“I colpi di arma da fuoco indirizzati ai manifestanti in piazza Indipendenza a Kiev, nota anche come Maidan, sono stati sparati nell’inverno 2014 da mercenari arrivati a Kiev allo scopo di organizzare disordini”, ha detto l’avvocato Alexander Goroshinsky al canale ucraino 112, come riportato dall’agenzia di stampa Tass il 13 dicembre scorso.
A Kiev, in un drammatico sviluppo nel processo ai diversi agenti di polizia del Berkut accusati di aver sparato ai civili nelle manifestazioni di Maidan nel febbraio 2014, la difesa ha prodotto due testimoni georgiani i quali confermano che gli omicidi sono stati commessi da cecchini stranieri, almeno 50, che operavano in squadre. I due georgiani, Alexander Revazishvili e Koba Nergadze, hanno accettato di testimoniare se fosse loro permesso di esser interrogati tramite videoconferenza da Tbilisi, in quanto temono per la loro vita se portati a Kiev.
L’avvocato difensore Goroshinsky ha dichiarato:
I testimoni oculari hanno affermato di aver visto con i loro occhi un gruppo di persone che avevano ricevuto armi e munizioni e che avrebbero fatto fuoco in seguito dal Palazzo del Conservatorio. Nergadze ha visto anche cecchini sul tetto dell’Hotel Ucraina. Conoscono personalmente i partecipanti. Inoltre, conoscono gli organizzatori e i clienti e sono pronti a fornire i loro nomi, così come i nomi dei colpevoli.
In tutto, circa una cinquantina di mercenari sono arrivati a Kiev e poi sono stati coinvolti negli eventi di piazza Maidan, e hanno sparato contro i manifestanti il 20 febbraio. I mercenari si dividevano in gruppi di dieci uomini ciascuno e venivano diretti in posizioni diverse da dove hanno fatto fuoco.
Ognuno di loro [i mercenari] ha ricevuto 5.000 dollari per il lavoro svolto, in altre parole, queste persone erano state portate [a Kiev] con il compito ben preciso di creare un conflitto.
Questa prova drammatica ed esplosiva è stata portata alla luce dal giornalista italiano Gian Micalessin il 16 novembre scorso in un articolo sul quotidiano italiano Il Giornale, ed è stata nuovamente portata all’attenzione del mondo da un avvocato con un po’ di coraggio che ha ripreso quel rapporto e parlato con i testimoni stessi. Questi testimoni dichiararono a Gian Micalessin, ancora più esplosivamente, che l’esercito americano era direttamente coinvolto nella strage.
Il chiaro obiettivo del massacro di Maidan a Kiev, il 20 febbraio 2014, è stato quello di seminare il caos ed ottenere la caduta del governo filo-russo democraticamente eletto di Yanukovich. La gente è stata massacrata per nessun’altra ragione che distruggere un governo che le potenze della NATO, specialmente gli Stati Uniti e la Germania, volevano rimuovere a causa della sua opposizione alla NATO, all’Unione Europea, e alla loro spinta egemonica per aprire l’Ucraina e la Russia all’espansione economica americana e tedesca. In altre parole, a causa del denaro e di come far denaro.
I media e i leader occidentali hanno accusato rapidamente il governo Yanukovich per le uccisioni durante le dimostrazioni di Maidan, ma sono affiorate ulteriori prove secondo le quali il massacro a Kiev di polizia e civili – che ha portato all’escalation delle proteste e ha permesso il rovesciamento del governo di Yanukovych – fu il lavoro dei cecchini. Questi lavoravano agli ordini di oppositori del governo e dei loro mandanti della NATO, i quali hanno usato le proteste come copertura per un colpo di Stato.
Uno dei cecchini ha già ammesso i fatti nel febbraio del 2015, confermando ciò che era diventato di dominio pubblico pochi giorni dopo il massacro di Kiev e, in una telefonata registrata segretamente i primi di marzo 2014, il ministro degli Esteri estone Urmas Paet ha riferito al capo della politica estera della UE Catherine Ashton il diffuso sospetto che “qualcuno della nuova coalizione” di governo a Kiev avrebbe ordinato gli omicidi da parte dei cecchini. Nel febbraio 2016, l’attivista del Maidan Ivan Bubenchik ha confessato che nel corso del massacro lui aveva sparato ai poliziotti ucraini. Bubenchik lo ha confermato in un video che ha ottenuto ampia attenzione.
