente Putin, ripetuto più volte da Lavrov: il destino del presidente siriano deve essere deciso dal popolo siriano.
Lei è cristiana. Ritiene possibile un confronto con quell’Islam disposto a condannare questo terrorismo?
Un’idea molto sbagliata dall’inizio è stata legare il terrorismo ad una religione. Il terrorismo non ha religione né dio, ma sotto il nome della religione vengono condotte delle guerre per portare la gente ad uccidere. L’Islam e il Cristianesimo convivono in Siria da centinaia di anni; io ad esempio sono cristiana, ma per le mia elezione al parlamento ho ricevuto più voti dai musulmani che dai cristiani. Questo testimonia la grande laicità e il pluralismo esistente in Siria. La nostra è una nazione ha una grande tradizione di accoglienza.
Lei è responsabile del progetto per la salvaguardia di Ma’lula, città simbolo delle persecuzioni subite dai cristiani. Come si vive oggi a Ma’lula?
E’ una città storica con una eredità culturale cristiano orientale e siriana, una città con un patrimonio di valore mondiale: l’unico posto dove si è conservato l’aramaico parlato dallo stesso Gesù Cristo. Per conservare questo patrimonio abbiamo bisogno di ricostituire il tessuto sociale della città. Oggi abbiamo più di 700 famiglie che hanno abbandonato la città dopo i ripetuti attacchi, molte delle vecchie case sono state distrutte. C’è bisogno di un grande intervento capace di restaurare e ricostruire le loro case, così da conservare anche la loro stessa identità.
Davide Di Stefano e Alberto Palladino
fonte: Primato Nazionale