E’ sconcertante notare come l’establishment italiano, quello che andrebbe processato per avere devastato negli ultimi 25 anni il tessuto produttivo del nostro Paese, trovi ancora il coraggio di criticare le scelte del governo “gialloverde”. In questi giorni stiamo assistendo ad uno spettacolo allo stesso tempo pietoso e vergognoso, alimentato da loschi figuri che da sempre servono gli interessi di pochi speculatori internazionali in danno di tutti gli altri.
Passato un decennio dallo scoppio della crisi dei mutui subprime è oramai palese come le strategie poste in essere dai vecchi governanti per “arginare la crisi” ne abbiano in realtà moltiplicato gli effetti. Non solo quello che i “soloni” chiamano “consolidamento di bilancio” ha aggravato a dismisura la condizione economica e sociale dei ceti medi e proletari, distrutto il welfare e precarizzato il mondo del lavoro, ma per giunta tutti questi “sacrifici indispensabili” hanno perfino determinato l’incontrollato aumento di quel debito pubblico vissuto strumentalmente come un moloch da blandire ad ogni costo dai soliti servi con la penna.
[su_pullquote align=”right”]quando lo Stato spende genera ricchezza netta in favore del settore privato (famiglie e imprese)[/su_pullquote]
E’ ora che tutti i cittadini capiscano che “lo Stato non è simile ad una famiglia privata”, come pateticamente ripetono i soliti pappagalli a gettone allevati nei luridi tuguri del neoliberismo estremo; anzi, come spiega lucidamente Abba Lerner, è vero l’esatto contrario: quando lo Stato spende genera ricchezza netta in favore del settore privato (famiglie e imprese).
Quando invece lo Stato applica quelle politiche che il circuito mainstream definisce falsamente “responsabili” succede esattamente il contrario, famiglie e imprese si impoveriscono sacrificate sull’altare di una suggestione evocata dall’immagine dei “conti in ordine”.
Quando però la Bce stampa dal nulla 80 miliardi al mese e li immette nei circuiti dorati della speculazione finanziaria per consentire ai soliti squali di continuare a navigare impuniti nel mare dell’iniquità elevata a sistema i soliti “galantuomini”- quelli che gridano se il governo aumenta di poco le rachitiche pensioni minime di qualche vecchietto- tacciono. Non è neanche vero che “i debiti di oggi ricadranno sulle spalle dei nostri figli”.
[su_pullquote]… grazie all’austerità, sono pochi i giovani in grado di sposarsi, e ancora meno sono quelli in grado di allevare dei figli[/su_pullquote]
A parte il fatto che oggi, grazie all’austerità, sono pochi i giovani in grado di sposarsi, e ancora meno sono quelli in grado di allevare dei figli, anche questa è una spudorata bugia. Come spiega Warren Mosler nel suo libro “Le sette innocenti frodi capitali della politica economica”, nessuno paga oggi debiti contratti decenni orsono. Uno Stato con moneta sovrana non avrà mai problemi nel finanziare la propria spesa potendo sempre, per dirla con Godley, “ordinare alla propria banca centrale di staccare un assegno”.
Diverso il caso di quei Paesi che, come l’Italia, sono imprigionati nell’area euro, gabbia malefica che trasfigura lo Stato in mendicante costretto a chiedere ai mercati dei capitali privati di finanziare una spesa che in teoria potrebbe benissimo coprire da solo. L’Italia non a caso è cresciuta a ritmi vertiginosi fino al 1981, anno in cui gli sciagurati Ciampi e Andreatta imposero la separazione fra il Tesoro e la Banca d’Italia, determinando in tal modo non solo il drastico aumento del debito pubblico ma, cosa peggiore, ribaltando il primato della politica in favore dell’economia.
[su_pullquote align=”right”]lo Stato in mendicante è costretto a chiedere ai mercati dei capitali privati di finanziare una spesa che in teoria potrebbe benissimo coprire da solo. [/su_pullquote]
Tutte queste cose sono chiare a personaggi come Paolo Savona, per questo temuto dall’establishment nazista che domina la Ue, mentre il popolo riesce lentamente ma inesorabilmente a riconoscere le ignobili menzogne che quotidianamente un circo mediatico screditato e morente impunemente diffonde.
Francesco Maria Toscano