Nel numero di settembre 2015 della Oriental Review, il dott. Ivan Katchanovski, dell’Università di Ottawa, ha pubblicato un documento sconvolgente sulle uccisioni di Maidan. In esso esponevano in modo dettagliato le prove conclusive che si fosse trattato di un’operazione sotto falsa bandiera [false flag], e che i membri dell’attuale regime di Kiev, incluso lo stesso Poroshenko, erano coinvolti negli omicidi, e non le forze del governo di allora. Le sue carte contengono tutto ciò che è necessario conoscere, e raccomando vivamente di leggerle. Questa è la sintesi delle sue scoperte:
“Il documento analizza una grande quantità di prove provenienti da diverse fonti, pubblicamente disponibili, riguardo a questo massacro ed alle uccisioni di specifici individui tra i protestanti…”. Questa indagine accademica conclude che il massacro è stata una operazione sotto falsa bandiera, pianificata e condotta razionalmente con l’obiettivo del rovesciamento del governo e la presa del potere. Ha trovato svariate prove del coinvolgimento di un’alleanza delle organizzazioni di estrema destra, in particolare Settore Destro e Svoboda [“Libertà”], e dei partiti oligarchici, come Fatherland [Patria]. I cecchini e gli osservatori nascosti erano situati in almeno 20 edifici ed aree sotto il controllo del Maidan. Le varie prove che i manifestanti sono stati uccisi da queste posizioni includono una settantina di testimonianze, principalmente di manifestanti del Maidan, diversi video dei “cecchini” che avevano sotto mira i manifestanti da questi edifici, confronti fra le posizioni di manifestanti specifici al momento della loro uccisione, e delle loro ferite d’ingresso e segni di impatto dei proiettili. Lo studio ha scoperto vari video e foto dei cecchini armati del Maidan e dei loro osservatori da molti di quegli edifici.
Il dott. Katchanovski fa un punto molto pertinente nella sua conclusione:
Non sono state trovate prove attendibili di una “terza forza” di cecchini stranieri o degli organizzatori del massacro… A causa delle varie prove sul sostegno del governo americano all’opposizione di Maidan, del suo coinvolgimento nella scelta del governo del Maidan e delle decisioni politiche, e dei suoi passati trascorsi sul sostegno o sulla organizzazione di cambi di regime in altri paesi, è necessaria un’ulteriore ricerca per esaminare se ci fosse qualche coinvolgimento del governo degli Stati Uniti nel violento rovesciamento del governo ucraino.
Bene, ora abbiamo quella prova.
Nell’articolo del 16 novembre sul quotidiano italiano Il Giornale, e ripetuto sulla TV italiana Canale 5, il giornalista Gian Micalessin ha rivelato che tre georgiani, tutti cecchini dell’esercito addestrati e legati a Mikheil Saakashvili e alle forze di sicurezza georgiane, hanno ricevuto l’ordine di recarsi a Kiev da Tbilisi durante gli eventi del Maidan. Due di questi uomini sono stati chiamati a testimoniare a Kiev.
Il 18 febbraio ricevettero le armi, e due di loro presero posizione presso l’Hotel Ukraina, affacciato su piazza Maidan, mentre il terzo era posizionato nel Conservatorio. Altri cecchini erano posizionati in altri edifici per sparare verso la piazza. In precedenza avevano incontrato, tra le altre persone, un soldato americano in divisa, un “ex” membro della 101a Divisione Aviotrasportata dell’Esercito degli Stati Uniti, il quale dette loro gli ordini su cosa fare. Risultò che si trattava di bersagliare casualmente in piazza Maidan i manifestanti e gli agenti di polizia senza preferenze, per creare paura e confusione e coinvolgere le forze governative di polizia come responsabili, per creare il caos necessario a minare il governo del presidente Yanukovych, il quale fuggì poco dopo l’evento, avendo realizzato che la sua vita era in pericolo. Il nome del soldato americano, o lo pseudonimo che ha usato, era Brian Christopher Boyenger. Si presentò più tardi come consulente della Legione Georgiana Ucraina. Uno dei cecchini ha dichiarato:
Una volta, mi sembra verso il 15 febbraio, Mamulashvili ha visitato personalmente la nostra tenda. C’era un altro ragazzo con lui, in uniforme. Mamulashvili ci presentò e ci disse che era un militare americano e che sarebbe stato il nostro istruttore.
Un altro ha dichiarato:
Quell’americano era Brian Christopher Boyenger, un “ex” soldato, un cecchino, della 101a Divisione Aviotrasportata dell’esercito americano.
Fu lui a darci gli ordini.
Le domande sorgono naturalmente su come questo “ex” soldato americano sia entrato nel paese e su come abbia preso il comando di un’unità assassina di cecchini, ed è molto probabile che la parola “ex” sia stata usata per dare agli americani una plausibile negabilità se i loro uomini fossero stati scoperti, così come poi è successo. Nessuno può seriamente dubitare che la sua presenza fosse nota all’ambasciatore statunitense a Kiev, Geoffrey Pyatt, il quale, secondo l’allora vicepresidente Joe Biden, si sentiva ogni ora con Andriy Parubiy, il fascista ucraino responsabile delle “unità di autodifesa” costituite da teppisti fascisti pesantemente armati a piazza Maidan. Secondo il rapporto italiano, Parubiy entrava ed usciva dall’Hotel Ukraina, da dove venivano sparati molti dei colpi, ed era consapevole della presenza del soldato americano, così come dovevano esserne consapevole l’ambasciatore americano e il suo governo. Gli americani devono ancora spiegare la presenza di Boyenger o quale grado abbia ricoperto nell’esercito degli Stati Uniti. Il ruolo di Parubiy negli eventi non è mai stato spiegato, ma Poroshenko, dopo il colpo di Stato, ha nominato questo assassino di massa a capo della sicurezza e delle forze di controspionaggio dell’Ucraina, e dal 14 aprile 2016 è in carica come Presidente del Parlamento ucraino, una posizione che può usare per dare ai tedeschi e agli americani tutta la cooperazione che essi vogliono.
Il massacro del Maidan, quindi, si rivela essere un’operazione militare pianificata con cura, organizzata in dettaglio, con squadre di cecchini introdotte da vari paesi alleati della NATO, sconosciute tra loro ma organizzate all’arrivo, con ordini e incarichi e con osservatori assegnati ad ogni squadra di cecchini per aiutarli nel loro lavoro mortale. Questa è una tattica normalmente usata dai cecchini militari, quindi si deve presumere che ciascuna delle squadre di cecchini fosse controllata dalle stesse persone che guidavano i cecchini con cui gli italiani hanno parlato, cioè da soldati americani addestrati a queste tecniche e operanti in gruppo. Questa operazione doveva quindi essere pianificata e organizzata ad alto livello dalle forze americane e dai governi alleati della NATO.
È un video straordinario da guardare, dato che questi uomini parlano di fatti reali, di ciò che hanno fatto, per chi l’hanno fatto; per vederli tirare indietro il velo, in modo che possiamo vedere di quale insensibile brutalità è capace l’alleanza della NATO. Lo abbiamo visto ovviamente in tutte le loro guerre. Sono deliberatamente brutali e sempre spietati. Ma nelle interviste con questi uomini ci viene mostrata la capacità della macchina militare statunitense – e qui intendo l’intera alleanza della NATO e tutti i suoi alleati ed agenti – di uccidere a caso la gente comune, di ucciderli come se stessero calpestando le formiche, e con la stessa sensazione di sadica soddisfazione.
I media occidentali hanno finora ignorato le interviste italiane, come hanno fatto con il documento dettagliato del Dr. Katachanovski e con tutte le altre prove esistenti; o fanno così o dovrebbero affrontare la prospettiva che l’intera campagna di propaganda anti-russa possa sgretolarsi. Adesso è chiaro che l’intera giustificazione del regime di Kiev per la sua esistenza, cioè di essersi liberato di Yanukovich per liberarsi dagli assassini, si sta rivelando una copertura del fatto che erano proprio i membri dell’attuale regime di Kiev complici e mandanti degli omicidi.
Ma mentre questi sviluppi si evolvono ulteriormente, la mafia internazionale nota come NATO, responsabile del massacro di piazza Maidan, non ha mai smesso di massacrare i civili. In Ucraina, fino ad oggi, il regime fascista di Kiev appoggiato dalla NATO continua ad assediare le repubbliche del Donbass in violazione delle leggi di guerra e non, in violazione di tutta l’umanità. Nel mentre, i servizi segreti britannici e americani diffondono false notizie sull’abbattimento del volo MH17, usando siti web collegati alla NATO come Bellingcat, e ciò dimostra solamente che è proprio la NATO e i suoi alleati di Kiev ad essere responsabile anche di questo massacro. Perché inventare storie se non per coprirsi? Più attribuiscono colpe e più esse ricadono su di loro.
Ma la realtà è che le nuove prove riportate dalla stampa italiana non cambieranno nulla nella narrativa dei media occidentali, i quali cospireranno per sopprimere o meglio, ignorare queste evidenze. In effetti nessun altro media, da nessuna parte, ha inserito, nella loro citazione del rapporto italiano, le informazioni cruciali sulla presenza di soldati americani a piazza Maidan, un fatto che in se stesso è più che curioso.
La Corte Penale Internazionale dovrebbe indagare su queste nuove prove, scoprire dove portano, ne hanno la giurisdizione. Ma non possiamo aspettarci nulla dalla Corte Penale Internazionale, perfino se l’opinione pubblica mondiale premesse sulla pubblica accusa chiedendo che agisca su tali informazioni. Conosciamo bene quali sono gli interessi che la Corte sta servendo. No, la giustizia per gli assassinati in Ucraina dovrà aspettare il ritorno della vera democrazia in Ucraina, una Ucraina non più sotto il controllo degli Stati Uniti, della Germania e dei loro alleati, una Ucraina non più stato fantoccio dell’Occidente, e non più utilizzato come pedina nella lunga guerra contro la Russia. Perché quello è l’obiettivo finale, la Russia.
Guerra ibrida, guerra senza limiti, che sta accelerando contro i russi. La scorsa settimana la Russia è stata bandita dalle Olimpiadi per danneggiare il suo prestigio, mentre continuano le bizzarre accuse su brogli alle elezioni negli Stati Uniti. Da aggiungere agli insulti, il Terzo Comitato dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato pochi giorni fa una risoluzione che condanna le “violazioni dei diritti umani in Crimea”, una risoluzione richiesta da Petro Poroshenko, per l’appunto uno di coloro che sono implicati negli omicidi in piazza Maidan. Dobbiamo riconoscerlo, hanno un sacco di coraggio.
Ma la Russia non è sola, la Russia ha degli alleati. Quando la risoluzione di Poroshenko è arrivata alla votazione, la UE e i paesi alleati della NATO hanno obbedito agli ordini e hanno appoggiato la risoluzione, ma 77 paesi si sono astenuti e 25 hanno votato contro, compresi i facenti parte al BRIC ed Iran, Siria, Corea del Nord, Armenia, Bielorussia, Filippine, Venezuela, Myanmar, Zimbabwe, Burundi, Cuba, Eritrea, Kazakistan, Kirghizistan, Nicaragua, Uganda, Sudan, Serbia, Uzbekistan e Bolivia.
La Russia avrà bisogno di questi alleati perché le prove, che ora stanno uscendo da tutte le parti, di quello che le forze della NATO hanno fatto a Kiev il 20 febbraio 2014, ci mostrano che sono capaci di qualunque cosa e non si fermeranno davanti a niente.
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Articolo di Christopher Black pubblicato su New Eastern Outlook il 15 dicembre 2017
Traduzione in italiano di Pappagone per SakerItalia
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